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Mediterraneo: la regione si sta avviando verso un degrado irreversibile

Il Rapporto (SoED 2020) dell’UNP-MAP e Plan Bleu sullo stato del Mediterraneo avverte che se si vuole arrestare le attuali tendenze, bisogna attuare misure immediate e decise perché il degrado ambientale potrebbe avere gravi e durature ripercussioni sulla salute umana e sui mezzi di sussistenza nella regione.

L’aumento della disuguaglianza, la perdita di biodiversità, l’impatto dilagante dei cambiamenti climatici e la pressione crescente sulle risorse naturali potrebbero provocare danni ambientali irreversibili nel Bacino del Mediterraneo.

È l’allarme che scaturisce dal Rapporto The State of the Environment and Development in the Mediterranean”, presentato il 22 ottobre 2020, a conclusione della Eu Green Week, dal Piano di Azione Mediterraneo del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP-MAP), e realizzato dal Plan Bleu, il Centro di attività regionale del sistema UNEP-MAP, istituito dalla Francia nell’ambito della Convenzione di Barcellona (1976), adottata da 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e dall’Unione europea, che impegna le Parti contraenti ad azioni precauzionali per prevenire, combattere ed eliminare l’inquinamento del mare Mediterraneo e per proteggere e valorizzare l’ambiente marino dell’area.

Il momento per un’azione risoluta per salvare il Mediterraneo è ora e attingere alla conoscenza delle interazioni tra ambiente e sviluppo sarà cruciale – ha affermato Gaetano Leone, Coordinatore del Segretariato della Convenzione UNEP-MAP – Concentrandosi sugli errori del passato, i risultati del rapporto possono guidare una rinascita verde nel Mediterraneo. Intraprendere percorsi di sviluppo più verdi adesso può fermare le tendenze al degrado ambientale e salvare i risultati conseguiti a fatica nell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

Secondo il Rapporto, il 15% dei decessi nel Mediterraneo è attribuibile a fattori ambientali prevenibili, come quei 228.000 decessi prematuri del 2016 per esposizione all’inquinamento atmosferico. Inoltre, l’area, una delle destinazioni turistiche più ambite al mondo (360 milioni di arrivi nel 2017) e una delle rotte marittime più trafficate, è inquinata ogni giorno da circa 730 tonnellate di rifiuti di plastica. La presenza di oltre 1.000 specie non autoctone rappresenta una minaccia anche per la biodiversità e la regione si sta riscaldando del 20% più velocemente della media globale.

Con il PIL sulla sponda europea in media tre volte superiore a quello dei Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale, il Rapporto indica che la regione, che ospita oltre 512 milioni di persone, non è sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda ONU al 2030.

È in gioco il futuro del Mediterraneo – ha aggiunto François Guerquin, Direttore di Plan Bleu – Negli ultimi mesi, il mondo si è chiesto come sarà il mondo in futuro. Questa è la terza edizione del SoED dal 2005 e da allora è cambiato molto poco. Se vogliamo proteggere il Mediterraneo per le generazioni presenti e future, non possiamo più permetterci passaggi graduali. Dobbiamo intraprendere cambiamenti drastici nel nostro rapporto con la natura“.

Se si vuole arrestare le attuali tendenze, bisogna attuare misure immediate e decise perché il degrado ambientale potrebbe avere gravi e durature ripercussioni sulla salute umana e sui mezzi di sussistenza nella regione.

Nove priorità d’azione per migliorare la salute umana e l’ambiente

Al fine di spingere per un cambiamento trasformativo che affronti i driver del degrado ambientale, il Rapporto individua 5 azioni principali.
Incentivi e rafforzamento delle capacità: eliminare gradualmente i sussidi dannosi per l’ambiente e incentivare le opzioni sostenibili, compresa la rimozione dei sussidi alle energie non rinnovabili e all’estrazione delle acque sotterranee, consentendo alle amministrazioni e agli attori locali di attuare impegni e misure concordati a livello nazionale o internazionale.
Cooperazione intersettoriale: garantire che i percorsi per la transizione siano condivisi da tutti i settori, non solo dalle amministrazioni responsabili dell’Ambiente, e dare priorità alla sostenibilità in tutte le politiche settoriali.
Azione preventiva: attuare misure che prevengano il degrado, che siano generalmente meno costose e che portino a risultati ambientali e sociali migliori rispetto alle azioni di pulizia e bonifica.
Rafforzamento della resilienza in condizioni di incertezza: indirizzare l’azione e gli investimenti verso l’adattamento agli impatti ambientali previsti, anche sfruttando soluzioni basate sulla natura.
Applicazione degli obblighi legali: promuovere nella legislazione nazionale l’adozione di disposizioni che consentano la responsabilità e l’azione legale e rafforzino i meccanismi legali e amministrativi coinvolti nell’applicazione, compresi quelli intrapresi dai Paesi del Mediterraneo ai sensi della Convenzione di Barcellona e dei suoi protocolli .

Il rapporto fornisce una base per un’azione ambientale basata sull’evidenza dei fatti nella regione e i suoi autori sottolineano l’urgente necessità di risposte politiche adeguate ed efficaci per alleviare la pressione sull’ambiente soddisfacendo al contempo le pressanti esigenze di sviluppo umano.

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