Mari e oceani

Ecosistemi oceanici: mappa degli impatti dei cambiamenti climatici

Un nuovo studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori a cui ha contribuito il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici  (CMCC), analizzando gli indicatori chiave della salute marina in diversi scenari climatici, definisce la mappa finora più dettagliata dei cambiamenti sugli ecosistemi oceanici, le cui informazioni sono cruciali per pianificare e gestire soluzioni sostenibili ed efficaci.

I cambiamenti climatici stanno influenzando la fisica e la biologia degli ecosistemi oceanicimolto più rapidamente del previsto e stanno già danneggiando diverse parti dell’oceano in molti modi.

Lo rileva lo Studio Statistically downscaled CMIP6 ocean variables for European waters”, pubblicato su Nature Scientific Reports econdotto da un team internazionale di ricercatori, tra cui Momme Butenschön del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici (CMCC), che offre proiezioni dettagliate degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi oceanici nella regione europea.

Per studiare come i cambiamenti climatici influenzino gli habitat marini, le previsioni climatiche devono tener conto di diverse situazioni e spaziare su diverse scale utili per la pianificazione e la gestione, ed avere. inoltre, vari

Per colmare le lacune esistenti, i ricercatori hanno utilizzato un downsizing statistico sui modelli climatici, esaminando 5 importanti indicatori nelle acque europee della salute dell’oceano: temperatura; salinità; pH; ossigeno; clorofilla.

Nel contesto del Progetto FutureMARES (Climate Change and Future Marine Ecosystem Services and Biodiversity), finanziato dall’UE con lo scopo di individuare soluzioni basate sulla natura (NbS) per l’adattamento e la mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici e per la conservazione della biodiversità e dei servizi che essa genera., gli scienziati del CMCC hanno svolto un ruolo cruciale nella progettazione di questo approccio di downsizing, supervisionando la sua implementazione, convalidando i set di dati e valutandone l’incertezza.

In particolare, utilizzando un downsizing statistico dei modelli CMIP6 (Coupled Model Intercomparison Project) per gli scenari climatici SSP1-2.6, SSP2-4.5 e SSP5-8.5. , messi a punto per comprendere meglio i cambiamenti climatici passati, presenti e futuri derivanti da variabilità naturale e non forzata o in risposta a cambiamenti nella forzante radiativa in un contesto multi-modello, gli scienziati hanno generato un ensemble climatico ad alta risoluzione, confrontando le loro proiezioni con le osservazioni reali in quattro regioni europee: il Mare del Nord, il Mar Baltico, il Golfo di Biscaglia e il Mar Mediterraneo.

La cartina mostra le 4 regioni europee di interesse di FutureMARES in cui è stato applicato il downscaling statistico delle proiezioni CMIP6: Mar Baltico, Mare del Nord, Golfo di Biscaglia e Mar Mediterraneo. Il Mar Nero non è incluso nella regione del Mediterraneo (Fonte: post di Momme Butenschön su Linkedin)

Questo confronto ha rivelato che le previsioni ridimensionate corrispondono bene alle effettive condizioni climatiche tra il 1993 e il 2020. I risultati forniscono valori medi dell’entità del riscaldamento, dell’acidificazione e della deossigenazione in tutte le aree marine che circondano l’Europa continentale, e stimano le incertezze, che possono essere utilizzate per prevedere il successo delle NbS, come il ripristino degli habitat tra cui le praterie di alghe e di kelp, ovvero di ecosistemi marini diffusi nelle zone costiere degli oceani temperati.

Questo lavoro evidenzia chiaramente le diverse esposizioni alle pressioni dei cambiamenti climatici – ha affermato Butenschön – e sottolinea la necessità di una politica di mitigazione climatica coerente per raggiungere gli obiettivi climatici, che emergono con chiarezza dalla variabilità di base del sistema”.

Anche se tutti e tre i fattori di stress – riscaldamento, acidificazione e deossigenazione sono in aumento nelle proiezioni future in tutti i mari europei, i risultati mostrano che l’intensità di questi trend e l’efficacia di vari approcci di mitigazione differiscono in base allo specifico fattore e alla posizione geografica.

In generale, il trend di crescita dell’acidificazione è il più evidente, con livelli distinti di acidificazione che emergono in intervalli di pochi anni sotto diversi scenari di mitigazione. Al contrario, le variazioni nei livelli di mitigazione del riscaldamento e della deossigenazione diventano evidenti solo nella seconda metà del secolo, principalmente a causa della variabilità naturale e dell’incertezza dei modelli.

Le differenze tra questi tre indicatori mostrano che previsioni dettagliate sugli aspetti fisici e chimici di diverse aree sono necessarie per comprendere come i cambiamenti climatici potrebbero influenzare gli ecosistemi oceanici a livello regionale e locale.

Abbiamo sviluppato dati climatici ad alta risoluzione per le acque costiere – ha dichiarato Trond Kristiansen, scienziato presso il Farallon Institute, un’organizzazione scientifica senza scopo di lucro con sede in California dedicata alla comprensione e alla conservazione di ecosistemi marini, e il Norwegian Institute for Water Research, principale autore dello studio – e ciò ci permette di capire come gli ecosistemi – che forniscono essenziali benefici alle persone – saranno influenzati dai cambiamenti climatici”.

Immagine di copertina: Fonte Farallon Institute

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