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BEI: dal 2022 nessun finanziamento a progetti di combustibili fossili

Con una storica decisione, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha deciso di interrompere il finanziamento di progetti di combustibili fossili entro la fine del 2021, salvaguardando quelli a gas con determinate caratteristiche. Ma il tema della “Just transition” rimane dirimente per decarbonizzare l’economia e garantire la stabilità sociale.

La Banca Europea per gli Investimenti cesserà di finanziare progetti per i combustibili fossili alla fine del 2021, secondo quanto deciso nella riunione del 14 novembre 2019.

Era stata la neo-Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ad annunciare nel suo Programma che la BEI avrebbe avuto un ruolo fondamentale nell’European Green Deal aumentando i finanziamenti per le energie rinnovabili ed eliminando gradualmente la dipendenza dai combustibili fossili.

Il clima è il problema principale nell’agenda politica del nostro tempo – ha dichiarato il Presidente della BEI, Werner HoyerSmetteremo di finanziare i combustibili fossili e lanceremo la più ambiziosa strategia di investimento sul clima di qualsivoglia altra istituzione finanziaria pubblica”.

Il Piano, approvato con larga maggioranza degli azionisti ovvero delle Banche centrali dei 28 Stati membri, non era scontato, specie dopo la riunione del Board della BEI del mese di ottobre allorché si era avuto uno scontro sulla proposta attuativa del Piano di azione per il finanziamento alla crescita sostenibile, adottato dalla Commissione UE lo scorso anno.

Di fronte all’atteggiamento di una tolleranza zero della BEI nei confronti dei finanziamenti di tutti i i combustibili fossili, c’era stata l’opposizione dei Paesi dell’UE che fanno ancora affidamento pesantemente sui combustibili fossili (Germania e Paesi dell’Est-Europa) a cui si sarebbe associata anche l’Italia preoccupata che potesse venir meno il maxi co-finanziamento dell’UE per il TAP (Trans-Adriatic Pipeline), il gasdotto che dovrà portare 10 miliardi di mc3 di gas all’anno dall’Azerbajian, attraversando Grecia, Albania e Mar Adriatico per poi approdare nel Salento, per dirigersi verso Brindisi, allacciandosi alla rete SNAM.

Ovviamente si è raggiunto un compromesso per cui, anziché far iniziare il phase out dal 2020, si inizierà dalla fine del 2021 e continuerannoad essere sostenuti tutti i “progetti di interesse comune” dell’UE prima del 2022. Con tale decisione i finanziamenti per il TAP non sono in pericolo, ma, secondo le Associazioni e Organizzazioni ambientaliste europee, anche quelli per altri 50 progetti sul gas. Dal 2022 i progetti energetici per il gas dovranno dimostrare di poter produrre un chilowattora di energia emettendo meno di 250 grammi di anidride carbonica. Questa decisione taglierà fuori dai finanziamenti le tradizionali centrali elettriche a gas, pur salvaguardando quelle basate sulle “nuove tecnologie”, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, la combinazione di calore e produzione di energia o quelle con mix di gas rinnovabile con gas naturale fossile.

L‘Europa centrale e quella orientale, ancora troppo dipendenti dai combustibili fossili, potranno usufruire di un pacchetto di transizione energetica dedicato. Sono state le preoccupazioni di carattere sociale alla base di quest’ultima decisione, che riguarda il tema centrale del passaggio ad un’economia low carbon, peraltro previsto dall’Accordo di Parigi e diventerà sempre più centrale nella lotta ai cambiamenti climatici: “Just transition..

C’è un aspetto molto importante della transizione che si è visto in tutte le proteste, non solo di quelle giovanili, ma dei gilet gialli – ha affermato Nancy Saich, Senior Advisor della BEI per il clima e l’ambiente e responsabile delle attività di Climate Finance – Se non affronteremo gli aspetti relativi a forme di sostegno e a nuove opportunità per coloro che, svolgendo attualmente attività nel settore del carbone o in altro ad elevate emissioni di carbonio, avvertono il rischio di perdere il lavoro, non ci saremo rivolti a tutti. Dobbiamo agire in modo inclusivo, affinché nessuno rimanga indietro”.

Comunque, la decisione della BEI di bloccare gli investimenti di capitali verso progetti di combustibili fossili è stata accolta favorevolmente dalle Associazioni e Organizzazioni ambientaliste europee quale passo importante verso l’obiettivo dell’UE di essere carbon neutral entro il 2050. Dal 2013 al 2018, secondo i loro calcoli, la BEI avrebbe distribuito alle società dei combustibili fossili 6,2 milioni di euro al giorno.

Se la più grande banca pubblica del mondo si è inchinata alla pressione dell’opinione pubblica e ha dovuto prendere atto che i finanziamenti per tutti i combustibili fossili devono finire – ha osservato Colin Roche, di Friends of the Earth Europeanche tutte le altre banche, sia pubbliche che private, dovranno seguirne l’esempio“.

La decisione della BEI sarà accolta favorevolmente anche ai cittadini europei, dal momento che l’ultimo sondaggio di Eurobarometro sui cambiamenti climatici ha evidenziato il loro forte sostegno alle azioni di contrasto al global warming ritenuto dal 93% degli europei un “problema grave” e dal 79%  un “problema molto grave“, superando rispetto all’ultimo sondaggio effettuato nel 2017 il “terrorismo internazionale” e diventando il secondo problema più grave che il mondo oggi deve affrontare, dopo la povertà, la fame e la mancanza di acqua potabile.

Tra le fasce più giovani della popolazione le tematiche clima /ambiente sono diventate il primo problema, come ha evidenziato l’ultimo Rapporto di Deloitte sui Millennials.

Il Sondaggio del 2019 che ha coinvolto 13.416 Millennials (i nati tra gennaio 1983 e dicembre 1994) di 42 Paesi, tra cui 301 Italiani, e 3.009 Gen Z (i nati tra il 1995 e il 2002) di 10 Paesi, tra cui 301 Italiani, ha evidenziate che tra un panel di 20 sfide che la società deve affrontare e che coinvolgono maggiormente gli intervistati a livello personale, “cambiamenti climatici / protezione dell’ambiente” è in cima alla lista per il 29% degli intervistati, sette punti in più rispetto alla preoccupazione successiva: disuguaglianza di reddito / distribuzione della ricchezza.

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