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Lancet countdown: affrontare insieme crisi sanitaria e crisi climatica

Il Rapporto The Lancet Countdown sul nesso salute e cambiamenti climatici, a cui hanno contribuito 120 scienziati di 35 Istituzioni Accademiche ed Agenzie ONU, sottolinea la necessità che le decisioni che vengono intraprese per i Piani di ripresa post-Covid-19 devono affrontare sia la crisi sanitaria che quella climatica, essendo strettamente correlate.

Al termine di un anno senza precedenti per il mondo intero, che ha messo in evidenza le correlazioni tra l’origine e la diffusione del nuovo coronavirus e la crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo, ci è sembrato quanto mai opportuno concludere l’annata di articoli postati su Regioni & Ambiente con il Rapporto 2020 The Lancet Countdown on Health and Climate Change”.

Il Rapporto infatti riassume gli studi sull’innegabile legame tra salute e cambiamenti climatici e sottolinea la necessità di allineare la risposta globale di contrasto al Covid-19 a quella di mitigazione dei cambiamenti climatici, se vogliamo proteggere la salute, promuovere un’economia resiliente alla comparsa di “cigni meri” e preservare, di fatto, la vita sul nostro Pianeta.

Il Rapporto, giunto alla V edizione, fornisce i risultati e il consenso di 35 importanti Istituzioni accademiche (tra le altre la Fondazione CMCC) e Agenzie delle Nazioni Unite tramite gli apporti scientifici di 120 di scienziati del clima, geografi, ingegneri, esperti in energia, cibo e trasporti, economisti, social e politologi, studiosi di dati, professionisti della sanità pubblica e medici, sulla base di 43 indicatori suddivisi in 5 sezioni:
impatti, esposizioni e vulnerabilità ai cambiamenti climatici
adattamento, pianificazione e resilienza per favorire la salute;
azioni di mitigazione e co-benefici per la salute;
economia e finanza;
impegno pubblico e politico.

 Per il Rapporto di quest’anno sono stati sviluppati nuovi indicatori per esplorare la mortalità correlata alle ondate calore, la migrazione e lo sfollamento delle popolazioni, la possibilità di accedere a spazi verdi urbani, i benefici per la salute delle diete a basse emissioni di gas serra, i costi economici del calore estremo e della perdita di capacità lavorativa.

Frenare i fattori determinanti dei cambiamenti climatici aiuterà a sopprimere l’emergere e il riemergere di malattie zoonotiche che sono rese più probabili dall’agricoltura intensiva, dal commercio internazionale di animali esotici e dall’aumento dell’invasione umana negli habitat della fauna selvatica, che a loro volta aumentano la probabilità di contatto tra persone e malattie zoonotiche – si legge nell’Editoriale che ha accompagnato la pubblicazione del Rapporto – L’aumento dei viaggi internazionali e l’urbanizzazione che portano a una maggiore densità di popolazione incoraggiano la rapida diffusione delle zoonosi una volta che si diffondono nella popolazione umana. Questi fattori hanno anche un ruolo importante nei cambiamenti climatici come determinanti ambientali della salute.

Sia COVID-19 che la crisi climatica hanno messo in luce il fatto che le persone più povere ed emarginate nella società, come i migranti e rifugiati sono sempre i più vulnerabili agli shock. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, quelli più colpiti dagli eventi estremi hanno di solito contribuito in misura minore alle cause profonde della crisi. Il Rapporto Countdown di quest’anno rileva che nessun Paese è immune da perdite di vite evitabili derivanti dall’aumento delle disuguaglianze, con ogni indicatore del Rapporto che tende al peggioramento.

Il clima è scivolato dalla cima dell’agenda globale a causa dell’indifferenza politica e della necessità di affrontare conseguenze immediate di COVID-19. A 5 anni dall’Accordo di Parigi, cogliere l’opportunità di riorientare gli interessi sulla sostenibilità offre i co-benefici della protezione della nostra salute futura, dell’ambiente e dei nostri sistemi planetari. Mentre i Governi intraprendono piani di ripresa economica sulla scia del COVID-19, le preoccupazioni per i cambiamenti climatici e l’equità si concentrano giustamente su una ripresa verde. È necessaria una rapida transizione globale verso fonti di energia pulita, che metta fine alla morsa dei combustibili fossili. Le decisioni che vengono prese ora devono affrontare entrambe le crisi insieme per garantire la risposta più efficace a ciascuna”.

Gli autori ricordano come gli annuali Global Risks Report del World Economic Forum inseriscano i cambiamenti climatici come uno dei cinque rischi globali più dannosi o probabili. Come è noto, ma il rapporto lo ribadisce in più punti, la temperatura media globale è salita a 1, 2 ° C in più rispetto a quella in epoca preindustriale.

Nuovi dati del Rapporto Lancet Countdown rivelano che negli ultimi due decenni, c’è stato un aumento del 54% dei decessi di persone anziane correlati alle ondate di calore, con un record di 2,9 miliardi di giorni aggiuntivi di esposizione che ha colpito le persone di età superiore ai 65 anni. nel 2019 . È quasi il doppio del record precedente. Questi record di caldo e la siccità determineranno anche un forte aumento dell’esposizione ad altri fenomeni legati al clima in tutto il mondo, dagli incendi che provocano danni al cuore e ai polmoni dall’inalazione di fumo allo sfollamento delle comunità. 

Dagli anni 2000, circa 128 Paesi hanno registrato un aumento del numero di persone esposte a incendi, con gli Stati Uniti tra quelli più colpiti. Il Rapporto rileva inoltre che 565 milioni di persone saranno sfollate a causa dell’innalzamento del livello del mare entro la fine del secolo, secondo le proiezioni attuali. 

Poiché i rischi della salute e quelli dei cambiamenti climatici sono connessi, gli esperti ribadiscono che trattare questi rischi separatamente non sarà possibile se vogliamo combattere entrambe le crisi.
Il trattamento di queste condizioni sanitarie risultanti dipende dalla efficace capacità dei sistemi sanitari, che a loro volta dipende dalla resilienza dei servizi sanitari che sono sempre più esposti ad affrontare le due crisi – ha affermato Ian Hamilton, Direttore esecutivo di Lancet Countdown – I devastanti incendi e tempeste tropicali statunitensi di quest’anno nei Caraibi e nel Pacifico, in coincidenza con la pandemia, hanno tragicamente illustrato che il mondo non si può più permettere di affrontare una crisi per volta”.

Mentre i Governi avviano i Piani di ripresa economica post-Covid-19, avvertono gli autori del Rapporto, devono assumere decisioni in grado di affrontare contemporaneamente entrambe le crisi per garantire che la risposta sia più efficace per l’una e per l’altra.
Una delle misure da adottare, che tutti i Governi sono sollecitati a perseguire, è la rapida transizione verso le fonti di energia rinnovabile per eliminare la “morsa” dei combustibili fossili, che si tradurrebbe nella riduzione dei 7 milioni di decessi ogni anno associati all’inquinamento atmosferico, come risultato diretto della combustione di combustibili fossili.

Dato che la produzione alimentare globale rappresenta un quarto stimato delle emissioni totali di gas a effetto serra del mondo, con quasi un quinto che derivano dagli allevamenti di bestiame (il 93% delle emissioni provengono dai ruminanti), e il consumo di carne rossa ha contribuito a circa 990.000 decessi nel 2017, gli esperti affermano che una parte fondamentale di una risposta climatica e sanitaria deve incentrarsi su diete a basso contenuto di carni e latticini, che sono collegate a una miriade di benefici per la salute, incluso il ridotto rischio di morte per tutte le cause. Gli scienziati sollecitano una dieta incentrata sul maggior consumo di frutta e verdura come chiave per ottenere una ripresa sostenibile che affronti contemporaneamente entrambe le crisi convergenti

La Commissione EAT-Lancet ha pubblicato nel 2019 il Rapporto Food in the Anthropocene”, dove viene indicata la “Planetary Health Diet”, la dieta alimentare che fa bene alla salute umana e a quella del Pianeta.

In poco più di 10 anni, sottolineano gli autori del Lancet Countdown, sono aumentate di 8 volte le ricerche originali su salute e cambiamenti climatici. Inoltre sotto la spinta dei Paesi a basso reddito, sono sempre più numerosi i Paesi che hanno inserito i benefici sulla salute nei lori contributi nazionali di riduzione delle emissioni (NDC) previsti dall’Accordo di Parigi (2015).

Un Rapporto dell’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) dello scorso settembre propone che nei NDC che devono essere rivisti ogni 5 anni vengano inserite le riduzioni delle emissioni derivanti dalla trasformazione dei sistemi alimentari, migliorando al contempo anche biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute pubblica

La necessità di maggiori sforzi per affrontare i cambiamenti climatici nei prossimi 5 anni sarà resa ancora più necessaria dagli impatti di Covid-19 che si faranno sentire negli anni a venire sia in termini di salute pubblica che di finanze e gli sforzi per proteggere e ricostruire le comunità locali e le economie nazionali dovranno essere solidi e sostenuti. La finestra di opportunità è stretta. Gli operatori sanitari possono fungere da ponte tra questi due gravi problemi, contribuendo a far comprendere che queste due crisi di salute pubblica debbono essere affrontate congiuntamente. I prossimi 5 anni saranno fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo di Parigi. Infatti, per limitare l’aumento della temperatura a “ben al di sotto dei 2 °C” e per raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C, le 56 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2e) emesse attualmente  ogni anno dovranno scendere a 25 GtCO2e entro il 2030. Se non si interverrà ulteriormente, nei prossimi 5 anni aumenterà del 15,4% all’anno, mettendo l’obiettivo fuori portata, come ha ammonito l’ultimo Emissions Gap Report.

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