Fonti fossili

Case fredde, bollenti profitti: le lobby fossili convincono i politici

Un Rapporto di Fossil Free Politics, una coalizione di Ong a livello europeo che si batte per erigere un muro tra l’industria dei combustibili fossili e la politica climatica, rivela attraverso 5 casi studio, tra cui quello italiano, come le lobby dei combustibili fossili abbiano influenzato le scelte dei Governi durante la crisi energetica, traendone ulteriori profitti.

I lobbisti dell’industria dei combustibili fossili hanno esercitato pressioni con successo sui Governi e sull’UE affinché indebolissero le misure intese a ridurre le bollette delle famiglie, proteggere le persone dalla povertà energetica e tassare i profitti straordinari durante la crisi energetica.

È la denuncia del Rapporto Cold Home, Hot Profits. How polluters persuade politicians to put profits before people” che Fossil Free Politics, una coalizione a livello europeo che si batte per erigere un muro tra l’industria dei combustibili fossili e la politica climatica, coordinato da Corporate Europe Observatory, Food and Water Action Europe, Friends of the Earth Europe, Global Witness e Greenpeace EU, ha pubblicato il 25 ottobre 2023.

Secondo la coalizione, nelle capitali europee, le aziende di combustibili fossili e i gruppi lobbistici hanno fatto di tutto per influenzare le risposte dei governi alla crisi energetica, sabotando politiche che potrebbero aiutare milioni di persone che lottano per pagare le bollette. 

Tutto questo per poter proteggere i loro incredibili e inaspettati profitti che per 5 grandi major petrolifere sono più che raddoppiati fino a raggiungere i 200 miliardi di dollari nel 2022 e prolungare la durata del loro modello di business distruttivo per il clima, mentre le persone e il pianeta pagano il prezzo più alto.

“La dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili ha creato questa crisi energetica, e le aziende maggiormente responsabili stanno facendo pressioni per ricavarne ancora più profitti a scapito delle famiglie che lottano per pagare le bollette alle stelle – ha affermato Chloé Mikolajczak, Coordinatrice della coalizione Fossil Free PoliticsChiedere alle compagnie petrolifere di fornire consulenza su questa crisi è come chiedere a una volpe di dare consigli sulla progettazione del pollaio. I politici hanno la responsabilità di proteggere le persone – dal collasso climatico e dall’avidità aziendale – quindi devono mettere un muro tra le loro decisioni e le aziende responsabili di questa catastrofe”.

Il Rapporto tramite 5 nuovi casi studio provenienti da Bruxelles, a livello UE, Italia, Repubblica Ceca, Spagna e Regno Unito, rivela che le compagnie petrolifere e del gas che traggono profitto dalla crisi energetica hanno esercitato pressioni per indebolire e ritardare le tasse straordinarie, facendo naufragare le tutele per le famiglie che faticano a pagare, e persino ottenere l’autorizzazione per nuove trivellazioni.

I casi studio
– A livello europeo, il gruppo di pressione sui combustibili fossili, l’Associazione Internazionale dei Produttori di Petrolio e Gas (IOGP), ha esercitato pressioni sulle istituzioni dell’UE per annacquare il “contributo di solidarietà” che le Istituzioni europee avevano concordato per un prelievo temporaneo sugli utili delle società energetiche superiori al 20% della loro media dal 2018, ed è stato invitato a consigliare la Commissione UE, spingendo per più gas fossile e per le false soluzioni che lo giustificano; consigli che mantengono le bollette alte (con i prezzi del gas ancora più del 50% superiori ai livelli pre-guerra in Ucraina) e l’Europa dipendente dai combustibili fossili.

– In Italia, dove il Governo ha nominato un lobbista dei combustibili fossili come consulente del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), il colosso del petrolio e del gas ENI ha visto i suoi profitti netti più che raddoppiare raggiungendo i 13,3 miliardi di euro nel 2022, grazie all’effetto dell’invasione dell’Ucraina sui prezzi dei combustibili fossili e non contento dei guadagni inattesi ha sfruttato la crisi per garantire maggiori trivellazioni e nuovi terminali di GNL (qui per leggere il caso studio completo, condotto  con la collaborazione di ReCommon, l’Associazione che lotta contro gli abusi di potere e il saccheggio dei territori per creare spazi di trasformazione nella società, in Italia, in Europa e nel mondo).

– Nella Repubblica Ceca, il proprietario del colosso dell’energia sporca EPH ha minacciato pubblicamente di trasferire all’estero una delle sue società a causa dell’imposta sui profitti in eccesso, inizialmente prevista del 100% gli utili a partire dal 2022. Grazie alle pressioni del suo impero mediatico è riuscito a far cambiare idea al governo di Praga.

– In Spagna, le società energetiche Endesa, Naturgy e Iberdrola hanno utilizzato una complessa rete di manovre politiche, legali e di pubbliche relazioni – inclusa una porta girevole con i massimi funzionari pubblici spagnoli – per combattere le misure che limitano i loro profitti e per far sì che le famiglie vulnerabili si facciano carico del peso dell’aumento dei costi energetici.

– Nel Regno Unito, il gruppo di lobby dei combustibili fossili Offshore Energies UK (OEUK) ha utilizzato il suo accesso privilegiato, i ricevimenti parlamentari e i gruppi consultivi speciali per garantire che l’imposta sulle perdite inaspettate fosse piena di scappatoie e potesse essere limitata.

La ricerca arriva mentre le richieste di una parete refrattaria (firewall) tra l’industria dei combustibili fossili e le politiche climatiche ed energetiche diventano più forti. Oltre 100 organizzazioni della società civile e sindacati hanno pubblicato una Dichiarazione in cui chiedono una legge che spinga le aziende a rispettare i diritti umani, l’ambiente e il clima, tramite obblighi rigorosi e concreti per prevenire e porre fine ai danni. lo stesso.

Ciò avviene dopo che oltre 100.000 persone hanno firmato una petizione per cacciare l’industria dei combustibili fossili dalla politica. Grazie alla continua pressione delle organizzazioni della società civile, il 24 ottobre 2023 la Commissione per le petizioni del Parlamento europeo ha annunciato che terrà un’audizione pubblica sull’indebita influenza delle aziende produttrici di combustibili fossili nella risposta alla crisi energetica dell’UE, che avrà luogo nei primi mesi del 2024.

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