Agroalimentare Cambiamenti climatici

Vino: i Paesi vinti e vincitori con i cambiamenti climatici

Basandosi sulla propria esperienza e su un’analisi approfondita della letteratura scientifica di oltre 250 pubblicazioni negli ultimi 20 anni, un gruppo di ricercatori di varie università e istituti di Francia ha definito una mappa globale degli effetti dei cambiamenti climatici sulla produzione del vino alla fine del secolo, con i Paesi vincitori e quelli vinti, tra i quali l’Italia risulterebbe la più penalizzata.

Il 90% delle regioni tradizionali per produzione di vino nelle aree costiere e di pianura di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbe essere a rischio di scomparire entro la fine del secolo a causa dell’eccessiva siccità e delle ondate di caldo più frequenti con i cambiamenti climatici.

L’avvertimento emerge dallo Studio Climate change impacts and adaptations of wine production”, pubblicato il 26 marzo 2024 su Nature Reviews Earth & Environment e condotto da ricercatori dell’Istituto nazionale francese di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente (INRAE), Bordeaux Sciences Agro, Centre national de la recherche scientifique (CNRS), Università di Bordeaux e Università di Borgogna, che hanno analizzato le conseguenze del cambiamento di temperatura, precipitazioni, umidità, radiazioni e CO2 sulla produzione globale di vino e hanno esplorato le strategie di adattamento.

I ricercatori hanno messo in evidenza come le attuali regioni vinicole si trovino principalmente alle medie latitudini (California, USA; Francia meridionale; Spagna settentrionale e Italia; Barossa, Australia; Stellenbosch, Sudafrica; e Mendoza, Argentina, tra le altre), dove il clima è abbastanza caldo da consentire all’uva di maturare, ma senza calore eccessivo e relativamente asciutto per evitare una forte pressione di fitopatie.

I cambiamenti climatici stanno cambiando la geografia del vino – ha affermato Cornelis van Leeuwen, Professore di Viticoltura all’Università di Bordeaux, che ha coordinato lo Studio – Si può produrre vino quasi ovunque, anche nei climi tropicali, ma in questo studio abbiamo esaminato quello di qualità con rese economicamente sostenibili”.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già visibili in tutto il mondo sulle rese, sulla composizione delle uve e sulla qualità dei vini, con conseguenze già osservabili sulla geografia della produzione vinicola. Comprendere i cambiamenti nel potenziale di produzione del vino è una delle principali preoccupazioni scientifiche. Basandosi sulla propria esperienza e su un’analisi approfondita della letteratura scientifica di oltre 250 pubblicazioni negli ultimi 20 anni, i ricercatori hanno stabilito una mappa globale delle tendenze in evoluzione su minacce e potenziali benefici che i cambiamenti climatici apportano alle regioni vitivinicole esistenti e nuove.

L’innalzamento della temperatura – uno degli aspetti più emblematici dei cambiamenti climatici – accelera lo sviluppo della vite e la maturazione anticipata dell’uva durante i periodi più caldi dell’estate. La raccolta nella maggior parte dei vigneti ora inizia due o tre settimane prima rispetto a 40 anni fa, con effetti sulle uve e sul vino risultantei. Gli aumenti di temperatura, ad esempio, possono cambiare il sapore di un vino se l’uva perde acidità, aumenta l’alcol e modifica le caratteristiche organolettiche. Inoltre, su scala globale i cambiamenti climatici potrebbero ridurre la superficie coltivabile nelle attuali regioni vinicole e aumentarla in altre.

Se il riscaldamento globale dovesse superare i 2 °C entro la fine del secolo circa il 90% di tutte le aree vitivinicole tradizionali nelle regioni costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbero non essere più in grado di produrre vino di alta qualità in condizioni economicamente sostenibili. a causa dei rischi di siccità eccessiva e di ondate di caldo più frequenti. Al contrario, temperature più elevate potrebbero migliorare l’idoneità di altre regioni per la produzione di vini di qualità, tra cui il nord della Francia, gli Stati di Washington e Oregon negli Stati Uniti, la Columbia Britannica in Canada e la Tasmania in Australia. Potrebbero anche essere create nuove regioni vinicole, nella Francia settentrionale, in Belgio, nei Paesi Bassi e perfino in Danimarca, mentre è già in atto una  nuova regione viti-vinicola nella Gran Bretagna meridionale.

Cambiamenti attesi nella fenologia, nella resa e nella qualità del vino in risposta all’aumento delle temperature e ai potenziali adattamenti (Fonte: Climate change impacts and adaptations of wine production, 2024).

L’emergere di nuove malattie e parassiti, nonché l’aumento della frequenza di eventi estremi, sono altre sfide imminenti per i produttori di vino. I vigneti possono resistere al riscaldamento globale al di sotto del limite di 2 °C, utilizzando vitigni e portinnesti più resistenti alla siccità e adottando metodi di gestione che preservino meglio l’acqua del suolo, come la diminuzione della densità dei vigneti e la protezione dall’erosione, come è stato dimostrato da numerosi studi condotti in collaborazione con i viticoltori. Le strategie di adattamento dipendono fortemente anche dalle condizioni locali e sono utili solo se riescono a garantire la sostenibilità economica della produzione.

Lo Studio dedica un’attenzione particolare all’Europa, essendo il maggior la regione principale per quantità e alta qualità dei vini, con Spagna, Francia, Italia e Germania contribuiscono collettivamente alla metà della produzione mondiale di vino.Si prevede che i cambiamenti climatici sposteranno le aree adatte a latitudini e altitudini più elevate. Qualora il riscaldamento globale rimanga sotto i 2 °C, la maggior parte delle regioni vinicole tradizionali manterrà la sua idoneità, anche se soggetta all’attuazione di misure di adattamento, in particolare nell’Europa meridionale.

La combinazione di aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni comporterà un grave rischio di siccità nella penisola iberica meridionale, nella Francia e Spagna mediterranee, nella Pianura Padana, nell’Italia costiera, nella penisola balcanica e nelle regioni sud-occidentali del Mar Nero. Inoltre, secondo i ricercatori, Il rischio di una carenza idrica diffusa potrebbe rendere insostenibile qualsiasi aumento massiccio dell’irrigazione, volto a preservare l’idoneità di queste aree.

Le condizioni più calde e una maggiore esposizione alle scottature solari influenzeranno negativamente sia la resa che la qualità del vino di queste aree. In scenari di riscaldamento più severi, la maggior parte delle regioni mediterranee potrebbe diventare climaticamente inadatta alla produzione di vino, e i vigneti al di sotto dei 45° di Latitudine Nord potrebbero trovare l’unico adattamento possibile nello spostamento verso maggiori altitudini, fino a 1.000m, compensando tuttavia solo il 20% delle perdite.

Proiezioni di siccità nelle principali regioni vitivinicole attuali e future d’Europa con aumenti di temperatura di 2 °C (a sinistra) e 4 °C (a destra), rispetto all’attuale livello di precipitazioni (Fonte: Climate change impacts and adaptations of wine production, 2024).

Di fronte a scenari a lungo termine così drammatici per il nostro Paese, qualora dovessero fallire i tentativi per limitare il riscaldamento globale alla fine del secolo ben al di sotto dei 2 °C, come previsto dall’Accordo di Parigi,, sarebbe opportuno cominciare già ora ad attrezzarsi e la Conferenza Internazionale sul Vino (Wine Ministerial Meeting, 11-13 aprile 2024) che prelude a Vinitaly 2024 (Verona Fiere, 14-17 aprile 2024), oltre a discutere di come proteggere e valorizzare il vino sui mercati europei ed internazionali, potrebbe costituire l’occasione per iniziare a parlare di azioni di adattamento e mitigazione per proteggere la viticoltura dai cambiamenti climatici.

Immagine di copertina: Aveine Climate Change and wine – blog

.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.