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SoGA 2020: l’inquinamento atmosferico ha provocato 6,7 milioni di morti

Lo State of Global AIR (SoGA) 2020 del prestigioso ProgrammaGlobal Burden of Disease, che misura a livello mondiale gli andamenti epidemiologici, valutando le cause della perdita di salute intesa non solo come morte prematura, ma anche come anni vissuti con disabilità, ha rilevato che lo scorso anno l’inquinamento atmosferico è diventato la 4a causa di morte e ha provocato quasi 500.000 decessi di bambini nel primo anno di vita.  

Secondo lo State of Global Air (SoGA 2020)   , pubblicato il 21 ottobre 2020 dall’Health Effects Institute (HEI), un istituto di ricerca indipendente e senza scopo di lucro finanziato dalla US Environmental Protection Agency (EPA), da industrie, fondazioni e banche di sviluppo, e dal Global Burden of Disease (GBD) dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Seattle (Washington), l’inquinamento atmosferico è divenuto con 6,67 milioni il 4° principale fattore di rischio di morte, dopo l’ipertensione (10,8 milioni), il tabacco (7,94 milioni) e cattiva alimentazione (7,94 milioni).

I risultati del SoGA 2020, si basano sugli ultimi risultati degli studi compiuti dal GBD e pubblicati su The Lancet, che sono stati condotti in 204 Paesi, attraverso un’analisi sistematica e completa del numero di decessi e di anni di vita sana, attribuibili a 286 cause di morte, e 369 malattie, tra cui l’inquinamento atmosferico

Per effetto dei blocchi correlati alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, i dati di monitoraggio della qualità dell’aria sia da satellite che da terra hanno mostrato riduzioni sostanziali delle concentrazioni di inquinanti come il biossido di azoto (NO2), mentre per altri inquinanti come il PM2.5 le riduzioni sono risultate modeste. Tuttavia, si afferma nel Rapporto, questi cambiamenti positivi per un’aria pulita sono stati solo temporanei poiché, con la rimozione delle restrizioni, le emissioni sono aumentate rapidamente, cancellando qualsiasi miglioramento della qualità dell’aria.

SoGA 2020 sottolinea che, sebbene i collegamenti tra inquinamento atmosferico e Covid-19 non siano certi, ci sono prove evidenti che mettono in relazione l’inquinamento atmosferico e l’aumento delle malattie cardiache e polmonari, creando una crescente preoccupazione che l’esposizione ad alti livelli di inquinamento atmosferico, specialmente quelli diffusamente sperimentati nei Paesi dell’Asia meridionale e orientale, potrebbe esacerbare gli effetti del Covid-19. In occasione dell’epidemia di SARS-CoV-1 nel 2002-2004 studi hanno rivelato un’associazione tra maggiore inquinamento atmosferico e tassi di mortalità più elevati del previsto. 

L’interazione del Covid-19 con il continuo aumento globale delle malattie croniche e dei fattori di rischio correlati, tra cui obesità, glicemia alta, e inquinamento atmosferico esterno negli ultimi 30 anni – ha affermato il Direttore dell’IHME, Christopher Murray che ha guidato la ricerca GBD – hanno creato una tempesta perfetta, alimentando i decessi da Covid-19“.

Anche per l’Italia alcuni studi hanno ipotizzato che le patologie pregresse correlate all’esposizione agli inquinanti potrebbero avere un ruolo nel determinare l’esito letale del Covid-19. Per fornire a istituzioni e cittadini informazioni attendibili utili per la migliore comprensione dei fenomeni e l’assunzione delle opportune decisioni è stato avviato un Progetto di ricerca congiunto ENEA-ISS-SNPA, denominato PULVIRUS.

Dal Rapporto emerge che i tre Paesi con la più alta esposizione ponderata in base alla popolazione sono India, Nepal e Niger, mentre i tre Paesi con quella più bassa sono Australia, Brunei Darussalam e Canada.

Per la prima volta, SoGa 2020 include statistiche su come l’inquinamento atmosferico, tra esterno e domestico, colpisca i bambini nel loro primo mese di vita, uccidendone lo scorso anno 476.000 in tutto il mondo, due terzi dei quali legati all’utilizzo di combustibili solidi come carbone, legno e sterco di animali per cucinare. Già durante la gravidanza, l’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta il rischio che i bambini nascano con un basso peso o prematuri con polmoni che non sono completamente sviluppati. Queste condizioni sono associate a gravi complicazioni e rappresentano la stragrande maggioranza dei decessi neonatali.

La salute di un bambino è fondamentale per il futuro di ogni società, e questa più recente prova suggerisce che il rischio è particolarmente elevato per i bambini nati nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana – ha affermato Dan Greenbaum, Presidente di HEI – Anche se ci sono stati lenti e costanti riduzioni della dipendenza delle famiglie dalla scarsa qualità dei combustibili, l’inquinamento atmosferico determinato da tale uso continua ad essere un fattore chiave nella morte di questi neonati”.

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