La strategia Farm to Fork, parte fondamentale del Green Deal europeo dovrà contrastare i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, gli sprechi alimentari integrandosi con il Piano d’azione sull’economia circolare, e cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche e dalla ricerca scientifica. Alcune anticipazioni, dopo il rinvio a fine aprile della sua presentazione da parte della Commissione UE, per la riprogrammazione dell’agenda a seguito dell’emergenza sanitaria.
Secondo la roadmap del Green Deal europeo, la Commissione UE avrebbe dovuto presentare il 25 marzo 2020 la nuova Strategia Farm to Fork (F2F) che, a causa della riprogrammazione delle sue attività a seguito della pandemia da Covid-19, sarà ritardata per più di un mese (29 aprile 2020) e adottata assieme alla Strategia sulla Biodiversità, anche essa inserita nel Green Deal europeo, sempre che la situazione dell’emergenza sanitaria non determini un ulteriore slittamento.
La Strategia era molto attesa dal comparto agro-alimentare per le ripercussioni che sono attese sull’intera catena di approvvigionamento, tuttavia il rinvio potrebbe essere l’occasione per avere più tempo per ascoltare tutte le parti coinvolte, dal momento che la consultazione che era stata avviata al riguardo si è conclusa appena il 20 marzo 2020, con 654 contributi che sono consultabili.
L’espressione “Farm to Fork” (dalla fattoria alla tavola o dal produttore al consumatore) non è una novità nella terminologia dell’UE per il settore agroalimentare, indicando in generale che l’alimento giunto sulla tavola del consumatore è sicuro, di elevata qualità, rispettoso della salute degli animali e delle piante.
La nuova Strategia dovrebbe accentuare l’aspetto della sostenibilità dei prodotti, rafforzando le azioni e misure per affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità.
Secondo l’Agenzia EurActiv, solitamente ben informata su quel che avviene nei uffici della Commissione, la nuova Strategia Farm to Fork è imperniata su 5 principali obiettivi con i relativi impegni da conseguire entro un tempo prefissato, e 28 “azioni specifiche“.
Un primo obiettivo prevederebbe la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi chimici sintetici con una riduzione percentuale fino al 2030, la cui entità non è stata ancora specificata. L’obiettivo tuttavia sarà obbligatorio con una chiara base giuridica che implica una revisione delle normative UE esistenti, incluso l’indicatore di rischio, istituito ai sensi della Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (Direttiva 2009/128/CE), su cui, peraltro, la Corte dei Conti europea (ECA) nel Rapporto speciale “Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: limitati progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi” ha espresso critiche perché così come definito non tiene conto del modo, del momento e del luogo in cui i pesticidi sono utilizzati.
Al fine di raggiungere l’obiettivo di riduzione dei pesticidi, la Commissione sta inoltre valutando di presentare una nuova proposta legislativa per migliorare l’attuazione della gestione integrata dei parassiti (IPM) del quale, anche in questo caso, l’ECA ha individuato gravi carenze, nonostante il fatto che l’applicazione dei principi sia obbligatoria e parte importante della strategia per ridurre la dipendenza degli agricoltori dai pesticidi.
Un altro obiettivo dovrebbe essere l’aumento della superficie di terreno da dedicare all’agricoltura biologica, mediante un mix di misure, compresi quelle per stimolare la domanda di prodotti biologici. Un piano quinquennale includerebbe il sostegno agli agricoltori per la conversione all’agricoltura biologica, nonché misure per sussidi alle aziende agricole biologiche già esistenti.
ltre a promuovere l’agricoltura biologica, la Commissione sarebbe intenzionata a sostenere una maggiore diffusione di pratiche sostenibili, quali agricoltura di precisione l‘agroecologia e l’agro-silvicoltura.
Un terzo obiettivo dovrebbe essere la riduzione delle vendite di antimicrobici per animali d’allevamento e in acquacoltura con tagli progressivi fino al 2030 e obiettivi giuridicamente vincolanti per contrastare la resistenza antimicrobica (AMR), che influisce sulla sicurezza alimentare e, soprattutto, sulla salute umana.
Gli antibiotici sono usati dagli allevatori per curare malattie animali che possono infettare gli esseri umani (zoonosi) attraverso l’esposizione ambientale o attraverso il consumo di alimenti contaminati e la loro gravità può variare da sintomi lievi a condizioni potenzialmente letali.
Tuttavia, l’uso improprio e l’abuso di antibiotici negli ultimi decenni ha portato alcuni microrganismi, chiamati anche superbatteri, a sviluppare una resistenza antimicrobica, il che significa che i medicinali diventano meno efficaci e le infezioni persistono nel corpo, aumentando il rischio di diffusione ad altri individui.
Proprio nei giorni scorsi, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e il Centro Europeo per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (ECDC)hanno pubblicato il Rapporto congiunto in cui si evidenzia che una grande percentuale di batteri del genere Salmonella e del Campylobacter diventano sempre più difficili da trattare.
“La resistenza agli antibiotici è una grave minaccia per la salute pubblica e animale mondiale – ha affermato Marta Hugas, Direttore scientifico EFSA – che richiede un’azione mondiale”.
Il quarto obiettivo è il taglio dei fertilizzanti chimici e l’introduzione di fertilizzanti organici di derivazione da residui agricoli e vegetali, secondo una logica di economia circolare perché, come affermato dal Commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevičius, Piano d’azione per l’Economia circolare e laStrategia Farm to Fork si prefiggono lo stesso obiettivo generale di riduzione dell’uso insostenibile delle risorse e di promuovere la produzione e il consumo sostenibile e la riduzione della generazione di rifiuti.
La nuova Politica agricola comune (PAC) dovrà svolgere un ruolo nel conseguimento di tali obiettivi, poiché i Piani strategici nazionali previsti dalla PAC post-2020 devono già rispettare le politiche dell’UE in materia di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici.
Un quinto, e più recente, obiettivo del progetto F2F è volto a ridurre l’aumento dei tassi di sovrappeso e obesità in tutta l’UE entro il 2030. Le diete delle persone non sono in linea con le raccomandazioni sulla salute e i produttori non sempre rendono l’opzione salutare più semplice per i consumatori. Per consentire ai consumatori di compiere scelte alimentari sostenibili, la Commissione UE presenterà una proposta legislativa per armonizzare l’etichettatura nutrizionale preconfezionata, stabilendo i profili nutrizionali salutari per limitare l’uso di alimenti ricchi di grassi, zucchero e / o sale, e indicazioni sull’origine di alcuni prodotti alimentari, al fine di evitare che diete di bassa qualità contribuiscano alla crescente incidenza di malattie non trasmissibili, tra cui alcuni tumori. Il passaggio da una dieta a base di carni animali ad una dieta a base vegetale non solo può limitare il rischio di malattie non trasmissibili, come cancro e malattie cardiovascolari, ma anche l’impatto ambientale del sistema alimentare, tramite la riduzione delle emissioni, di carbonio, dell’l’inquinamento idrico e delle emissioni di metano degli allevamenti.
Per sostenere tale transizione, la Commissione intenderebbe stimolare la produzione e l’uso di nuove fonti sostenibili di proteine, come alghe o insetti (novel food), e valutare anche lo stato delle nuove tecnologie e scoperte scientifiche.
In merito, c’è attesa per verificare se e come la nuova Strategia Farm to Fork risponderà alla richiesta avanzata all’inizio di marzo dal Consiglio consultivo dell’EASAC, l’organismo che raggruppa 29 Accademie nazionali della scienze europee, di una “revisione radicale” dell’attuale direttiva sugli OGM, sostenendo che, come le piante nate da metodi di selezione convenzionale, “gli organismi il cui genoma è stato modificato non dovrebbero essere considerati come OGM, salvo se contengono del DNA di altre specie […] l’UE dovrebbe mettere a punto un nuovo quadro giuridico per regolamentare le piante piuttosto che la tecnologia utilizzata”.
La Strategia dovrebbe contenere azioni anche per quel che riguarda lo spreco alimentare, per ridurre l’impatto della perdita di cibo a livello di azienda agricola e di standard di marketing come le date di “utilizzo entro” e “prima di”. Da quanto sommariamente esposto e in attesa di verificare quante delle indicazioni fornite saranno effettivamente colte, non c’è dubbio che la Strategia Farm to Fork avrà un impatto enorme non solo sulla filiera agro-alimentare, ma anche sui nostri stili di vita. Ne abbiamo bisogno come non mai in un momento così difficile per tutta l’UE che deve fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma tener nel debito conto anche i futuri impatti