Oltre al deferimento alla Corte europea di giustizia per non aver pienamente rispettato gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, la Commissione UE nel pacchetto di infrazioni di marzo 2024 ha avviato nei confronti dell’Italia anche una nuova procedura di infrazione per la qualità dell’aria e una lettera di costituzione in mora per l’incompleto recepimento della Direttiva sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali.
La Commissione UE ha adottato il 13 marzo 2024 il pacchetto mensile di infrazioni nel quale l’Italia trova il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea in quanto il nostro paese non ha pienamente rispettato gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Si tratta del quarto caso di infrazione aperto in relazione all’applicazione non corretta della Direttiva, senza sovrapposizione tra questi in quanto ciascuno di essi riguarda diverse violazioni degli obblighi stabiliti dalla direttiva. Complessivamente le quattro procedure riguardano più di 900 agglomerati.
La Direttiva, che ha l’obiettivo proteggere la salute e l’ambiente, prevede che Stati membri devono disporre di una rete fognaria per tutti gli agglomerati con almeno 2.000 abitanti. Se l’istituzione di una rete fognaria non è giustificata, in particolare perché comporterebbe costi eccessivi, è possibile utilizzare sistemi individuali o altri sistemi appropriati, a condizione che garantiscano lo stesso livello di protezione ambientale. Gli Stati membri devono inoltre garantire che gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane negli agglomerati con almeno 2.000 abitanti siano quantomeno conformi al livello di trattamento secondario (consistente nel trattamento del materiale organico nelle acque reflue urbane) prima di essere rilasciati nell’ambiente.
Le informazioni presentate dall’Italia hanno evidenziato una diffusa inosservanza della Direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani. Nel caso di 36 agglomerati l’Italia deve tuttora garantire la disponibilità di sistemi di raccolta delle acque reflue. In 130 agglomerati, l’Italia continua a non trattare correttamente le acque reflue raccolte. Per gli agglomerati che scaricano acque reflue in aree sensibili è necessario un trattamento più rigoroso di tali acque. In 12 agglomerati italiani questo obbligo non è ancora rispettato. Infine, in 165 agglomerati l’Italia non garantisce che gli scarichi idrici soddisfino nel tempo le condizioni di qualità richieste.
La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel giugno 2018 e successivamente un parere motivato nel luglio 2019. Nonostante alcuni progressi, molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Sempre in tema di Ambiente, la Commissione UE ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora per la persistente mancata esecuzione della Sentenza della Corte di giustizia dell’UE del 10 novembre 2020. La Corte ha constatato che l’Italia non aveva ottemperato ai suoi obblighi ai sensi della Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente Il Green Deal europeo che mira all’obiettivo di “inquinamento zero” richiede la piena attuazione delle norme in materia di qualità dell’aria per proteggere efficacemente la salute umana e salvaguardare l’ambiente naturale. La Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente del 2008 (sulla nuova, proposta nel 2022 dalla Commissione UE per avvicinare i limiti di concentrazione a quelli dell’OMS, è stato raggiunto l’accordo tra Consiglio e Parlamento europeo) obbliga gli Stati membri a mantenere al di sotto di determinati livelli le concentrazioni di inquinanti specifici nell’aria, come il particolato PM10. Quando sono superati tali valori massimi, gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure per ridurre quanto più possibile la durata del periodo di superamento dei limiti. Sebbene dalla data della sentenza l’Italia abbia adottato alcune misure, nel 2022 si registravano ancora superamenti dei valori limite giornalieri in 24 zone di qualità dell’aria, mentre una zona segnalava superamenti dei valori limite annuali. Pertanto, la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire l’Italia alla Corte, con la richiesta di irrogare sanzioni pecuniarie.
Infine, la Commissione ha deciso di inviare al nostro Paese una lettera di costituzione in mora per l’incompleto recepimento nei rispettivi ordinamenti nazionali della Direttiva sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali. La Direttiva rientra nella strategia globale dell’UE volta a stabilire norme minime comuni per garantire il diritto a un equo processo e i diritti di indagati e imputati nei processi penali in tutta l’UE. Essa stabilisce norme comuni sulle garanzie procedurali per i minori, quali il diritto a una valutazione individuale, il diritto a un trattamento specifico in caso di privazione della libertà personale (come la separazione dai detenuti adulti e l’accesso alla formazione e istruzione) e il diritto di essere accompagnati dal titolare della responsabilità genitoriale durante il procedimento. La Commissione ritiene che l’Italia non abbia recepito compiutamente la Direttiva, in particolare per quanto riguarda il diritto all’informazione del minore e il diritto a una visita medica. Ora l’Italia dispone di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze sollevate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.