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Qualità aria in UE: Italia con le concentrazioni più elevate di PM

Un briefing sulla qualità dell’aria ambiente dell’Agenzia Europea dell’Ambiente che presenta lo stato delle concentrazioni di inquinanti nel 2020 e nel 2021 (provvisorie), in relazione sia agli standard di qualità dell’aria dell’UE che rispetto alle linee guida dell’OMS (2021), aggiornate nel 2021, mostra che i superamenti degli standard di qualità dell’aria, nonostante i lockdown correlati al Covid-19, sono stati diffusi in tutta l’UE.

L’inquinamento atmosferico è il più grande rischio per la salute ambientale in Europa, causa di malattie cardiovascolari e respiratorie che portano alla perdita di anni di vita sani e, nei casi più gravi, a morti premature.

A ribadirlo è briefing sullo Stato della qualità dell’aria in Europa che l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 1° aprile 2022 e che presenta, oltre gli ultimi dati ufficiali per il 2020, anche quelli provvisori per il 2021, sulle concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici misurati in oltre 4.500 stazioni di monitoraggio in 36 Paesi europei.

Secondo l’AEA, le violazioni degli standard europei di qualità dell’aria nel 2020 sono rimaste la norma, nonostante un notevole calo dell’inquinamento atmosferico a causa delle misure di blocco del Covid-19, che hanno comportato una riduzione dei trasporti stradali, aerei e marittimi, e dei livelli di attività di alcuni settori industriali. Tuttavia la produzione agricola è rimasta pressoché stabile e le emissioni del riscaldamento domestico sono aumentate dal momento che le persone sono rimaste più a lungo a casa.

Secondo l’AEA, il 96% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine (PM2,5) superiori al limite di 5 µg/m3 delle Linee guida aggiornate dell’OMS, mentre se si prende a riferimento il valore limite dell’UE di 25 µg/m3, la percentuale scende addirittura a meno dell’1%, evidenziando la discrepanza che sussiste tra gli attuali obiettivi politici dell’UE e le prove scientifiche sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute.

Un precedente briefing dell’AEA, pubblicato in occasione del Forum UE sull’aria pulita (Madrid, 18-19 novembre 2021), ha stimato che, se fossero state adottate le nuove Linee guida dell’OMS, si sarebbe evitato il 58% delle 307.000 morti premature (32.000 in Italia) causate dall’inquinamento di PM2,5 nell’UE nel 2019.

Percentuale di popolazione urbana dell’UE esposta a concentrazioni di inquinanti atmosferici superiori agli standard dell’UE e alle linee guida dell’OMS nel 2020

PM10
Nel 2020 i superamenti del valore limite giornaliero dell’UE per il PM10 sono stati osservati in Italia e in alcuni Paesi dell’Europa orientale. La Pianura padana è risultata l’area più colpita, sia per l’alta densità di popolazione e industrie che per “specifiche condizioni meteorologiche e geografiche che favoriscono l’accumulo di inquinanti atmosferici nell’atmosfera“. Nella maggior parte dei Paesi dell’Europa orientale, la causa è dovuta per lo più all’utilizzo dei combustibili solidi, come il carbone, per il riscaldamento delle famiglie e per la produzione di energia elettrica.

Un recente Rapporto dell’European Public Health Alliance (EPHA) ha messo in rilievo che anche l’uso delle biomasse per riscaldarsi e cucinare ha un notevole impatto sulle spese sanitarie delle famiglie europee, mettendo in guardia sulla possibilità che proprio l’aumento dei prezzi dell’energia possa indurre molte persone ad intraprendere soluzioni dannose che aumentano l’inquinamento e hanno ripercussioni sulla salute.

Nel 2020 il superamento del valore limite giornaliero dell’UE di 50 µg/m3 è stato registrato nel 16% delle stazioni di monitoraggio, l’84% delle quali urbane e l’11% suburbane. Su 20 Paesi dichiaranti che hanno registrato concentrazioni superiori al valore limite giornaliero dell’UE, 15 erano Paesi membri. Dai dati provvisori del 2021 indicano il superamento del limite in 16 Paesi dichiaranti, di cui 12 Paesi membri dell’UE.

PM2,5
Anche per questo inquinante le più alte concentrazioni sono state osservate nell’Italia settentrionale e in alcuni Paesi dell’Europa orientale
Nel 2020 il superamento del valore limite annuale dell’UE di 25 µg/m3 è stato registrato nel 2% delle stazioni di monitoraggio, di cui il 69% urbane e il 21% suburbane. Sono 6 Paesi dichiaranti, inclusi 3 Stati membri dell’UE, che hanno registrato concentrazioni superiori, come pure nel 2021.

Ozono (O3)
Nonostante il 2020 sia stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, i livelli di ozono sono stati inferiori rispetto agli anni precedenti. Secondo l’AEA, due fattori possono aver giocato un ruolo: le temperature elevate in inverno e in autunno, quando la formazione di ozono è meno intensa; la riduzione durante il lockdown delle emissioni di NO2, precursore dell’ozono. Tuttavia, concentrazioni elevate nel 2020 sono state riscontrate in alcune aree dell’Europa centrale, in alcuni Paesi mediterranei (tra cui l’Italia) e in Portogallo. Sono stati 21 i Paesi dichiaranti, inclusi 15 Stati membri dell’UE, che hanno registrato livelli superiori al valore obiettivo dell’UE di 120 µg/m3. Nel 2021 sarebbero 20, inclusi 16 Stati membri dell’UE.

Biossido di azoto (NO2)
Nel 2020, durante il primo blocco dell’aprile 2020, sono state osservate riduzioni delle monitorate nelle stazioni di traffico sono diminuite fino al 70%. Ma la ripresa delle attività ha fatto risalire i livelli. Nel complesso 8 Paesi dichiaranti, inclusi 7 Stati membri dell’UE, hanno registrato nel 2020 concentrazioni superiori al valore limite annuale dell’UE di 40 µg/m3, nel 2% di tutte le stazioni di monitoraggio, il 69% delle quali erano stazioni di traffico. Nel 2021 concentrazioni di NO2 superiori al valore limite annuo sono state registrate nell’1% delle stazioni di monitoraggio, tutte stazioni di traffico.

Benzo[a]pirene (BaP)
Il BaP un inquinante cancerogeno emesso principalmente dalla combustione di carbone e legna per riscaldamento e, in misura minore, dalla combustione di rifiuti agricoli. Le concentrazioni superiori al valore limite di 1,0 ng/m3 nel 2020 sono state riscontrate nell’Europa orientale, ma anche in Italia e Francia, nel 27% delle stazioni di monitoraggio, la maggior parte delle quali urbane (79%) o suburbane (15%).

Anidride solforosa (SO2) 
Nel 2020, le concentrazioni superiori al valore limite giornaliero dell’UE di 125 µg/m3, sono state registrate nell’1% delle stazioni di monitoraggio dichiaranti. Sono 5 i Paesi che hanno registrato valori oltre il limite, di cui 2 Paesi membri, mentre nel 2021 risulterebbero 3 Paesi, compresi Stati membri dell’UE. 

Altri inquinanti
Nel 2020 sono state registrate concentrazioni superiori ai valori target/limite dell’UE per quanto segue:
monossido di carbonio (CO), in due stazioni situate in due Stati non membri dell’UE;
arsenico (As), in 7 stazioni situate in tre Stati membri dell’UE;
cadmio (Cd), in una stazione di Paese membro UE;
nichel (Ni), in 2 stazioni di Stati membri.

Nell’ambito del Piano d’azione per l’inquinamento zero, previsto dal Green Deal europeo, per conseguire l’obiettivo fissato per il 2030 di ridurre il numero di morti premature causate dal PM2,5 di almeno il 55% rispetto ai livelli del 2005, la Commissione UE si appresta a rivedere le Direttive sulla qualità dell’aria (Ambient Air Quality Directives), per un loro più stretto allineamento alle Linee guida dell’OMS.

In copertina: Copenaghen (Foto © Tolu Olarewaju su Unsplash)

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