Il Rapporto “Pesticidi nelle acque” di ISPRA-SNPA fornisce i risultati del monitoraggio 2017-2018 in termini di frequenza di ritrovamento e distribuzione delle concentrazioni, e le valutazioni dei livelli di contaminazione ottenuti per confronto con i limiti di qualità ambientale.
È stato pubblicato online il 23 dicembre 2020 il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque (Dati 2017-2018) di ISPRA-SNPA, realizzato nel rispetto dei compiti stabiliti dal Piano di Azione Nazionale (PAN, DM 35/2014), ai sensi dalla Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (2009/128/CE), che definisce i ruoli delle amministrazioni coinvolte e le scadenze operative.
Scopo del Rapporto è di illustrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi, sia in termini di diffusione territoriale, sia in termini di evoluzione temporale. Indirettamente consente, pertanto, di verificare l’efficacia delle misure per la tutela dell’ambiente acquatico previste nella fase di autorizzazione e di utilizzo di tali sostanze.
I pesticidi, da un punto di vista normativo, comprendono i prodotti fitosanitari (Reg. CE 1107/2009), utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi (Reg. UE 528/2012), impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi.
In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 114.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari (ISTAT, 2019), che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della loro distribuzione geografica. Da qui la difficoltà di pianificare un monitoraggio che interessa gran parte del territorio nazionale, controlla un grande numero di sostanze e richiede un continuo aggiornamento reso necessario dall’uso di sostanze nuove.
ISPRA-SNPA sottolineano che occorre particolare prudenza nella lettura del Rapporto, dal momento che lo studio dell’evoluzione della contaminazione incontra diverse difficoltà a causa delle disomogeneità ancora presenti nei monitoraggi regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici.
Le indagini 2018 hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni:
– nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio;
– nelle acque sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti.
Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi. Se è vero che in alcune Regioni la presenza dei pesticidi risulta più elevata di quella media nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali e il 39% delle acque sotterranee, deve essere tenuto presente che nelle regioni dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio, che è diventato nel tempo più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione.
Sono state cercate complessivamente 426 sostanze e ne sono state trovate 299. Gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza del passato, quando erano gli erbicidi. L’aumentata presenza di insetticidi è principalmente dovuta al maggior numero di sostanze cercate, ma anche a una scelta più mirata agli usi su territorio.
Come in passato, risultano più diffusi nella pianura padano-veneta a causa delle intense attività agricole e della particolare situazione idrologica dell’area, ma anche dal fatto che le indagini sono generalmente più efficaci nelle regioni del Nord. Va detto che in questa edizione del Rapporto sono presenti i dati di tutte le Regioni, e anche in zone dove prima non evidenziata, emerge ora una significativa presenza di pesticidi nelle acque.

Tra i dati presenti nel Rapporto, emerge che:
– nelle acque superficiali in 415 punti di monitoraggio (21% del totale) si hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali, soprattutto per gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina;
– nelle acque sotterranee, si hanno concentrazioni superiori ai limiti in 146 punti (il 5,2% del totale), con la prevalenza anche in questo caso degli erbicidi glifosate e AMPA, il bentazone e i metaboliti atrazina desetil desisopropil e i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.
Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2018 sono state pari 114.396 tonnellate; dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un minore impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica.
Nello stesso periodo c’è stato, apparentemente in controtendenza, un aumento della diffusione territoriale della contaminazione che interessa quasi tutte le regioni, soprattutto dovuto alla maggiore copertura ed efficacia dei monitoraggi. Nelle acque superficiali la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25%, in quelle sotterranee di circa il 15%.
I dati evidenziano come in passato la presenza di miscele nelle acque; con un numero medio di 4 sostanze e un massimo di 56 sostanze in un singolo campione. La valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele presenti nell’ambiente: “Anche a causa della presenza di miscele – si legge nel Rapporto – c’è consapevolezza, a livello scientifico e normativo, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia sottostimato”.
Il problema della mancanza di una legislazione europea per una limitazione delle concentrazioni di miscele (il cosiddetto “effetto cocktail”) è stato ancora una volta evidenziato, insieme alla mancanza di un nuovo Piano d’azione nazionale che dovrebbe garantire un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, dall’ultimo Rapporto “Stop pesticidi. Analisi dei residui dei pesticidi negli alimenti e buone pratiche agricole”, realizzato da Legambiente e presentato la scorsa settimana, in attesa dell’attuazione dei Piani di azione previsti dalla Strategia “Farm to fork” che ambisce a ridurre del 50% entro il 2030 l’impiego di pesticidi.