Nel corso della Conferenza “Potenzialità della filiera dell’idrogeno nel contesto della transizione energetica”, promossa da WEC Italia e AIDIC, a cui hanno partecipato alcune delle principali realtà nazionali del settore ( Eni, H2IT, Saipem, NextChem e McPhy Italia), sono stati individuati i punti nodali che l’Italia deve sciogliere per poter cogliere la sfida rappresentata dall’idrogeno, destinato a diventare il vettore determinante della transizione energetica.
L’idrogeno si candida come vettore protagonista della transizione energetica in grado di consentire nei prossimi anni una netta riduzione delle emissioni al fine di raggiunge l’obiettivo europeo di decarbonizzazione nel 2050. Per questo le imprese italiane sono da tempo in prima linea nel cogliere le opportunità della filiera dell’idrogeno in diversi comparti e settori anche alla luce delle risorse che arriveranno dal Recovery Fund dell’UE.
È quanto emerso dalla Conferenza internazionale “Potenzialità della filiera dell’idrogeno nel contesto della transizione energetica“, che si è tenuta il 30 settembre 2020 a Roma al Campidoglio, promossa dal World Energy Council (WEC) Italia e dall’Associazione italiana di ingegneria chimica (AIDIC), alla quale hanno preso parte alcune delle principali realtà nazionali del settore tra cui Eni, H2IT, Saipem, NextChem e McPhy Italia.
L’evento, di cui Regioni&Ambiente è stato uno dei media partner, si è svolto dopo che il l Ministro dello Sviluppo Economico, intervenendo a “Trieste Next 2020. Science for the Planet” (25-27 settembre 2020) ha indicato la direzione ben precisa sulla quale l’Italia vuole indirizzarsi.
“Il Governo crede fortemente che l’Italia debba esserci nella partita dell’idrogeno – ha affermato Stefano Patuanelli – Per questo stiamo predisponendo alcune progettualità e tra la manovra di bilancio di dicembre e le risorse del Recovery Plan non potranno esserci meno di 3 miliardi sugli IPCEI [Important projects of common european interest] per l’idrogeno […] Noi vogliamo allinearci agli obiettivi di produzione, in termini di GW installati, che altri Paesi stanno proponendo“.
La Conferenza di Roma è intervenuta, quindi, in un momento decisivo del dibattito in corso sul futuro di questo vettore energetico, le cui tecnologie di produzione negli anni passati sono state oggetto di grande attenzione, ma non hanno poi avuto la diffusione sperata, anche per i costi di produzione. Tuttavia, una serie di progressi tecnologici, insieme a fattori politici e ambientali, sembrano oggi offrire prospettive concrete, conferendo all’idrogeno un potenziale realistico nel contesto della Grande Transizione.
Base della discussione sono state le risultanze del nuovo capitolo degli Innovation Insights Brief del World Energy Council “New Hydrogen Economy – Hope or Hype?”, lo Studio che ha esplorato il ruolo dell’idrogeno nel contesto della transizione energetica, presentando otto casi applicativi che ne illustrano il potenziale, e l’Iniziativa WEC “Hydrogen Global Charter”, la carta sottoscritta dagli attori dell’idrogeno attorno a un impegno condiviso: consumare, abilitare e investire nell’idrogeno blu (derivante da combustibili fossili con CCUS) e verde (a base da fonti rinnovabili).
Per la nomenclatura utilizzata si veda la scheda ENI “Tutti i colori dell’idrogeno” ).
“L’idrogeno
ha la possibilità di portare verso la decarbonizzazione tanti settori dell’economia
– ha affermato il Presidente di WEC Italia Marco
Margheri, aprendoi lavori – L’idrogeno sarà uno degli assi con cui la transizione sarà
pervasiva e inclusiva, aiutando tutte le filiere a procedere rapidamente verso gli
obiettivi dell’Accordo di Parigi”.
Margheri ha osservato, inoltre, la necessità nel percorso verso la transizione
energetica di riportare in funzione di un futuro decarbonizzato sia la domanda
che l’offerta. Per quanto riguarda la domanda occorre incentrare il percorso
dell’industria energivora che dovrà essere veloce, incisivo e rispettoso della
necessità di mantenere le industrie con un grado di competitività elevato. Dal
lato dell’offerta, ha proseguito Margeri – occorre essere consapevoli che il “sistema energetico italiano ha tutte le
competenze per essere un primo attore di questo nuovo sforzo per conseguire un
sistema economico ad elevato tasso di innovazione, tecnologia e sostenibilità”.
L’Unione europea fa grande affidamento sull’idrogeno per rendere l’economia europea neutrale al 2050, in particolare nei settori considerati più difficili da decarbonizzare, come le industrie ad alta intensità energetica (ferro/acciaio, alluminio e cemento), il settore chimico e quello dei trasporti commerciali (aviazione e navigazione). Tant’è che la Commissione UE ha presentato lo scorso luglio la Strategia “A hydrogen strategy for a climate-neutral Europe”, individuando nell’idrogeno una priorità e come tale riceverà investimenti dal Recovery Fund, da InvestEU, dal Fondo per l’innovazione finanziato dal sistema EU-ETS e dal Programma per la ricerca Orizzonte Europa.
“È necessaria la compartecipazione di molteplici settori e attori per sviluppare la filiera dell’idrogeno che è complementare ad altri comparti verso la decarbonizzazione – ha spiegato Giuseppe Ricci, Presidente AIDIC- Per favorire lo sviluppo della filiera dell’idrogeno è necessaria la compartecipazione di tanti attori, partendo dai ‘campioni’ che hanno più capacità di investire per creare un cluster di partenza a cui si aggiungeranno le attività come consumo e trasporto”.
Il dialogo tra i relatori si è poi strutturato in tre sessioni dedicate alle nuove prospettive per la produzione dell’idrogeno, infrastrutture, trasporto e stoccaggio e sugli utilizzi innovativi dell’idrogeno.
“Quello del ruolo dell’idrogeno nel processo di transizione energetica costituisce una sfida per le autorità di regolazione nel fornire un quadro normativo adeguato – ha affermato il Presidente dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA), Stefano Besseghini – Dal punto di vista del ruolo regolatore quella dell’idrogeno è una sfida come tutte quelle che riguardano la tecnologia”.,
Tra
i punti nodali che l’Italia deve sciogliere per poter cogliere la sfida
rappresentata dall’idrogeno, sono stati individuati:
– un’adeguata analisi della domanda di
idrogeno e delle possibilità di offerta;
– sfruttare al meglio quelle esistenti e
i comparti maggiormente attrezzati per avviare sin da subito una prima
transizione;
– normative adeguate per consentire
lo sviluppo del settore;
– politiche industriali che consentano
la partecipazione in sinergia delle aziende di molteplici comparti;
– un’analisi dei costi che riduca la
forbice tra il costo di estrazione dell’idrogeno tradizionale e quello verde,
attualmente di 1 a 4.
“Il Governo italiano è al lavoro per una strategia specifica sull’idrogeno per tracciare un quadro di lungo termine per poter programmare investimenti e ragionare in ottica europea”, ha assicurato Gilberto Dialuce, Direttore generale infrastrutture e sicurezza dei sistemi energetici e geominerari del Ministero dello Sviluppo economico (MISE), ricordando che anche altri Stati membri dell’Unione europea, Germania e Francia su tutti, si sono mossi per la coalizione dell’idrogeno “verde” per incrementare gli investimenti nella filiera da parte della Commissione europea. .
I lavori si sono conclusi con l’intervento, in collegamento streaming da Bruxelles, di Guido Bortoni, Senior Adviser della DG Energia della Commissione UE, che ha sottolineato come lo sviluppo della catena del valore dell’idrogeno, con particolare focus sui green gases, sia uno dei pilastri della roadmap del Green Deal europeo, in un’ottica di decarbonizzazione del sistema energetico in tutte le sue declinazioni, secondo un approccio di integrazione settoriale, quale indicato nella Strategia Energy System Integration, adottata contestualmente alla Strategia sull’idrogeno.
“La Strategia sull’idrogeno delineata dalla Commissione non è vaga, come qualcuno ha detto – ha osservato Bortoni – è invece omnicomprensiva e consente ad ogni Stato membro di muoversi in libertà per definire una strategia nazionale che tenga conto della propria situazione energetica e delle peculiari caratteristiche del proprio sistema industriale, implementando così le misure più efficaci per favorire lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno”.
Qui il video della Conferenza.