Meteorologia

Disastri climatici e meteorologici: aumentano vertiginosamente

In concomitanza con l’apertura del Congresso Meteorologico Mondiale, la WMO ha pubblicato il Rapporto di aggiornamento (1970-20221) sulle perdite di vite umane ed economiche correlate a disastri climatici e meteorologici, come ondate di calore, alluvioni e cicloni, da cui emerge che i Paesi i meno sviluppati e stati insulari sono colpiti in modo sproporzionato, ma oltre il 60% delle perdite economiche si verificanonelleeconomie sviluppate.

Tra il 1970 e il 2021, eventi estremi legati a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche hanno causato 11.778 disastri segnalati, perdite economiche segnalate pari 4,3 trilioni di dollari, in aumento, e oltre 2 milioni di morti, il 90% dei quali nei Paesi in via di sviluppo, ma il miglioramento degli allarmi precoci e la gestione coordinata dei disastri hanno ridotto drasticamente il bilancio delle vittime umane.

Lo evidenzia il Rapporto Status of Mortality and Economic Losses due to Weather, Climate and Water Extremes (1970-2021)”, pubblicato il 22 maggio 2023 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) in concomitanza con l’apertura del XIX Congresso meteorologico mondiale (Ginevra, 22 maggio – 2 giugno 2023), che aggiorna i dati dell’ Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water-related hazards, basato sul Centro per la ricerca epidemiologia dei disastri (CRED) e sulla Banca Dati degli eventi emergenziali Eventi (EM-DAT).

I decessi registrati per il 2020 e il 2021 (22.608 in totale) indicano un’ulteriore diminuzione della mortalità rispetto alla media annuale del decennio precedente, mentre le perdite economiche sono aumentate.

Oltre il 60% delle perdite economiche dovute a disastri meteorologici, climatici e legati all’acqua sono state segnalate per le economie sviluppate. Tuttavia, le perdite economiche erano equivalenti a meno dello 0,1% del prodotto interno lordo (PIL) nelle rispettive economie in più dell’80% di questi disastri. Non sono stati segnalati disastri con perdite economiche superiori al 3,5% dei rispettivi PIL.

Nei Paesi meno sviluppati, il 7% dei disastri per i quali sono state segnalate perdite economiche ha avuto un impatto equivalente a più del 5% dei rispettivi PIL, con diversi disastri che hanno causato perdite economiche fino a quasi il 30%.

Nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), il 20% dei disastri con perdite economiche dichiarate ha avuto un impatto equivalente a più del 5% dei rispettivi PIL, con alcuni disastri che hanno causato perdite economiche superiori al 100%.

In Africa, tra il 1970 e il 2021 sono stati segnalati 1.839 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme. Hanno causato 733.585 morti e 43 miliardi di dollari di perdite economiche. La siccità ha rappresentato il 95% dei decessi segnalati. Il ciclone tropicale Idai nel marzo 2019 è stato l’evento più costoso che si è verificato nel continente (2,1 miliardi di dollari).

In Asia sono stati segnalati 3.612 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme, con 984.263 morti e 1,4 trilioni di dollari di perdite economiche. Tra il 1970 e il 2021, l’Asia ha rappresentato il 47% di tutti i decessi segnalati in tutto il mondo, con i cicloni tropicali che sono la principale causa dei decessi segnalati. Il ciclone tropicale Nargis nel 2008 ha provocato 138.366 morti. Il Bangladesh ha il bilancio delle vittime più alto in Asia con 520 758 morti a causa di 281 eventi.

In Sud America sono stati segnalati 943 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme, di cui il 61% da inondazioni. Hanno provocato 58.484 morti e 115,2 miliardi di dollari di perdite economiche.

Nell’America Settentrionale, America centrale e Caraibi sono stati segnalati 2.107 casi correlati a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche, che hanno provocato 77.454 morti e perdite economiche per 2.0 trilioni di dollari. Tra il 1970 e il 2021, la regione ha rappresentato il 46% delle perdite economiche segnalate in tutto il mondo. Gli Stati Uniti da soli hanno subito 1,7 trilioni di dollari, pari al 39% delle perdite mondiali negli ultimi 51 anni. La maggior parte delle perdite economiche segnalate sono state attribuite a disastri legati alle tempeste e, più specificamente, ai cicloni tropicali. 

Nel Pacifico sud-occidentale sono stati segnalati 1.493 disastri dovuti a condizioni meteorologiche, climatiche e condizioni idriche estreme, che hanno provocato 66.951 morti e 185,8 miliardi di dollari di perdite economiche. I cicloni tropicali sono stati la principale causa di morte.

In Europa ci sono stati 1.784 disastri che hanno causato 166.492 morti e 562 miliardi di dollari di perdite economiche. Tra il 1970 e il 2021, l’Europa ha rappresentato l’8% dei decessi segnalati in tutto il mondo.  Le temperature estreme sono state la principale causa di decessi segnalati e le inondazioni sono state la principale causa di perdite economiche.

Le comunità più vulnerabili purtroppo sopportano il peso maggiore dei rischi meteorologici, climatici e legati all’acqua – ha affermato il Segretario generale della WMO, Petteri TaalasLa tempesta ciclonica estremamente violenta Mocha ne è un esempio. Ha causato vaste devastazioni in Myanmar e Bangladesh, colpendo i più poveri tra i poveri. In passato, sia il Myanmar che il Bangladesh hanno subìto decine e persino centinaia di migliaia di vittime. Grazie agli allarmi precoci e alla gestione dei disastri, questi tassi di mortalità catastrofici sono ora per fortuna storia passata. Gli allarmi precoci salvano vite”.

Per garantire che ogni individuo sia protetto da sistemi di allerta precoce entro il 2027  il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato l’iniziativa Early Warnings. Si tratta di una misura di adattamento al clima comprovata ed efficace, che salva vite umane e fornisce un ritorno sull’investimento almeno dieci volte superiore, coordinata dalla WMO, dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi, (UNDRR), dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU), dalla Federazione internazionale delle società della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, e sostenuta da oltre 20 altre Agenzie delle Nazioni Unite e da un’ampia gamma di parti interessate, dalle istituzioni finanziarie ai settori privati.


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