di Anna Rita Rossi
Uno studio dell’Università di Bristol, che ha attivato un corso di Scienza della Felicità per introdurre gli studenti a strategie scientificamente validate per vivere una vita più soddisfacente, ha evidenziato come la felicità può essere appresa, ma poi bisogna continuare ad impegnarsi per garantire che i benefici siano duraturi.
Il 20 marzo 2024 si celebrerà la Giornata Internazionale della Felicità, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012 “nella consapevolezza di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone”.
Il tema scelto per quest’anno è “Happier Together” (Più felici insieme) per ricordarci che la felicità duratura deriva dal sentirsi connessi agli altri e dall’essere parte di qualcosa di più grande.
Al riguardo lo Studio “Long-term analysis of a psychoeducational on university students” pubblicato di recente sulla rivista Higher Education, rivela che si può imparare ad essere felici, ma per garantirsi benefici duraturi è necessario continuare ad impegnarsi.
All’Università di Bristol (Gran Bretagna) dal 2018 è stato introdotto il corso Science of Happinnes che non prevede esami o attività, bensì mira ad introdurre gli studenti a strategie scientificamente validate per vivere una vita più soddisfacente, esplorando gli ultimi risultati della ricerca nelle scienze psicologiche su come essere più felici, come sentirsi meno stressati e come prosperare, anche in un ambiente difficile.
C’è da dire che da diversi anni il benessere mentale è una delle principali preoccupazioni tra gli studenti universitari del Regno Unito. In un sondaggio su larga scala condotto su 37.500 studenti in 140 università, è emerso che ben l’88% vive sentimenti di ansia. Un altro sondaggio condotto su 12.730 studenti di 14 università del Regno Unito ha rivelato che il 45% ha attualmente problemi di salute mentale, per la maggior parte sintomi di ansia e depressione. Un altro sondaggio, meno recente, tra gli studenti universitari statunitensi ha riscontrato che oltre il 50% si sente senza speranza; più del 30% si è sentito depresso; oltre il 60% ha sperimentato un’ansia travolgente; e il 10% ha seriamente considerato il suicidio.
Inoltre, da una survey condotta da Student Minds, un’organizzazione benefica britannica per la salute mentale del Regno Unito, è emerso che la pandemia ha esacerbato questo quadro di scarso benessere mentale. Chiaramente la situazione richiede un intervento, non solo perché è inaccettabile il costo personale per i singoli studenti, ma anche perché l’onere sui servizi di benessere professionale per affrontare questa grande domanda è sia costoso sia dispendioso in termini di tempo.
Come per altri problemi di salute la prevenzione è sempre preferibile al trattamento e sempre più spesso i corsi psicoeducativi che insegnano la psicologia positiva come parte dei programmi di laurea universitari rappresentano una strategia proattiva per affrontare questo problema, prima che sia necessario l’intervento di servizi clinici professionali di salute mentale.
Il gruppo dell’Università di Bristol coordinato da Bruce Hood, Professore di Psicologia dello sviluppo e uno dei massimi esperti mondiali sull’argomento con una serie di libri scritti, l’ultimo dei quali pubblicato il 15 marzo 2024 dal titolo “The Science of Happinness”, aveva già osservato un sensibile miglioramento del benessere nei partecipanti al corso (10-15%), ma l’ultimo studio pubblicato, appunto, su Higher Education ha rivelato come questi benefici siano destinati a sparire, se non si mantengono nel tempo le abitudini apprese.
“È come andare in palestra: non possiamo aspettarci di fare una lezione ed essere in forma per sempre – ha affermato Hood, autore senior dello studio – Proprio come per la salute fisica, dobbiamo lavorare continuamente sulla nostra salute mentale, altrimenti i miglioramenti sono temporanei”.
Tali conclusioni sono avvalorate dai risultati a lungo termine: gli studenti che hanno continuato a implementare gli insegnamenti del corso hanno mantenuto il miglioramento del benessere, come rilevato dalle interviste effettuate due anni dopo.
Hood sostiene che continuare ad allenarsi alla felicità aiuta a mantenerla e a sentirsi bene, ma questo, come molti altri studi hanno dimostrato che “uscire dalla nostra testa aiuta ad allontanarci dalle riflessioni negative che possono essere alla base di tanti problemi di salute mentale”.
Tra i sorprendenti insegnamenti del corso Scienza della Felicità ci sono:
- parlare con estranei ci rende più felici;
- i social media non sono dannosi per tutti, ma possono esserlo per coloro che si concentrano sulla propria reputazione;
- la solitudine ha un impatto sulla nostra salute, compromettendo il nostro sistema immunitario;
- l’ottimismo aumenta l’aspettativa di vita;
- fare regali agli altri attiva i centri di ricompensa nel nostro cervello, spesso fornendo più felicità che spendere soldi per se stessi;
- la privazione del sonno influisce su quanto piacciamo agli altri;
- camminare nella natura disattiva la parte del cervello legata alle riflessioni negative che sono associate alla depressione;
- gentilezza e felicità sono correlate.
Immagine di copertina: Movement for Modern Life