Economia e finanza Sostenibilità

Sviluppo sostenibile: l’UE avanza ma il ritardo è ancora grave

L’ASvis ha presentato il Rapporto  di sintesi sul cammino dell’UE verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che per la prima volta misura la dinamica dei singoli Stati membri. Dal 2010 la situazione è migliorata per 9 obiettivi, peggiorata per 2, rimasta invariata per 5,e per l’obiettivo 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) non è stato possibile creare indicatore composito per mancanza di dati.

L’Unione europea pur essendo l’area più avanzata rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030 dell’ONU, tuttavia denuncia  gravi ritardi che rischiano di far fallire il piano di azione su cui si sono impegnati tutti i Paesi del mondo nel 2015.

Lo rileva il Rapporto di approfondimento “The European Union and the Sustainable Development Goals”, ha presentato il 7 febbraio 2020 al Ministero degli Esteri dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che con oltre 230 aderenti è la più grande rete di organizzazioni della società civile mai creata in Italia, e un unicum molto apprezzato a livello internazionale, che ha l’obiettivo di diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda ONU.

È la prima volta che l’ASviS, che ogni anno produce il Rapporto sul percorso dell’Italia verso il 2030, offre il quadro di sintesi dell’Unione europea, attraverso la misurazione della dinamica dei singoli Stati membri.

Il calcolo degli indicatori compositi è frutto di un complesso lavoro di analisi, condotto a partire dai dati pubblicati dall’Eurostat, che consente di valutare i progressi dell’Europa e di confrontare le performance relative dei singoli Paesi rispetto alla media dell’Unione.
I risultati medi europei – ha sottolineato il Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini nascondono, per gran parte degli Obiettivi, situazioni molto differenziate tra gli Stati membri. Le nuove politiche europee devono cercare di ridurre queste differenze, che minano la fiducia nell’Europa dei cittadini che vivono nei Paesi in fondo alla classifica del benessere”.

Il Rapporto rivela, infatti che tra il 2010 e il 2017 la situazione:
migliora per 9 Obiettivi (Salute, Educazione, Parità di genere, Energia, Occupazione, Città, Produzione e consumo, Cambiamenti climatici ed Ecosistema marino);
peggiora per 2 (Ecosistemi terrestri e Cooperazione internazionale);
resta invariata per 5 (Povertà, Fame, Infrastrutture, Disuguaglianze, Pace e giustizia);
– per l’Obiettivo 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) non è stato possibile creare un indicatore composito per mancanza di dati.

Restringendo l’analisi al breve periodo, tra il 2016 e il 2017 si segnalano miglioramenti nei due-terzi dei casi, cioè per gli Obiettivi 1, 2, 3, 4, 5, 8, 10, 11, 14 e 16, stabilità per gli Obiettivi 7, 9, 12, 13 e 17, mentre nel caso dell’Obiettivo 15 si manifesta un peggioramento.

È urgente decidere e agire rafforzando gli interventi in ogni campo perché i prossimi dieci anni siano decisivi per il presente e il futuro dell’umanità e del pianeta – ha commentato Enrico Giovannini, Portavoce dell’ASviS – A tal fine rilevante è la struttura e gli obiettivi della nuova Commissione europea, che ha responsabilizzato l’istituzione nel suo complesso, i Vicepresidenti e ciascun Commissario per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ha introdotto un Commissario alle disuguaglianze, ha affidato al Commissario per gli Affari economici il compito di valutare gli avanzamenti, ha definito che l’Agenda 2030 dovrà essere al centro di un rinnovato Semestre europeo”.

Queste importanti novità, unite ai nuovi orientamenti della BCE per agevolare le banche che investono nella lotta ai cambiamenti climatici, in energie rinnovabili e nell’economia circolare, e della BEI per interrompere i finanziamenti ai progetti legati all’energia fossile dall’inizio del 2022, vanno nella direzione auspicata dall’ASviS fin dalla sua costituzione.

La svolta europea avrà effetti positivi anche sull’Italia, dando maggiore consistenza agli impegni sul Green Deal promessi dal Governo, daI momento che il nostro Paese potrà attingere al fondo di mille miliardi di investimenti previsti per il Green Deal europeo.

Il nostro Paese deve decidere se sostenere queste innovazioni o avere un atteggiamento conservatore – ha osservato Giovanni –Non sono cambiamenti indolori, ma l’Italia ha tutto da guadagnare da politiche e fondi europei orientati verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

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