Biodiversità e conservazione Economia e finanza

Capitale naturale: le Raccomandazioni del V Rapporto

Il MASE ha pubblicato il Rapporto 2022 sullo Stato del Capitale Naturale in Italia che fornisce un quadro aggiornato degli elementi da considerare per assicurare il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e ambientali coerenti con l’annuale programmazione finanziaria e di bilancio, con le Raccomandazioni per le azioni di maggior impellenza, considerata la recente introduzione nella Costituzione dei princìpi di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi.

Con una nuota stampa del 3 febbraio 2023 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha informato che è stato approvato in via definitiva il V Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale, il primo da quando la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è stata introdotta nei Princìpi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.

La Legge 28 dicembre 2015, n. 221, art. 67, prevede la redazione annuale del Rapporto da parte del Comitato per il Capitale Naturale (CCN), presieduto dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e composto da 10 Ministri, dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), dalla Conferenza delle Regioni, da 5 Istituti pubblici di Ricerca e da un Gruppo di esperti della materia nominati dal Ministro dell’Ambiente.

Il Rapporto è stato trasmesso dal titolare del MASE al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al fine di fornire elementi da considerare per assicurare il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e ambientali coerenti con l’annuale programmazione finanziaria e di bilancio,  in particolare nell’attuazione del Piano per la Transizione Ecologica, della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e nell’azione di mainstreaming e di governance multilivello della Strategia Nazionale per Sviluppo Sostenibile.

Il Rapporto sul Capitale Naturale (CN) in Italia ha un duplice obiettivo:
– fornire un quadro aggiornato dello stato del Capitale Naturale del Paese, corredato di informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie;
– provvedere ad una valutazione ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul CN e sui Servizi Ecosistemici.

A corredo del Rapporto, una sintesi corredata di infografiche, è stata elaborata per veicolare in maniera efficace i messaggi chiave, con una particolare attenzione alle “Raccomandazioni” che si ritiene debbano essere messe in atto con maggiore impellenza.

Le Raccomandazioni del V Rapporto del Capitale Naturale
1. Integrare in un processo comune di coerenza delle politiche, guidato dalla Presidenza del Consiglio, tutte le strategie internazionali, comunitarie e nazionali sulla sostenibilità, rendendo gli attori attivi all’interno di una governance mainstreaming e, offrendo una visione strategica di integrazione e interconnessione, per i temi settoriali che devono convergere tutti verso la dimensione della sostenibilità. In questo ambito occorre tenere conto dei lavori e delle raccomandazioni emersi dai rapporti annuali sullo Stato del Capitale naturale all’interno del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) e nella programmazione del Piano per la Transizione Ecologica (PTE).

2. Applicare concretamente e sistematicamente il principio del “Non arrecare danno significativo” (DNSH, Do No Significant Harm), nella complementarità con le procedure di valutazione ambientale, per il perseguimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) secondo quanto indicato nella “Guida operativa”.

3. Definire con urgenza una politica nazionale di diversificazione ed autonomia energetica sostenibile compatibile con la protezione e rigenerazione del Capitale Naturale, a fronte delle difficoltà e delle emergenze generate prima dalla ripresa post-pandemica e poi dal conflitto scaturito dall’aggressione russa all’Ucraina.

4. Promuovere l’accelerazione dell’economia circolare e della bioeconomia per la protezione e rigenerazione per la biodiversità e per ridurre la dipendenza estera verso le materie prime strategiche.

5. Ampliare l’estensione e il numero degli ecosistemi conservati, anche attraverso il ripristino o la libera evoluzione naturale (successioni ecologiche), secondo un Piano integrato di ripristino, conservazione e connessione delle aree naturali, affinché si disponga di una stima del fabbisogno nazionale, suddiviso per Regione, in termini ecologici (ettari, uso del suolo ed ecosistema potenziale) e monetari (esigenza finanziaria), corredato da un Piano di finanziamento per la biodiversità, per catalizzare, oltre ai fondi europei, anche altre fonti di finanziamento, pubblico e privato, e costituire un quadro trasparente, affidabile e monitorabile a disposizione dei decisori politici, degli investitori e degli altri stakeholder.

6. Impiegare una scrupolosa attenzione ai principi promossi dalla Strategia Nazionale del Verde Urbano e alle indicazioni contenute nel Piano di Forestazione per consentire di migliorare ulteriormente le prestazioni degli interventi di forestazione finanziati dal PNRR rispetto ai progetti sperimentali del Decreto Clima.

7. Capitalizzare gli investimenti legati alla forestazione urbana e periurbana che costituiscono una necessità di conoscenza scientifica e monitoraggio ambientale, in sinergia con la pianificazione urbanistica del verde, e per questo è necessario anche costituire una rete straordinaria eccezionale di aree permanenti di osservazione per la biodiversità arborea in ambiente urbano, prevedendo sistemi di monitoraggio della vitalità di semi e piantine, della funzionalità ecosistemica nel tempo e in funzione delle fasi di maturazione e la verifica delle relazioni tra criteri di coerenza ecologica e successo degli impianti. Inoltre dovrà essere posta particolare attenzione al materiale di propagazione forestale che, come previsto dal Piano di Forestazione, dovrà essere costituito da specie autoctone il cui approvvigionamento da parte delle Città Metropolitane dovrà essere assicurato presso vivai in grado di certificarne la provenienza.

8. Capitalizzare le conoscenze emerse dal progetto di Lista Rossa degli Ecosistemi d’Italia per prioritizzare interventi di tutela e ripristino degli ecosistemi più a rischio nonché per la protezione dagli incendi boschivi in linea con l’obiettivo della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 e relativo in particolare alle foreste vetuste. Inoltre è necessario prevedere la realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio del territorio per la prevenzione degli incendi boschivi, in applicazione della Misura PNRR – M2C4 e vanno integrati nei piani di recupero e ripristino post-incendio e nei progetti del PNRR le linee guida recentemente proposte dalle Società Scientifiche Nazionali (SBI, SIB, SItE, SISV e UZI) con le valutazioni specifiche per singola tipologia ecosistemica, programmate a lungo termine e su scala territoriale.

9. Prevedere investimenti mirati ad aumentare il ricorso alle NBS (Nature-Based Solutions) per quanto riguarda il PNRR e il suo aggiornamento e per le politiche attive sul territorio con azioni concrete di ripristino degli ecosistemi e, nello sviluppo delle filiere agroalimentari, secondo la Strategia Farm To Fork, con l’adozione di pratiche ecologiche e conservative (agro-ecologia, agricoltura biologica).

10. Regolamentare la destinazione immobiliare successiva alla bonifica dei siti orfani, affinché sia coerente con la preservazione del Capitale Naturale e con il recupero del suolo consumato.

11. Raggiungere gli obiettivi prioritari per l’Italia delle Strategie europee Farm to Fork, Biodiversità e Suolo, al fine di invertire la tendenza del Farmland Biodiversity Index (FBI) e degli altri indicatori ambientali, a partire dal Piano Strategico Nazionale della PAC con un’attenta e capillare formazione del mondo agricolo.

12. Favorire interventi di Restoration Ecology che abbiano la capacità di rispondere in modo sinergico, trasversale e coordinato a direttive diverse (es. Direttiva 2000/60/CE Direttiva Quadro sulle Acque – DQA; Valutazione e gestione dei rischi di alluvioni – 2007/60/CE – Direttiva Alluvioni o Floods Directive – FD; Strategia UE sul suolo; Strategia dell’UE per la Biodiversità al 2030) con azioni utili al contenimento del degrado del suolo e del dissesto idrogeologico, alla riqualificazione fluviale e a gestire il ciclo dell’acqua (bene pubblico) anche attraverso l’applicazione degli Environment and Resources Cost (ERC) (DM 39/2015) in un piano d’azione sistemico e non emergenziale.

13. Vincolare la programmazione, la progettazione e il finanziamento delle infrastrutture grigie al rafforzamento e protezione delle infrastrutture verdi e blu, per creare nuovi elementi paesaggistici di connessione fisica e funzionale tra gli elementi ambientali esistenti e nell’ottica di designare corridoi ecologici protetti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Strategia per la Biodiversità al 2030. Portare inoltre a sistema la raccolta dati dei Prioritized Action Framework (PAF), e in generale della spesa pubblica complessiva per la Biodiversità e il Capitale Naturale, e investire in risorse umane per produrre le stime dei costi di ripristino e di connessione degli ecosistemi a livello regionale, nazionale ed europeo.

14. Rafforzare il ruolo di biodiversità, servizi ecosistemici e Capitale Naturale tra i criteri della Tassonomia sugli investimenti e le attività sostenibili, nei Green Bond pubblici e privati, nella rendicontazione non-finanziaria delle imprese, nella gestione dei rischi ambientali, nell’applicazione del principio Do No Significant Harm (DNSH).

15. Rafforzare l’allineamento del sistema finanziario e produttivo italiano alla Tassonomia europea; creare tavoli di lavoro con il sistema bancario-finanziario, il sistema produttivo e la comunità scientifica al fine di delineare strategie e definire indicatori finanziari per il Capitale Naturale e la biodiversità (l’Osservatorio Italiano Finanza Sostenibile – OIFS – ne è un esempio).

16. Sostenere la diffusione degli strumenti di rendicontazione non-finanziaria e dei relativi indicatori, per una valutazione trasparente ed efficace dell’uso delle risorse naturali da parte del sistema economico.

17. Collegare e rendere più dettagliate e trasparenti le banche dati esistenti sulla spesa per l’ambiente, anche investendo in risorse umane, per rafforzare la capacità di valutazione dell’impatto della spesa pubblica su biodiversità, ecosistemi e Capitale Naturale. Adeguare la spesa pubblica nazionale alle improrogabili sfide locali e globali, al contempo migliorandole le caratteristiche di efficienza, efficacia ed economicità. 1

18. Garantire al Sistema Statistico Nazionale le risorse per i necessari e non più prorogabili investimenti nella filiera della Contabilità Ambientale, dallo sviluppo delle basi di dati elementari (indagini ad hoc, organizzazione dei dati amministrativi, nuove fonti geospaziali, big data) alle capacità di elaborazione e alla diffusione dei conti, alla luce dell’approvazione in sede ONU del SEEA EA e del Regolamento UE sui conti ambientali, in particolare quelli delle foreste e degli ecosistemi.

19. Adeguare la spesa pubblica nazionale alle improrogabili sfide locali e globali, al contempo migliorandone le caratteristiche di efficienza, efficacia ed economicità. Valutare il fabbisogno finanziario per il raggiungimento dei nuovi obiettivi per la biodiversità per il nostro Paese. Riorientare la finanza, pubblica e privata, verso la conservazione, il ripristino e l’arricchimento del Capitale Naturale, attraverso: l’adozione di soluzioni di tipo normativo (Regulatory), fiscale (Fiscal) e di mercato (Market); la predisposizione e l’incentivo a strumenti di debito/capitale (Debt/Equity) e di copertura del rischio (Risk); la riallocazione di nuove e vecchie risorse (Grant), secondo l’impostazione suggerita da Undp-Biofin.

20. Dare seguito all’invito della Commissione europea, avvenuto tramite lettera formale cofirmata dai Direttori Generali della DG Bilancio, della DG Regio e della DG Ambiente, di aumentare la programmazione delle risorse finanziarie per la biodiversità all’interno degli Accordi di partenariato e dei programmi in corso di definizione per il ciclo 2021-2027. L’Accordo di Partenariato dovrà inoltre assicurare la complementarietà e la sinergia con gli altri strumenti e programmi, primo fra tutti il Piano Strategico per la Politica Agricola Comune 2023-2027 e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

21. Eliminare, ridurre gradualmente o riformare i sussidi dannosi per la biodiversità, progressivamente ma in tempi certi, e adeguare il sistema fiscale integrando il valore di biodiversità, ecosistemi e Capitale Naturale.

22. Aiutare a raggiungere i target del Green Deal legati alla capacità di sequestro di carbonio degli ecosistemi e alla conservazione della biodiversità incentivando anche forme di scambio dei crediti di carbonio volte a favorire la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

23. Creare nella società civile una maggiore consapevolezza sul ruolo della ricerca scientifica e di ogni singolo cittadino per la conservazione della biodiversità.

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