Biodiversità e conservazione

NbS: potrebbero creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro

Un rapporto  presentato nel corso della CBD-COP15 da ILO, UNEP e IUNC fornisce un quadro di riferimento per valutare quanti lavori sono attualmente svolti in Soluzioni basate sulla Natura (NbS) e quanti ne potrebbero essere creati, riducendo gli impatti dei cambiamenti climatici e affrontando diverse sfide tra cui l’insicurezza alimentare e idrica, gli impatti dei disastri e le minacce alla salute e al benessere umano, sottolineando al contempo la necessità di una “transizione giusta”, rendendo l’economia più verde in modo equo e inclusivo, creando opportunità di lavoro significative e senza lasciare indietro nessuno.

Potrebbero essere creati 20 milioni di posti di lavoro sfruttando la capacità della natura di contrastare le principali sfide che si pongono alla società, come i cambiamenti climatici, il rischio di disastri e l’insicurezza alimentare e idrica.

È quanto rileva la prima edizione della serie di report “ Decent work in Nature-based Solutions (NbS)”, prodotta e pubblicata in collaborazione da Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUNC) , e presentata nel corso di un evento collaterale  alla Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla Biodiversità (Montreal, 7-19 dicembre 2022), che sviluppa un solido quadro per la valutazione globale di posti di lavoro attuali, potenziali e futuri nelle NbS,

L’Assemblea Ambiente delle Nazioni Unite (UNEA-5) nella Risoluzione del 2 marzo 2022 ha adottato per la prima volta una definizione concordata a livello multilaterale di soluzioni basate sulla natura come “azioni per proteggere, conservare, ripristinare, utilizzare in modo sostenibile e gestire ecosistemi terrestri, d’acqua dolce, costieri e marini naturali o modificati, che affrontano le sfide sociali, economiche e ambientali in modo efficace e adattativo, fornendo allo stesso tempo benessere umano, servizi ecosistemici e benefici per la resilienza e la biodiversità”.

Alla COP27 di Sharm el-Sheikh, il tema della protezione della natura si è intrecciato con quello della lotta contro i cambiamenti climatici, quale due facce della stessa medaglia.
Accogliamo con favore l’enfasi data alle soluzioni basate sulla natura alla COP27 di Sharm el Sheikh – ha dichiarato Susan Gardner, Direttrice della Divisione ecosistemi dell’UNEPNon solo le NbS sono una parte fondamentale dell’equazione di mitigazione, ma ospitano molteplici benefici collaterali, attenuando gli impatti dei cambiamenti climatici e affrontando diverse sfide tra cui l’insicurezza alimentare e idrica, gli impatti dei disastri e le minacce alla salute e al benessere umano. Ciò che questo rapporto mette in luce è come far funzionare le NbS per le persone e l’economia e questo sarà un fattore chiave di successo”.

Secondo il Report ILO-UNEP-IUNC, attualmente quasi 75 milioni di persone sono già impiegate in NbS, la maggior parte (96%) delle quali vive in Paesi a reddito medio-basso in Asia e nel Pacifico. Molti di questi lavori sono part-time e si stima che solo 14,5 milioni di posti di lavoro siano a tempo pieno (FTE), anche se la rilevazione statistica in merito presenta notevoli difficoltà. Inoltre, le cifre non tengono conto delle perdite e dei cambi di posti di lavoro che si potrebbero verificare con l’implementazione delle attività NbS.

Ma se ne potrebbero generare altri 20 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo se gli investimenti in NbS fossero triplicati entro il 2030, secondo le indicazioni fornite nel Rapporto pubblicato all’inizio dell’anno da Nazioni Unite, WEF e IUNC sullo stato delle finanze per la natura.

Se pianificate e implementate secondo lo standard globale IUCN per le soluzioni basate sulla natura, le NbS offrono un mezzo scalabile ed efficace per affrontare le crisi interconnesse della biodiversità e del clima, offrendo al contempo importanti benefici per il benessere umano e i mezzi di sussistenza, compresi buoni posti di lavoro verdi -ha affermato Stewart Maginnis, Vicedirettore generale della IUCN Questo le rende uno strumento essenziale nell’attuazione del Global Biodiversity Framework post-2020“.

Nei Paesi a reddito basso e medio-basso, quasi tutti i lavori NbS (98% e 99%, rispettivamente) sono nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura. La percentuale scende al 42% nei Paesi a redditi medio-alti e al 25% nei Paesi ad alto reddito. Nei paesi industrializzati, dove la produttività agricola è elevata, la spesa per NbS si concentra nel ripristino degli ecosistemi e nella gestione delle risorse naturali. Nei Paesi ad alto reddito i servizi pubblici contribuiscono alla quota maggiore di lavoro NbS (37%), e l’edilizia ne rappresenta il 14%.

Nel Rapporto si chiede l’attuazione delle politiche di “Just Transition“, comprese misure per incubare e sostenere le imprese e le cooperative che lavorano in NbS, un adeguato sviluppo delle competenze, misure per aiutare i lavoratori a prepararsi e ottenere posti di lavoro NbS, le università ad integrare NBS nei loro programmi di studio, e politiche che aiutino le NbS a conformarsi alle norme fondamentali del lavoro, compresi i salari minimi, la sicurezza e la salute sul lavoro, la libertà di associazione e l’uso del dialogo sociale

Il nuovo Green Jobs for Youth Pact lanciato da ILO e UNEP alla COP27 che mira a creare 1 milione di nuovi posti di lavoro verdi, cercherà di garantire che le raccomandazioni formulate in questo rapporto siano realizzate sul campo.

È fondamentale che mentre aumentiamo l’uso delle soluzioni basate sulla natura ci assicuriamo di non aumentare anche i deficit di lavoro dignitoso, come il lavoro informale, le condizioni di bassa retribuzione e bassa produttività che molti lavoratori in NbS devono attualmente affrontare – ha sottolineato Vic van Vuuren, Direttore del dipartimento delle imprese dell’ILO Le linee guida per una transizione giusta dell’ILO forniscono un quadro per aiutarci a farlo”.

Saranno inoltre necessarie politiche di “transizione equa” per mitigare i rischi per l’occupazione e i mezzi di sussistenza che la transizione verso pratiche più sostenibili creerà a breve e medio termine, come afferma il rapporto, in particolare quando i posti di lavoro e le pratiche lavorative attuali comportano l’uso insostenibile della natura. Tali politiche potrebbero includere:
servizi di inserimento lavorativo;
programmi di pubblico impiego;
formazione al reimpiego;
accesso alle indennità di disoccupazione;
pensionamento anticipato;
utilizzo e pagamento dei programmi di servizi ecosistemici (SPO).

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