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Pompe di calore: coprire i costi spostando i sussidi dalle fonti fossili

Un Rapporto dell’EEB evidenzia come lo spostamento della metà dei sussidi dati alle caldaie a gas verso le pompe di calore potrebbe decarbonizzare riscaldamento e raffreddamento in tutta Europa entro il 2040, data prevista per la fine del riscaldamento a fonti fossili dopo l’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento europeo sulla nuova Direttiva relativa alla prestazione energetica degli edifici, che ha spostato di 5 anni il termine, lanciando un cattivo segnale al mercato delle pompe di calore che ha già visto un rallentamento delle vendite nel corso del 2023, come rilevato dall’EHPA, e che potrebbe subire ulteriori contraccolpi dal paventato rinvio del preannunciato Piano d’azione.

Il trasferimento alle pompe di calore di appena la metà dei 3,2 miliardi di euro annui di sussidi per il riscaldamento fossile versati dagli Stati membri della UE può portare l’Europa al 100% di calore rinnovabile nei prossimi 15 anni.

Lo rileva il Rapporto Great Heat for All 2” della serie Coolproducts,  pubblicato dall’European Environmental Bureau (EBB), la rete di oltre 180 organizzazioni ambientaliste di 40 Paesi europei, che ha analizzato le modalità con cui gli Stati membri dell’UE intendono trasformare il settore del riscaldamento sulla base dei 12 Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC), disponibili alla data del 15 agosto 2023, mentre per quelli non ancora presentati si è fatto ricorso alle versioni precedenti, che gli Stati membri erano tenuti a presentare alla Commissione UE che, peraltro, si è recentemente espressa con le relative valutazioni e raccomandazioni.

Dalla ricerca emerge che nella maggior parte dei Piani manca l’ambizione di decarbonizzare riscaldamento e raffreddamento, mentre con un investimento aggiuntivo per un totale di 21 miliardi di euro nei prossimi 15 anni si potrebbe garantire  un panorama energetico più equo e pulito per tutti, che può essere ridotto a 14 miliardi di euro con la tassazione sul carbonio.

Contenuti significativi del rapporto
È più economico utilizzare una pompa di calore che far funzionare una caldaia a gas o a petrolio in tutti gli Stati membri, ad eccezione del Belgio, dove l’energia solare è necessaria per raggiungere il punto di equilibrio. Con le sovvenzioni attuali, 16 Stati membri hanno già accesso a pompe di calore a prezzi accessibili che si ripagano entro 7 anni dal primo investimento, tra cui Germania, Italia, Spagna, Polonia e Paesi nordici.

– Belgio, Irlanda e Paesi Bassi sono i meno ambiziosi nel fissare obiettivi per la quota di energia rinnovabile nel riscaldamento e nel raffreddamento, tutti con un obiettivo inferiore al 10%.

Italia e Polonia continuano a sovvenzionare generosamente il riscaldamento fossile e l’installazione di nuove caldaie. Belgio e Polonia continuano a sostenere la tecnologia di riscaldamento del carbone in alcune forme.

La relazione delinea un quadro vivido del potenziale di una soluzione energetica efficiente ed economica alla povertà energetica, un problema che affligge una famiglia europea su 4, aggravato da sistemi di riscaldamento a combustibili fossili obsoleti e costosi.

Un futuro con riscaldamento a combustibili fossili ha lasciato e lascerà molti europei al freddo – ha dichiarato Davide Sabbadin, Senior Policy Officer per il Clima presso l’EEB, che ha revisionato il Rapporto – L’UE e i suoi Stati membri devono porre fine alle vecchie tecnologie fossili e spostare i fondi verso alternative come le pompe di calore, l’energia solare e il teleriscaldamento, offrendo una realtà più accessibile e sostenibile per le famiglie vulnerabili”.

La Commissione UE aveva annunciato che entro il primo trimestre 2024 avrebbe adottato un Piano di azione per le pompe di calore, per il quale aveva aperto una Consultazione pubblica non appena si fosse concretizzata la proposta di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD). Il 7 dicembre 2023 Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un Accordo sul testo del provvedimento, prevedendo, tra l’altro, che la fine degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nelle abitazioni avverrà entro il 2040, non già al 2035, come era stato previsto dalla Commissione UE.

Secondo una nota dell’ European Heat Pump Association (EHPA) la Commissione UE si appresterebbe a rinviare a dopo le elezioni l’annunciato Piano sulle pompe di calore.

L’Europa è in ritardo sulla decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento, ma invece di affrontare il problema sviluppando e pubblicando il promesso piano d’azione per le pompe di calore, la Commissione lo ha messo da parte – ha dichiarato Thomas Nowak, Segretario generale della EHPACiò non avrà solo un impatto sul settore e sui suoi 7 miliardi di euro di investimenti europei, ma avrà un impatto anche sul percorso dell’Europa verso le emissioni net zero e su tutti i consumatori che non desiderano altro che poter scegliere un riscaldamento pulito, conveniente e sostenibile. Rinviare la finalizzazione di questo piano dopo le elezioni può solo essere definito un errore. Esortiamo la Presidente von der Leyen, la Commissario per l’Energia Simson e tutti i commissari a rivederlo e ripristinarlo urgentemente”. 

La notizia di voler ritardare l’adozione del Piano di azione sulle pome di calore arriva, peraltro, la segnalazione della stessa Associazione che dopo un buon inizio, le vendite di pompe sono diminuite nel corso del 2023, In molti Paesi, le vendite sono anche inferiori rispetto al 2022. In media, nei 10 paesi analizzati, il il 2023 vede un calo delle vendite del 14% rispetto al 2022.

Unità di pompe di calore vendute finora per Paese e trimestre 2022-2023, comprensive di pompe di calore per il riscaldamento degli ambienti e di quelle per la l’acqua calda (Fonte, EHPA)

Questo calo fa parte di una tendenza allarmante che mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa, e a repentaglio gli investimenti da 7 miliardi di euro annunciati dai produttori di pompe di calore e dei componenti per la costruzione e la ristrutturazione di impianti di produzione dal 2022 al 2025. Questi piani di investimento sono stati una reazione al riconoscimento politico positivo della tecnologia e al boom della domanda nel 2022.

Secondo l’EHPA, il calo delle vendite può essere collegato a comunicazioni controverse da parte dei politici, nonché al cambiamento delle politiche e dei sussidi governativi, che hanno gettato i consumatori nell’incertezza. Il calo è dovuto anche al calo dei prezzi del gas fossile, mentre il prezzo dell’elettricità – utilizzata dalla maggior parte delle pompe di calore – rimane invariato, rendendo il funzionamento delle pompe di calore meno attraente dal punto di vista finanziario.

Le pompe di calore sono il modo più efficiente in termini di costi e a impatto climatico zero per riscaldare e raffreddare, ma i consumatori le considerano costose e una scommessa incerta – ha aggiunto Nowak – I politici devono correggere questa situazione impegnandosi in modo inequivocabile a favore delle tecnologie delle pompe di calore e stabilendo condizioni economiche favorevoli per la soluzione di riscaldamento più pulita disponibile. Come misura immediata, la politica deve mirare a ridurre il costo dell’elettricità per le applicazioni residenziali, commerciali e industriali, che non dovrebbe essere più del doppio del prezzo del gas fossile”.

Immagine di copertina: Fonte EHPA

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