L’Ispra ha fornito i dati del bilancio idrologico del Paese nel 2023 in cui si evidenzia che, nonostante l’anno si sia chiuso con un cumulo di precipitazioni vicino alla media del periodo 1991-2020, per le piogge intense del mese di maggio che si sono riversate su alcune regioni, causando disastrose alluvioni, la disponibilità di acqua si è ulteriormente ridotta, anche per effetto dell’alternanza di lunghi periodi siccitosi.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua l‘ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha rilasciato i dati sulla disponibilità della risorsa idrica nazionale nell’anno 2023 che conferma il trend negativo registrato da diversi anni in Italia, anche se quello trascorso è stato un anno di ripresa rispetto ai precedenti, come rilevato dalle stime del BIGBANG (Bilancio Idrologico GIS BAsed a scala Nazionale su Griglia regolare), il modello idrologico nazionale realizzato dall’Istituto nell’ambito delle sue attività istituzionali relative all’idrologia operativa.
Il bilancio idrologico, inteso come valutazione quantitativa dei flussi e degli stock naturali nelle diverse forme (liquida, solida, gassosa) in cui si manifesta l’acqua nel suo ciclo sulla terra sia in superficie sia al di sotto di essa, costituisce lo strumento conoscitivo indispensabile all’attività di pianificazione delle risorse idriche. Gli aspetti quantitativi della risorsa idrica sono complementari a quelli qualitativi, che pure sono di fondamentale importanza per la gestione della risorsa, ed entrambi rilevanti al fine dell’implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE). Negli ultimi anni il problema di un’efficace, efficiente, equa e sostenibile allocazione della risorsa, che tenga conto molto più che in passato anche delle esigenze ambientali degli ecosistemi a essa legati, ha assunto importanza alla scala globale. Ciò si è tradotto in strategie e indicatori specifici di sostenibilità, considerato che a un’aumentata domanda corrisponde una graduale riduzione della disponibilità e della fruibilità della risorsa, anche per effetto dei cambiamenti climatici.
Nel nostro Paese la disponibilità di risorsa idrica per l’anno 2023 è stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore di precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi. Nel corso dell’anno si è comunque manifestata una certa ripresa rispetto al 2022, anno in cui la disponibilità di risorsa idrica ha raggiunto 67 miliardi di metri cubi, il minimo storico dal 1951 e corrispondente a circa il 50% della disponibilità annua media (137,8 miliardi di metri cubi), calcolata sul periodo 1951–2023.
Il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951–2023, risultato dell’effetto combinato di un deficit di precipitazioni – specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre – e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno. A rendere meno severa nel 2023 la diminuzione della disponibilità di risorsa idrica, ha contribuito l’elevato volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951–2023. In questo mese in Emilia-Romagna, in Sicilia e in minor parte in Calabria, si sono registrati localmente valori cumulati di pioggia addirittura superiori di oltre 6 volte le medie del periodo. In particolare, queste piogge intense e concentrate nella prima metà del mese, sono state la causa dei tragici eventi alluvionali in Emilia-Romagna.
Precipitazioni e siccità
Le stime del modello BIGBANG dell’ISPRA ci dicono che nel 2023 il contribuito alla ricarica degli acquiferi nel Paese è di 53 miliardi di metri cubi, il 19% delle precipitazioni a fronte di una media annua di 22,7% sul lungo periodo (1951–2023). La cosiddetta aliquota di precipitazione che si è trasformata in deflusso superficiale (non infiltrata o trattenuta dal suolo) è stata di circa 66 miliardi di metri cubi, corrispondenti al 23,7% della precipitazione, rispetto all’aliquota media annua del 25,4% calcolata sul lungo periodo. La quota di evapotraspirazione ha raggiunto il 59,4% della precipitazione, a fronte di un valore medio annuo del 52%.
Su scala temporale annuale gli studi effettuati dall’ISPRA da tempo evidenziano un aumento della frequenza di accadimento di condizioni di siccità estrema e della percentuale del territorio italiano soggetto a tali condizioni. In linea generale, la siccità ha continuato a caratterizzare tutto il 2023 con condizioni di siccità estrema e severa nei primi mesi dell’anno sui territori del nord e centro Italia, già colpiti dalla grave siccità del 2022, tuttavia tali condizioni si sono andate attenuando nel corso dell’anno. Negli ultimi tre mesi dell’anno, che generalmente risultano i più piovosi, si è registrato – in particolare in Sicilia e in parte della Calabria ionica – un consistente deficit di precipitazioni, che ha determinato una situazione di siccità estrema con effetti che si protraggono ancora nei primi mesi del 2024, ulteriormente aggravati dalle scarse precipitazioni occorse in tali mesi.
Attualmente, l’Italia è caratterizzata da 4 diverse condizioni di severità idrica:
– alta in Sicilia;
– media (anche se con alcuni sistemi idrici in severità alta) in Sardegna;
– bassa nei distretti dell’Appennino Centrale e dell’Appennino Meridionale (quest’ultimo però con tendenza a severità media);
– si registra invece uno stato di normalità per i distretti idrografici del Fiume Po, delle Alpi Orientali e dell’Appennino Settentrionale.
Occorre tener presente che, come evidenziato dalle analisi sul bilancio idrico a scala nazionale condotte dall’ISPRA in collaborazione con l’Istat, condizioni di stress idrico possono verificarsi anche in anni non siccitosi e con larga disponibilità di acqua, anche superiore alla norma, a causa del ruolo significativo dei prelievi di acqua dai corpi idrici.
Valutazione sullo stato dei corpi idrici superficiali e sotterranei
I dati definitivi provenienti dal reporting alla Commissione EU dei Piani di Gestione delle Acque per il 3° ciclo di gestione della Direttiva Acque (completato ad agosto 2023), consentono di fornire alcuni elementi di riflessione.
Corpi idrici superficiali: fiumi, laghi, acque marino-costiere e di transizione
Riguardo ai corpi idrici superficiali, su un totale di 7.763 corpi idrici, il 43,6% è in stato ecologico buono o superiore, mentre il 75,1% è in stato chimico buono. In entrambi i casi diminuisce, rispetto al 2° ciclo di gestione (completato nel 2016) il numero di corpi idrici superficiali in stato sconosciuto che passano dal 17% a circa il 10% per lo stato ecologico e dal 20% a circa il 9% per lo stato chimico.
Corpi idrici sotterranei, su un totale di 1.007 corpi idrici, il 79% è in stato quantitativo buono, mentre il 70% è in stato chimico buono. Diminuisce notevolmente, rispetto al 2° ciclo di gestione, il numero di corpi idrici sotterranei in stato sconosciuto che passano da quasi il 25% a meno del 2% per lo stato quantitativo e dal 17,5% al 3% per lo stato chimico.
Aspettative di miglioramento
Una serie di analisi sulle variazioni di stato rispetto al precedente ciclo di gestione (2016), effettuate dall’ISPRA su un campione pari a circa il 70% del totale dei corpi idrici superficiali e sotterranei, rileva un miglioramento dello stato ecologico per il 14% dei corpi idrici superficiali, dei quali il 61,4% raggiunge lo stato buono o superiore. Il 60% del campione di corpi idrici superficiali analizzato non subisce deterioramento, a fronte di un 16% di corpi idrici che peggiora il suo stato ecologico. Sebbene si riscontri un lieve miglioramento della percentuale di corpi idrici superficiali in stato ecologico buono, la previsione di miglioramento al 2027, per i corpi idrici attualmente in stato non buono, è del 63,5%.
Per quanto riguarda il campione dei corpi idrici sotterranei, si riscontra un miglioramento dello stato quantitativo per circa il 5% dei corpi idrici. Simile è la percentuale di corpi idrici che hanno subito un peggioramento, mentre permangono nello stesso stato quantitativo il 64% dei corpi idrici sotterranei. La previsione di miglioramento al 2027, per i corpi idrici sotterranei attualmente in stato quantitativo non buono, è di circa il 60%.
“I dati ISPRA appena diffusi evidenziano per il 2023 una riduzione del 18% della disponibilità idrica rispetto alla media annua del periodo 1951–2023 – ha affermato il Direttore generale dell’ISPRA, Maria Siclari, intervenendo al Convegno “Dall’emergenza all’efficienza idrica” organizzato da Confindustria il 22 marzo 2024 – È essenziale colmare il deficit conoscitivo sui prelievi e le restituzioni ai corpi idrici per una gestione ottimale della risorsa acqua. Questi dati sono fondamentali anche per formulare un adeguato giudizio di sostenibilità sull’uso dell’acqua nei cicli produttivi ed evitare il greenwashing“.
Immagine di copertina: Fonte ISPRA