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Rapporto UNEP: obiettivo +1.5 °C al 2100 è fuori portata

Secondo il Rapporto UNEP “Emissions Gap Report”, che viene presentato come di consueto una settimana prima della Conferenza ONU sul clima, se non si comincia subito a ridurre in modo drastico le emissioni, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi può dirsi definitivamente compromesso, ma anche quello per i +2 °C rimane improbabile.

Come da consuetudine, alla vigilia della Conferenza ONU sul Clima (Madrid, 2-13 dicembre 2019), l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), ha pubblicato “Emissions Gap Report 2019”, il documento base di discussione per la Conferenza.

È dal 2010 che l’UNEP, come richiesto dalle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), monitora gli impegni politici assunti dai Paesi, analizzando come questi si tradurranno in termini di riduzione delle emissioni, in riferimento alla traiettoria prevista per raggiungere l’obiettivo concordato.

Il Rapporto, presentato il 26 novembre 2019 a Ginevra, evidenzia che, salvo che le emissioni globali non diminuiscano del 7,6% ogni anno tra il 2020 e il 2030, l’opportunità di conseguire l’obiettivo concordato dell’Accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale a +1,5 °C alla fine del secolo, sarà definitivamente irraggiungibile.

Inoltre, il Rapporto avverte che se fossero attuati i Nationally Determineted Contributions (NDCs) previsti dall’Accordo e attualmente dichiarati dai vari Paesi alla Segreteria dell’UNFCCC, si arriverebbe a +3,2 °C, con previsioni di impatti climatici ancora più forti e distruttivi. L’ambizione collettiva dovrebbe aumentare di oltre 5 volte nel prossimo decennio rispetto alle attuali misure previste per poter tagliare le emissioni del quantitativo necessario per raggiungere l’obiettivo.

Il 2020 sarà un anno decisivo per l’azione climatica, allorché alla Conferenza sui cambiamenti climatici, prevista a Glasgow, i Paesi dovranno rivedere i propri piani e decidere ulteriori e più sostanziali impegni sul clima per scongiurare una catastrofe globale.
Sono dieci anni che il Rapporto dell’UNEP lancia l’allarme – ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterrese il mondo per dieci anni ha solo aumentato le sue emissioni. Non c’è mai stato un momento più importante di questo per ascoltare la scienza. La mancata osservanza di questi avvertimenti e l’adozione di misure drastiche per invertire le emissioni, sta a significare che continueremo a testimoniare di ondate di calore mortali e catastrofiche, di tempeste e di inquinamento“.

Il Gruppo intergovernativo di esperti ONU sui cambiamenti climatici (IPCC) nel suo Rapporto ha avvertito che andare oltre 1,5 °C aumenterà la frequenza e l’intensità degli impatti climatici.
La nostra incapacità collettiva di agire tempestivamente e duramente sui cambiamenti climatici ha avuto quale conseguenza che ora dobbiamo apportare profondi tagli alle emissioni, oltre il 7% ogni anno, se le suddivideremo uniformemente nel prossimo decennio – ha commentato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Ciò significa che i Paesi non possono aspettare fino alla fine del 2020, quando è prevista la revisione gli impegni sul clima, per intensificare l’azione. Ogni Paese, città, regione, impresa e individuo devono agire adesso“.

Abbiamo bisogno di vittorie immediate per ridurre il più possibile le emissioni nel 2020, quindi contributi più forti a livello nazionale per avviare le principali trasformazioni delle economie e delle società – ha aggiunto la Direttrice UNEP –  Dobbiamo recuperare rispetto anni in cui siamo stati inani. Se non lo facciamo, l’obiettivo di +1,5 °C sarà fuori portata prima del 2030“.

Le nazioni del G20 rappresentano collettivamente il 78% di tutte le emissioni, ma solo 5 membri del G20 si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo a lungo termine di emissioni zero, sottolinea l’UNEP. Al riguardo, c’è da osservare che anche quelli che si sono impegnati per net zero emissions al 2050, stante l’ultimo Rapporto Brown to Green” di Climate Transparency, nessuno sarebbe comunque sulla giusta traiettoria per conseguire l’obiettivo.

Sul breve periodo, secondo l’UNEP, i Paesi sviluppati dovranno ridurre le proprie emissioni più rapidamente dei Paesi in via di sviluppo, per motivi di giustizia e equità, anche se tutti dovranno contribuire maggiormente agli effetti collettivi. I Paesi in via di sviluppo possono imparare dagli sforzi profusi nei Paesi sviluppati, persino scavalcarli e adottare tecnologie più pulite a un ritmo più rapido.

Fondamentalmente, il Rapporto UNEP afferma che tutte le nazioni dovranno aumentare sostanzialmente nel 2020 l’ambizione dei propri NDC, attualmente presentati, dando vita a politiche e strategie per attuarli. Pur essendo disponibili soluzioni per rendere possibili gli obiettivi di Parigi, queste non vengono attuate abbastanza velocemente o su una scala sufficientemente ampia.

Ogni anno, il Rapporto valuta il divario tra le emissioni previste nel 2030 e livelli coerenti con gli obiettivi di +1,5 °C e +2 °C dell’Accordo di Parigi, evidenziando come le emissioni di gas serra siano aumentate dell’1,5% all’anno nell’ultimo decennio. Le emissioni nel 2018, tra cui quelle derivanti da cambiamenti nell’uso del suolo e da deforestazione, hanno raggiunto un nuovo massimo di 55,3 gigatonnellate di CO2 equivalente.

Il giorno prima, sempre a Ginevra il World Meteorological Organization (WMO) aveva presentato i dati sulle concentrazioni medie globali di CO2 che denunciano come nel 2018 si sia raggiunto un nuovo record con 407,8ppm , rispetto a 405,5ppm  del 2017.

Il recente Rapporto World Energy Markets Observatory 2019” di Capgemini ha denunciato che quasi il 75% della crescita delle emissioni è stata trainata dal consumo di petrolio, gas e carbone, complessivamente la quota maggiore dal 2013.

Per limitare l’aumento di temperatura, le emissioni annuali al 2030 devono essere inferiori di 15 gigatonnellate di CO2 equivalente rispetto a quelle che si conseguirebbero con gli attuali NDC incondizionati per l’obiettivo di + 2 °C e di 32 gigatonnellate inferiori per l’obiettivo di +1,5 °C. Su base annuale, ciò si traduce in una riduzione delle emissioni del 7,6% annuo dal 2020 al 2030 per raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C e del 2,7% all’anno per l’obiettivo di +2 °C. Per realizzare questi tagli, i livelli di ambizione dei NDC devono essere aumentati di almeno 5 per l’obiettivo di +1,5 °C e di 3 volte per quello di + 2 °C.

Secondo il Rapporto, i cambiamenti climatici possono ancora essere limitati a +1,5 °C, qualora venissero ben compresi i vantaggi aggiuntivi dell’azione climatica, come l’aria pulita e un notevole contributo al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Alcuni Governi, città, imprese e investitori si stanno mobilitando e la pressione dell’opinione pubblica potrebbe contribuire ad implementare le azioni.

Come ogni anno, la relazione si concentra sulle potenzialità di determinati settori per la riduzione delle emissioni e quest’anno il focus si concentra sulla transizione energetica e sull’efficienza nell’uso dei materiali che potrebbero contribuire notevolmente a colmare il divario.

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