Acqua Risorse e consumi

Sistema idrico italiano: tra 20 anni mancherà il 30% di acqua

Nel corso di un evento organizzato da Bain & Company, in collaborazione con Comin & Partners, sono stati messi a fuoco gli elementi di frammentazione e criticità del sistema idrico italiano, e indicate alcune proposte per fronteggiare l’emergenza idrica, puntando su flessibilità, incremento delle fonti, riduzione dei consumi e adozione delle migliori tecnologie.

A causa delle criticità attuali e future di un sistema idrico complesso e frammentato, il bilancio idrico del nostro Paese si contrarrà di ben 12 miliardi di metri cubi nei prossimi anni, pari al 34% degli attuali consumi nazionali, per sopperire ai quali sarà necessario incrementare investire circa 60 miliardi di euro.

È quanto emerso da un evento, promosso da Bain & Company, società di consulenza globale che aiuta le aziende change-makers il proprio futuro, in collaborazione conComin & Partners, società di consulenza strategica specializzata in comunicazione, relazioni istituzionali, media relations e comunicazione digitale, e tenutosi a Roma il 12 marzo 2024, al quale hanno preso parte le principali aziende del settore e i rappresentanti istituzionali chiave per l’ecosistema idrico italiano.

Nel corso del dibattito sono stati messi a fuoco 5 elementi che meritano particolare attenzione:
le perdite superano il doppio della media dell’UE;
i consumi pro-capite superano la media dell’UE del 35%;
solo il 5% dell’acqua depurata è destinato al riutilizzo, rispetto al 20% della media dell’UE;
il prezzo dell’acqua potabile è del 30% inferiore rispetto alla media UE e le tariffe di autoprelievo agricolo/industriale (ca. 0,04 euro/m3) sono inadeguate a stimolare comportamenti virtuosi di consumo.

Lo scenario deve essere affrontato senza esitazioni, individuando una strategia di lungo periodo e, parallelamente, implementando azioni coerenti e continuative – ha spiegato Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner di Bain & Company –Flessibilità del sistema, incremento delle fonti di approvvigionamento e riduzione dei consumi supportata da soluzioni tecnologiche come l’applicazione della Generative AI, sono gli elementi chiave su cui concentrare gli sforzi per rispondere al Trilemma del settore Idrico, ossia circolarità, security of supply ed economicità. È cruciale sviluppare una vera e propria Strategia Idrica Nazionale, ripensare il market design per gestire la pianificazione e l’allocazione delle risorse attraverso un’analisi strutturata del bilancio fonti-impieghi per bacino”.

Risulta imprescindibile analizzare il settore nella sua completezza, considerando il settore nella sua interezza considerando che il comparto agricolo rappresenta il 55% dei consumi, seguito dal settore industriale con il 25%, mentre il comparto civile pesa solo per il 20%. L’eterogeneità tra i 7 bacini idrografici e i ricorrenti picchi stagionali, sono i principali problemi da affrontare, con il distretto Padano che emerge come il più critico, con precipitazioni insufficienti a coprire i consumi finali e il deflusso ecologico del bacino.

Le criticità attuali – e quelle future, in assenza di interventi adeguati – derivano da un settore complesso e frammentato, che coinvolge numerosi differenti attori, sia a livello locale sia nazionale, ed è soggetto a una regolamentazione da sempre focalizzata principalmente sugli usi civili, che coprono appena il 20% dei consumi totali. Ad aggravare la situazione c’è il rischio legato ai cambiamenti climatici che, con il continuo incremento delle temperature, renderà questa risorsa ancora più scarsa e preziosa, unitamente all’aumento dei consumi (al 2050 previsto in crescita dell’8%) e la riduzione dei deflussi idrici (-7% al 2050).

Bain & Company stima che il bilancio idrico complessivo si ridurrà di ben 12 miliardi di metri cubi, pari al 34% degli attuali consumi nazionali, con un costo della mancanza di risposte adeguate pari a 40 miliardi di euro l’annoPer far fronte al crescente deficit idrico, è necessario un incremento di investimenti pari a circa 60 miliardi di euro.

Per accelerare invece gli interventi nel breve-medio termine, è necessario abbattere barriere storiche attraverso interventi mirati di adeguamento normativo e semplificazione dei processi autorizzativi, superando limiti e carenze con l’introduzione di nuovi incentivi e strumenti di finanziamento.

“Suggeriamo quattro azioni pratiche da adottare nel breve termine: l’estensione della governance regolatoria sui consumi totali dei distretti idrografici, ad esempio attraverso un ruolo più incisivo dell’autority – ha dichiarato Davide Iorio, Partner e responsabile del Center of Excellence Water di Bain & Company- Poi, l’introduzione di contratti standard, con un modello per gestione e investimenti iso-Consip e l’adozione di nuove fonti e tecnologie; ad esempio, sistemi di irrigazione smart e dissalatori. Infine, la promozione della circolarità attraverso l’adozione di meccanismi di riuso sostenuti da certificati blu”-

Infine, bisogna intervenire nel meccanismo energy-water nexus:l’acqua è utilizzata in tutti i processi di produzione di energia e, allo stesso modo, l’energia è richiesta in tutte le fasi di prelievo, trattamento e trasporto dell’acqua.

Il legame tra energia e settore idrico è molto forte – ha concluso Luigi Corleto, Partner di Bain & Company – Da un lato, meccanismi innovativi per il rinnovo delle concessioni idroelettriche permetterebbero di accedere velocemente a risorse per oltre 15 miliardi di euro destinate ad incrementare la capacità di stoccaggio. Dall’altro, lo sviluppo di una piattaforma PPA-Rinnovabili sosterrebbe la decarbonizzazione dei consumi energetici per 8 TWh/anno, stabilizzandone il costo e facilitando la transizione ecologica del Paese”.

In conclusione, sono necessari il contributo urgente e uno sforzo condiviso da parte di tutti gli stakeholder del settore, per definire priorità, responsabilità reciproche e azioni di un percorso che deve essere contemporaneamente rapido e mirato.

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