Un’analisi sulla transizione energetica del team di ricerca Commodities Insights di S&P Global rileva che le rinnovabili domineranno la produzione di energia elettrica in Europa in questo decennio, ma è necessario uno slancio politico significativamente maggiore per aumentare la quota della domanda primaria di eolico, solare e idroelettrico, e scongiurare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici.
Le energie rinnovabili raggiungeranno il 60% della produzione di elettricità in Europa entro il 2030 e quasi al 40% negli Stati Uniti e in Cina, anche se rappresenteranno ancora solo il 18% della domanda globale di energia.
Il sostegno costante delle politiche resta determinante per ridurre i rischi di credito derivanti dalla volatilità e dal potenziale calo dei prezzi dell’energia a lungo termine, poiché la quota di impianti a costo vicino a zero o basso è in aumento.
Considerazioni sulla sicurezza dell’approvvigionamento supportano ulteriormente un’introduzione accelerata delle energie rinnovabili, in particolare in Europa, mentre le strutture di riserva, comprese le centrali elettriche alimentate a gas naturale, potrebbero svolgere un ruolo crescente nei prossimi decenni in considerazione dell’aumento della quota di produzione intermittente di energia rinnovabile.
È quanto rileva il Rapporto “Energy Transition: Renewables Remain The Cornerstone Of Future Power Generation”, il quarto di una serie di cinque dedicati allo sviluppo della transizione energetica da S&P Global Commodity Insights (Platts), fornitore di informazioni e fonte di valutazione dei prezzi di riferimento per i mercati delle materie prime, dell’energia, dei prodotti petrolchimici e dei metalli.
Le fonti di energia rinnovabile (solare, eolica e idroelettrica) stanno attirando la maggior parte degli investimenti annuali nella produzione di energia, tuttavia rappresentavano nel 2020, solo il 13% del consumo globale di energia primaria.
Secondo il team di esperti Commodities Insights di S&P Global, le politiche climatiche, la competitività dei costi e le strategie delle società elettriche e degli investitori probabilmente faranno aumentare questa quota fino al 18% entro il 2030 (due terzi eolico e solare, un terzo idroelettrico). Ciò significa che, a quel punto, l’energia rinnovabile potrebbe costituire il 60% del mix energetico europeo entro il 2030, e il 38% di quota del mix negli Stati Uniti e in Cina.
Anche se questo segnerebbe un aumento significativo degli attuali livelli di generazione di energia pulita nel mix energetico di queste 3 potenze economiche (attualmente, le rinnovabili rappresentano il 35% del mix energetico in Europa, il 23% negli Stati Uniti e il 30% in Cina), secondo gli analisti di S&P Global, i progressi verso l’energia a zero emissioni di carbonio in tutto il mondo non sono ancora abbastanza veloci da scongiurare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici.
Nonostante la continua crescita degli investimenti nelle energie rinnovabili, continua a crescere anche la produzione di energia da gas e carbone, come ha rilevato il Rapporto sugli investimenti nel settore energetico dello scorso giugno dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), seppure a ritmi inferiori rispetto al passato.
L’invasione russa dell’Ucraina ha dato nuovo impulso all’Europa per raddoppiare i suoi obiettivi di transizione energetica. La strategia REPowerEU ha innalzato al 45% l’obiettivo della quota di rinnovabili (incluso l’idroelettrico) per soddisfare la domanda di energia, rispetto al 40% del precedente Piano “Fit for 55“. Ma S&P Global sottolinea anche che è necessario un maggiore sostegno politico per promuovere un’ulteriore crescita, compresi gli investimenti nelle cosiddette “tecnologie ausiliarie” come lo stoccaggio dell’energia, il potenziamento della rete e le interconnessioni.

Negli Stati Uniti vi sono aspetti politici contraddittori che mettono in difficoltà il sostegno alle politiche orientate al clima.
Una recente Sentenza della Corte Suprema ha escluso la capacita dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) di regolare l’inquinamento delle centrali elettriche a carbone e gas, secondo il Clean Air Act, la legge federale del 1970 sulle emissioni, senza un preciso mandato del Congresso.
Al contempo, l’accordo di compromesso raggiunto due settimane sul bilancio, noto come Inflation Reduction Act, oltre all’obiettivo di frenare l’inflazione, prevede anche investimenti nella produzione interna di energia pulita nel prossimo decennio, inclusi nuovi e ampliati crediti d’imposta. Comunque, secondo gli analisti S&P Global la crescita delle energie rinnovabili negli Stati Uniti dovrebbe rimanere sostenuta dalla competitività dei costi e dalle strategie di decarbonizzazione di molte società di servizi pubblici.
Per quanto riguarda la Cina, il report prevede che non dovrebbero esserci ostacoli al conseguimento dell’obiettivo del 14° Piano Quinquennale di coprire il 18% del consumo di energia primaria entro il 2025 con le rinnovabili (escluso idroelettrico). Ciò richiede 1.100 GW di capacità installata eolica e solare, quasi il doppio della capacità attualmente installata di circa 640 GW (330 GW da eolico e 307 GW solare fotovoltaico) alla fine del 2021, ed è già vicino all’obiettivo ufficiale di 1.200 GW entro il 2030. Dato che la Cina ha aggiunto 100 GW di capacità rinnovabile all’anno, il suo obiettivo per il 2030 è quindi ben raggiungibile e probabilmente sarà superato.
Secondo gli analisti di S&P Global, l’espansione della generazione di energia da rinnovabili, in linea con la limitazione del riscaldamento globale a meno di 2 °C, la soglia meno ambiziosa dell’Accordo di Parigi, richiederebbe uno slancio aggiuntivo significativo oltre l’economia di mercato.
In molti mercati ci sono ancora pochi incentivi per costruire nuova capacità rinnovabile e sostituire le vecchie centrali elettriche a combustibili fossili che sono completamente ammortizzate e, secondo gli analisti, il costo del carbonio non è completamente contabilizzato.
Inoltre, vi sono sfide significative nella catena di approvvigionamento, per effetto dell’aumento dei costi e della carenza di minerali chiave come il litio per le batterie, e metalli necessari per turbine eoliche e pannelli solari. Tali problemi dovrebbero diventare più gestibili nel medio termine, secondo S&P Global, ma sono serviti a ostacolare la crescita nel settore delle rinnovabili nell’immediato.

Anche se gli analisti riconoscono il rischio dell’elevata dipendenza dalla Cina per le materie prime chiave della catena di approvvigionamento, sottolineano comunque che questa dipendenza non è di certo paragonabile all’enorme esposizione che i Paesi ad alta intensità energetica hanno verso i Paesi produttori di petrolio e gas, dato che l’energia solare ed eolica non si concentrano in aree geografiche specifiche e che, una volta installate le centrali elettriche rinnovabili, la dipendenza dalla Cina si riduce in modo significativo perché l’eolico e il solare sono fonti di carburante autoctone. Tuttavia, si sottolinea che UE e USA stanno già prendendo in considerazione fornitori alternativi al di fuori della Cina, nonché l’onshoring di investimenti strategici chiave.