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Longevità: diminuisce il divario di genere

Longevità diminuisce il divario di genere
di Anna Rita Rossi

Un recente studio che ha analizzato 9 indicatori di mortalità su scala globale, partendo dal 1990 e proiettandoli al 2030, ha scoperto che i modelli di mortalità possono essere raggruppati approssimativamente per continente e che stanno convergendo e condividendo tendenze comuni, tra cui aspettative di vita più lunghe e minori divari tra generi, con gli uomini sempre più longevi.

Premessa
A livello globale l’andamento della mortalità e della longevità negli ultimi 200 anni ha mostrato schemi sostanzialmente simili per quanto riguarda la riduzione della mortalità infantile e l’aumento della popolazione anziana, nonostante le differenze tra i Paesi nelle loro traiettorie. Questo modello di miglioramento della longevità ha portato i ricercatori a chiedersi se esista un modello unico di cambiamento nella longevità e nella mortalità e se i Paesi abbiano convergenza o divergenza rispetto a questo modello.
A tal fine, ricercatori delle Università spagnole di Alcalá e di Barcellona, in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine, hanno analizzato i dati di 194 Paesi dal 1990 ad oggi, i cui risultati sono stati riassunti nello StudioConvergence and divergence in mortality: A global study from 1990 to 2030”, pubblicato su PLOS ONE.

Informazioni sullo studio
Nello studio i ricercatori hanno cercato di aggiornare la comprensione esistente dei modelli di convergenza o divergenza nella mortalità conducendo analisi di cluster per sesso per 194 Paesi rappresentativi di tutti i continenti.

Sono stati utilizzati due approcci per raggruppare i Paesi in base a molteplici caratteristiche di mortalità nel tempo:

  • l’approccio in-sample (dati interni al campione sono la parte dei dati con cui il modello ha familiarità) per gli anni 1990 e 2010;
  • l’approccio out-of-sample per le proiezioni al 2030 (i dati esterni al campione sono la parte che il modello non ha mai visto prima).

Gli obiettivi principali erano quelli di comprendere la caratterizzazione della convergenza o divergenza nella mortalità e di esaminare l’evoluzione di questi modelli nel futuro.
Oltre all’aspettativa di vita e a vari altri indicatori, i ricercatori hanno utilizzato anche l’età modale alla morte (l’indicatore della lunghezza biologica della vita: quanto a lungo siamo programmati a vivere?) per capire come è cambiata la distribuzione dei decessi e se si è spostata anche la mortalità nelle fasce d’età più avanzate. Indicatori come l’indice di Gini, che misura le disuguaglianze di consumo o di reddito tra famiglie o individui, sono stati utilizzati per decifrare le differenze nella lunghezza della vita.
È stata utilizzata una tecnica statistica multivariata di clustering per raggruppare i Paesi in base alle somiglianze tra gli indicatori di mortalità. L’evoluzione del clustering è stata condotta per tre anni diversi, separatamente per maschi e femmine, con cinque cluster considerati il numero ottimale per tutti e tre i periodi e per entrambi i sessi.
I dati per lo studio, a partire dal 1990 fino al 2020, sono stati ottenuti dal database della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite (UN-DESA), che contiene informazioni demografiche per tutti i Paesi del mondo. I dati sulla mortalità sono stati raggruppati per età, con le informazioni sui bambini di età inferiore a un anno appartenenti a un gruppo e quelle successive a gruppi di cinque anni.

Risultati
I risultati hanno presentato un’analisi dei modelli di convergenza o divergenza della mortalità in tutto il mondo da una prospettiva di evoluzione temporale e da un punto di vista geoeconomico, analizzati separatamente per maschi e femmine. L’analisi dell’evoluzione dei cluster ha mostrato che le categorie di convergenza della mortalità assomigliano alle configurazioni continentali dei Paesi.

Il diagramma mostra come i gruppi di convergenza (cluster) cambino nella popolazione maschile in tutto il mondo nel periodo 1990–2010 e 2010–2030 (Fonte: PLOS ONE).

I 5 cluster principali erano i seguenti: Paesi dell’Africa centrale; Paesi appartenenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE); un gruppo composto da Nord Africa, Cina, America Latina, Turchia asiatica e i Paesi che formavano l’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS); il quarto gruppo composto da India, Sudafrica e Isole del Pacifico; e l’ultimo composto da Ruanda, Uganda e Qatar.
I Paesi appartenenti a questi cinque gruppi hanno mostrato tendenze simili all’aumento in tutti e nove gli indicatori di mortalità. Le disparità tra maschi e femmine in ciascun Paese e le divergenze tra i 5 gruppi sembrano ridursi nel tempo. I cambiamenti più significativi negli indicatori di mortalità sono stati osservati per la regione africana, mentre per i Paesi ad alto reddito i cambiamenti sono rallentati nel tempo.
Inoltre, sebbene le disparità tra maschi e femmine siano risultate in diminuzione in tutte e 5 i cluster e i Paesi che li costituiscono, i ricercatori hanno evidenziato comunque che le differenze tra i due sessi proseguiranno e che i maggiori rischi di malattie cardiovascolari, disfunzioni cardiache e mortalità associati al cromosoma Y spiegano le differenze di mortalità basate sul sesso che si proiettano nel futuro.

Conclusioni
Nel complesso, i risultati hanno indicato che i 5 gruppi di Paesi che sono stati raggruppati in base alle somiglianze negli indicatori di mortalità, hanno mostrato modelli simili di miglioramento nei 9 indicatori di mortalità e di riduzione delle differenze basate sul sesso. Lo studio ha evidenziato, inoltre, che tutti i Paesi, compresi quelli ad alto reddito, miglioreranno in tutti e nove gli indicatori di mortalità, anche se a tassi diversi.

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