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Innalzamento livello mare: gli impatti al 2100 su PIL Italia

Uno studio modellistico sull’impatto economico dovuto all’innalzamento del livello del mare provocato dal clima, evidenzia che nel peggiore scenario di concentrazione delle emissioni (RCP8.5) al 2100 ci sarebbero 872 miliardi di euro di perdite economiche combinate tra UE e Regno Unito, con impatti pesanti sul PIL dell’Italia (- 4,43%), ma disastrosi per alcune regioni come Veneto ed Emilia-Romagna, rispettivamente con cali del 20,84% e 10,16%.

Nello scenario di base di emissioni molto elevate RCP8.5, quello che non prevede alcuna misura in favore della protezione climatica e l’aumento in modo continuo dei gas serra, con un forzante radiativo a 8,5W/m3 nel 2100, l’Italia per il conseguente effetto dell’innalzamento del livello del mare subirebbe una delle maggiori riduzioni di PIL nazionale nell’UE (4,43%) a causa delle disastrose perdite che si accumulerebbero su Veneto (20,84%) ed Emilia-Romagna (10,16%), le regioni che assieme assommano a quasi un quinto del PIL nazionale.

È quanto emerge dallo Studio Distribution of economic damages due to climate-driven sea-level rise across European regions and sectors”, pubblicato su Scientific Reports il 18 gennaio 2024 e condotto da un gruppo di ricercatori coordinato dall’Università di Delft (Paesi Bassi), a cui ha collaborato anche un ricercatore dell’European Institute on Economics and the Environment – Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (IEE-CMCC).

Nonostante la maggior parte della popolazione e dell’industria a livello globale si concentrino lungo le coste, le valutazioni economiche dei danni climatici vengono generalmente effettuate per interi continenti o nazioni, assumendo implicitamente che la distribuzione spaziale di queste attività sia uniforme – hanno affermato i ricercatori – Questo è stato uno dei motivi per cui i danni a livello europeo derivanti dall’innalzamento del livello del mare indotto dal clima negli studi precedenti sono stati sottostimati, con una perdita di solo 0,5 % di perdita del PIL per l’innalzamento estremo del livello del mare in Europa entro il 2100, rispetto alla nostra stima di perdita del PIL dell’1,3% – determinando polemiche nella letteratura scientifica e politiche fuorvianti”.

I ricercatori hanno combinato i un modello economico precedentemente sviluppato con i dati sugli   impatti economici dell’innalzamento del livello del mare per 271 regioni europee entro il 2100 in uno scenario ad alte emissioni (SSP5-RCP8.5) senza nuove misure di protezione costiera implementate dopo il 2015, Hanno combinato un modello economico sviluppato in precedenza con dati sugli impatti previsti sull’innalzamento del livello del mare, sulle tendenze degli investimenti e sulla distribuzione delle perdite economiche causate da 155 eventi di inondazioni in tutta Europa tra il 1995 e il 2016. Hanno quindi stimato potenziali perdite e guadagni economici rispetto a uno scenario senza un aumento del livello del mare e ad una crescita economica annua del 2% in tutte le regioni. Inoltre, hanno modellato l’impatto degli investimenti mirati in diversi settori economici sulle economie regionali a seguito dell’innalzamento del livello del mare.

Gli autori stimano che, in uno scenario ad elevate emissioni, l’innalzamento del livello del mare potrebbe causare 872 miliardi di euro di perdite economiche combinate nel Regno Unito e nell’UE entro il 2100, rispetto a uno scenario senza innalzamento del livello del mare, osservando peraltro notevoli differenze regionali. La maggior parte delle perdite economiche si concentrerebbero nelle regioni costiere come Veneto ed Emilia-Romagna in Italia e Zachodniopomorskie in Polonia. Altre regioni che hanno subirebbero perdite economiche relativamente più elevate si concentrano attorno al Mar Baltico, alla costa belga, alla Francia occidentale e alla Grecia

L’Italia subirebbe, secondo lo studio, una perdita di PIL nazionale del 4,43%, soprattutto per effetto di enormi perdite in Veneto (perdita del PIL regionale del 20,84%) ed Emilia-Romagna(perdita del PIL regionale del 10,16%), le regioni che insieme hanno contribuito al 18,32% al PIL italiano nel 2015. Queste perdite tendono ad accumularsi nel tempo man mano che i danni patrimoniali si dispiegano nell’economia, rallentando lo sviluppo economico regionale a lungo termine.

Variazione relativa (%) del PIL regionale (livello NUTS2) nel 2100 a causa dell’aumento del livello del mare nello scenario SSP5-RCP8.5.

Solo in Italia, abbiamo scoperto che ci sono regioni che potrebbero perdere quasi il 21% del loro PIL a causa dell’innalzamento del livello del mare entro il 2100, mentre altre regioni potrebbero guadagnare circa il 2,3% – ha affermato Ignasi Cortés Arbués del Dipartimento Sistemi Multi-attori della Facoltà di Tecnologia, Politica e Gestione dell’Università Tecnologica di Delft, e principale autore dello Studio – Una novità fondamentale nella nostra metodologia è l’uso di danni diretti specifici per settore, che ci consentono di illustrare in modo più accurato il danno complessivo all’economia di una regione”.

I ricercatori hanno rilevato che regioni interne – come Germania, Austria e Ungheria – registrerebbero guadagni economici fino all’1% del PIL regionale entro il 2100, così come alcune regioni italiane, che potrebbe essere dovuto al trasferimento della produzione dalle regioni costiere inondate alle regioni interne.

Variazione relativa (%) del PIL regionale (livello NUTS2) nel 2050, 2070 e 2100 per effetto dell’aumento del livello del mare nello scenario SSP5-RCP8.5

Sebbene gli investimenti mirati nei settori della logistica, dei servizi pubblici, dell’edilizia e dei servizi di pubblica utilità abbiano avuto un impatto trascurabile sull’economia nel suo complesso in uno scenario ad alte emissioni, hanno comunque ridotto alcune perdite regionali con un costo trascurabile per l’economia complessiva. Le regioni che hanno particolarmente beneficiato degli investimenti mirati sono state il Lincolnshire, l’East Yorkshire e il Kent nel Regno Unito, Brema e Weser-Ems in Germania e le Fiandre occidentali in Belgio.

Nel complesso, i risultati evidenziano la necessità di politiche economiche specifiche per regione per affrontare gli impatti disomogenei dell’aumento del livello del mare sulle diverse regioni e sulle loro economie.

‘I nostri risultati rappresentano un primo passo per i politici per allocare le risorse di adattamento alle regioni giuste al fine di ridurre al minimo gli impatti drastici – ha osservato Olga Filatova dell’Agenzia olandese per la valutazione ambientale (PBL), co-autrice dello studio –Inoltre, l’inclusione di stime delle perdite specifiche per settore introduce un’ulteriore dimensione di pianificazione di un adattamento lungimirante del livello del mare potrebbe razionalizzare gli investimenti attuali in diversi settori in modo “consapevole del clima”, prevenendo strategie di ritiro più costose in futuro”.

Lo studio giunge a ridosso di un’altra analisi pubblicata lo scorso dicembre e condotta dall’’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal Dipartimento di Astrofisica dellUniversità Radboud di Nimega, che inserendo i dati sulla subsidenza delle aree costiere del mar Mediterraneo, ha rideterminato al rialzo le proiezioni dell’IPCC sull’innalzamento del livello del mare nella regione.

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