Energia Fonti fossili

Global Gas Report 2022: gas decarbonizzato determinante per net zero

Secondo il Global Gas Report di IGU, Snam e Rystad, presentato alla Conferenza mondiale in Corea, stante il poco tempo a disposizione per ridurre e azzerare le emissioni, governi, responsabili politici e industria dovrebbero sviluppare strategie realistiche e realizzabili, in cui gas naturale e gas decarbonizzati potrebbero svolgere un ruolo chiave nel portare avanti la transizione energetica globale.

Nel corso della XXVIII edizione del World Gas Conference (Daegu-Sud Corea, 23-27 maggio 2022) dell’International Gas Union (IGU), è stata presento il nuovo Rapporto Global Gas Report 2022, redatto da IGU, Snam e Rystad Energy, in qualità di Knowledge partner, che esamina l’evoluzione del mercato energetico negli ultimi due anni, particolarmente difficili per l’industria globale del gas e più in generale per i mercati energetici.

Per effetto dei lockdown correlati alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19  ed escluso un breve periodo caratterizzato da un eccesso di offerta e da prezzi molto bassi, si è assistito a mercati “brevi”, a un’estrema volatilità di prezzi e a una nuova minaccia geopolitica alla sicurezza energetica, rappresentata dal conflitto armato tra Russia e Ucraina.

“Il mercato del gas è attualmente caratterizzato da tensioni, prezzi elevati e preoccupazione per la sicurezza degli approvvigionamenti – ha sottolineato Stefano Venier, Amministratore delegato di Snam – Le infrastrutture del gas svolgeranno un ruolo fondamentale nel sostenere la diversificazione, creando mercati più interconnessi e liquidi. Gli investimenti in asset pronti per l’idrogeno consentiranno inoltre lo sviluppo su larga scala del gas decarbonizzato, necessario per assicurare una transizione energetica sostenibile e inclusiva”.

Il Rapporto evidenzia che, a partire dal 2020, le emissioni di gas serra hanno ripreso la tendenza al rialzo, soprattutto nel settore energetico, dove si è registrato un aumento della domanda di energia post-pandemia e la tendenza a passare dal gas al carbone per la convenienza dei prezzi,. Tant’è che l’Agenzia Internazionale dell’Energia (!EA) nel suo Rapporto sul carbone di inizio anno ha previsto che nel corso del 2022 raggiungerà il suo massimo storico, mancanza di approvvigionamento energetico globale. Inoltre, l’invasione russa dell’Ucraina ha portato all’attenzione la questione della sicurezza energetica, mostrato l’importanza della diversificazione degli approvvigionamenti e la conseguente necessità di ulteriori infrastrutture di importazione e stoccaggio del gas.

Nel documento si ricorda che per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, secondo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, il picco delle emissioni dovrà essere raggiunto nel 2025, la riduzione del 43% entro il 2030 e l’azzeramento entro il 2050, come ha confermato l’ultimo Rapporto del Gruppo di Lavoro III dell’IPCC, terza parte del VI Rapporto di Valutazione (AR6).

Considerato il poco tempo a disposizione, i governi, i responsabili politici e l’industria dovrebbero sviluppare strategie realistiche e realizzabili per guidare una profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori. In questo contesto, secondo gli autori, il gas naturale e i gas decarbonizzati, a basso o nullo contenuto di CO2, potrebbero svolgere un ruolo chiave nel sostenere iniziative di decarbonizzazione e nel portare avanti la transizione energetica globale.

Dato il contesto di instabilità affrontato dalla maggior parte dei Paesi nel 2020 e nel 2021, per sviluppare la sicurezza energetica e costruire un sistema del gas più resiliente, il Rapporto indica 3 azioni:
bilanciare meglio la struttura dei portafogli con una combinazione di contratti sia a lungo che a breve termine, per evitare di essere esposti a maggiore fluttuazioni dei prezzi;
diversificare geograficamente le importazioni di gas per ridurre al minimo il rischio geopolitico;
pianificare nel mix di fornitura elettrica quote crescenti di fonti di generazione intermittenti con valori di capacità limitata.

Il futuro dell’industria del gas strettamente legato alla sostenibilità
In virtù del suo profilo a basse emissioni, il gas può infatti consentire una riduzione immediata delle emissioni. Progressivamente, l’industria del gas potrà abilitare lo sviluppo di tecnologie a basse o zero emissioni di carbonio, quali idrogeno, il biometano e CCUS (carbon capture utilization and storage), garantendo materia prima, infrastrutture e competenze.
Benché oggi l’idrogeno blu e quello verde rappresentino meno dell’1% della domanda di idrogeno e il biometano appena l’1% della produzione di gas a livello globale, l’interesse per queste soluzioni sta aumentando, con sempre più Paesi che si sono impegnati in termini di target e finanziamenti. Il Programma europeo “REPowerEU” prevede una domanda di 35 miliardi di metri cubi di biometano e 20 milioni di tonnellate (circa 70 miliardi di metri cubi equivalenti) di idrogeno pulito in Europa entro il 2030; queste due soluzioni, messe insieme, rappresentano circa il 25% dell’attuale mercato del gas naturale dell’UE.

È evidente che gli investimenti nelle infrastrutture del gas restano fondamentali per soddisfare la domanda globale di energia – ha sottolineato Joe Kang, Presidente IGU, a cui è subentrata dalla conclusione della Conferenza la cinese Yalan Li In questo periodo, sono ancora più urgenti per contribuire a risolvere la crisi energetica che il mondo sta attraversando. Tuttavia, è importante sottolineare che questi investimenti e la futura crescita del settore comportano la responsabilità di essere compatibili con gli obiettivi della transizione energetica e gli accordi di Parigi. I nuovi investimenti infrastrutturali devono essere a prova di futuro per garantire il proprio valore ambientale ed economico nel lungo termine. L’innovazione tecnologica, per aumentare l’efficienza e minimizzare le emissioni lungo tutta la catena del valore, deve essere al centro di questi investimenti“.

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