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Joe Biden 46° Presidente USA: il sospiro di sollievo del Segretario ONU

Con l’elezione di Joe Biden alla Presidenza degli Stati Uniti, António Guterres spera ora di poter riavviare l’Agenda del multilateralismo dell’ONU e che gli USA rientrino in tutti gli Accordi, in particolare da quello sui cambiamenti climatici, da cui Doanld Trump si era ritirato in nome della sua Agenda “America First”.

Fra i numerosi Capi di Stato e di Governo, Amministratori delegati di grandi imprese, Presidenti di Organizzazioni internazionali, che avevano sperato in una sconfitta di Donald Trump, tra i più felici per il successo di Joe Biden alle elezioni presidenziali USA, di certo deve essere incluso il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres .

Nei 4 anni di mandato presidenziale di Trump, il Segretario delle Nazioni Unite ha visto gli Stati Uniti ritirarsi, o annunciare il ritiro, dall’Accordo sul Clima di Parigi, dall’UNESCO, dal Consiglio dei Diritti Umani, dai fondi per l’Agenzia ONU che sostiene i rifugiati palestinesi, dall’Accordo sul nucleare con l’Iran, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonché di minare ogni multilateralismo in nome dell’Agenda “America First”.

Certo, il Segretario della Nazioni Unite non ha mai espresso considerazioni che potessero inasprire i rapporti tra l’Organizzazione da lui guidata e gli Stati Uniti, ben conscio che ogni situazione politica internazionale necessiti di un confronto con la più grande democrazia mondiale, ma siamo sicuri che all’annuncio del risultato della sfida elettorale in Pennsylvania, che dava a Joe Biden la certezza di essere diventato il 46° Presidente degli USA, Guterres abbia tirato un sospiro di sollievo.

Di certo, il trumpismo è tuttora ben radicato nella società statunitense e i Repubblicani, maggioranza al Senato, renderanno la vita dura al neo-Presidente, soprattutto sulla legislazione climatica, ma le imprese e gli investitori che hanno intrapreso o vogliono intraprendere un percorso virtuoso sul processo di profonda decarbonizzazione dell’economia statunitense e di implementazione delle tecnologie innovative e pulite,  potranno contrare su un Presidente che farà tutto quello che è nelle sue prerogative per porre i cambiamenti climatici in cima all’Agenda presidenziale, come ha promesso nel corso della campagna elettorale.

Il 2 aprile 2020 nel chiudere il post sul rinvio al 2021 della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU su Clima (COP26) di Glasgow (9-20 novembre 2020), a seguito della pandemia di Covid-19 e delle difficoltà di tenere una Conferenza di tale portata in versione digital, come da qualcuno indicato, in particolare per l’impossibilità di interventi di tutti i portatori di interessi e di un’adeguata copertura mediatica dell’evento, avevamo chiuso con: “Se poi, il Presidente USA Donald Trump non venisse rieletto la situazione per l’azione climatica potrebbe rivelarsi migliore di quella che era in previsione a novembre 2020”.

Adesso, con una diversa leadership statunitense e l’impegno assunto di aumentare l’ambizione per la strategia climatica, sarà più stringente per gli altri Paesi rivedere i propri Nationally Determined Contributions (NDC) previsti dall’Accordo di Parigi, ovvero gli obiettivi climatici che i singoli Stati si sono dati per contribuire a mantenere la temperatura globale alla fine del secolo ben al di sotto dei +2 °C, visto che l’ultimo Emissions Gap Report del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha certificato che se fossero attuati quelli sottoscritti 5 anni fa si arriverebbe a +3,2 °C, con previsioni di impatti climatici ancora più forti e distruttivi.

Peraltro, la riduzione delle emissioni di CO2 nel 2020, per i lockdown imposti dal Covid-19, inciderà solo leggermente sul tasso di aumento delle concentrazioni atmosferiche che sono il risultato delle emissioni passate e attuali, nonché sulla lunghissima durata di vita della CO2, come ha rilevato il Rapporto United in Science, pubblicato lo scorso settembre.

L’ambizione collettiva dovrebbe aumentare di oltre 5 volte nel prossimo decennio rispetto alle attuali misure previste per poter tagliare le emissioni del quantitativo necessario per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.

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