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Trasporti marittimi: dati e impatti del Covid-19 sul settore

Il 7° Rapporto “Italian Maritime Economy” di SRM-Intesa Sanpaolo analizza gli impatti della pandemia sui trasporti marittimi nel nostro Paese e i vari aspetti con cui il fenomeno si sta manifestando, ma anche le proposte per il rilancio in una visione sostenibile del settore, con il Mezzogiorno in prima fila, migliorando l’efficienza portuale e valorizzando la sua catena logistica.

Il trasporto marittimo continua a rappresentare il principale “veicolo” dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci viaggia via mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale.

Il Mediterraneo rappresenta ancora una via privilegiata di transito per i traffici containerizzati concentrando il 27% dei circa 500 servizi di linea mondiali via nave.

L’impatto del Covid-19 sul Canale di Suez ha prodotto, nei primi 5 mesi del 2020, un forte calo delle containership -15% (segno della frenata dell’export da e verso Cina), bilanciato però dai transiti di navi di altri settori: oil (+11%) e dry (+42%).

Contemporaneamente vi è stato invece un sensibile aumento del trasporto ferroviario sulla via Cina-Europa e viceversa. A luglio, il numero di treni merci ha toccato il record di 1.232 convogli, con un +68% su luglio 2019.

In Italia nel primo semestre 2020 l’import-export via mare ha subito l’impatto del Covid-19 registrando un calo in valore del 21% e un calo in tonnellate dell’11% circa.

Il mare assorbe il 36% dell’interscambio italiano mentre il trasporto su strada assorbe ancora il 50% del traffico merci.

Sono alcuni degli highlight del 7° Rapporto “Italian Maritime Economy” di SRM, Centro Studi sul Mezzogiorno collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo che realizza studi, analisi e ricerche per contribuire alla diffusione della conoscenza e della cultura economica, e per creare valore aggiunto nel tessuto economico e sociale del Mezzogiorno, nella sua dimensione europea e mediterranea, che è stato presentato il 1° ottobre 2020 presso la Stazione Marittima di Napoli nell’ambito Naples Shipping Week, manifestazione internazionale sui temi della portualità dello shipping e della logistica di cui SRM è il Knowledge Partner.

Il Rapporto 2020 analizza gli impatti della pandemia di Covid-19 sul nostro sistema logistico-marittimo e i vari aspetti con cui il fenomeno si sta manifestando: accadimenti importanti come le blank sailing (rotte cancellate), lo slow steaming  (riduzione della velocità delle navi) , la riduzione dei passaggi del Canale di Suez, la nuova configurazione dei traffici mondiali, i trend più recenti dei flussi marittimi del commercio internazionale.

Questa 7ma edizione è dedicata a fornire anche una visione strategica su quali potranno essere, per il futuro, i driver e i modelli portuali che offriranno alle nostre infrastrutture più resilienza agli shock economici e sanitari come ad esempio l’intermodalità e la sostenibilità.

“Mettiamo in risalto come la pandemia stia cambiando la geografia delle relazioni economiche mondiali viste attraverso la lente dei traffici marittimi – ha affermato Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM Lo scontro commerciale Cina-Usa visto dalla rotta del Pacifico, il rallentamento della Belt and Road Initiative e dell’export cinese, l’impatto sul Canale di Suez e l’emergere di rotte alternative sono elementi che influenzano direttamente anche gli scenari del Mediterraneo e la portualità del nostro Paese. Siamo in una fase di regionalizzazione della globalizzazione ed emerge chiaramente l’importanza strategica di investire per una portualità e una logistica efficiente e integrata con le reti europee. L’Italia è un ponte naturale tra Europa e Sud Mediterraneo per energia e logistica. Recuperare questo ruolo è una priorità nazionale coerente con l’interesse europeo e il Recovery Fund deve essere la spinta determinante a fare quegli investimenti che si aspettano da anni”.

Fonte: Slide di presentazione del Rapporto

Le riflessioni e le proposte di SRM per il rilancio in una visione sostenibile del settore nel Paese, con il Mezzogiorno in prima fila, migliorando l’efficienza portuale e valorizzando la sua catena logistica.

Più Trasporto Ferroviario
Fattore su cui puntare con forza, anche in prospettiva futura, è lincentivazione al trasporto ferroviario, ritenuto più sicuro, rapido e meno soggetto a file ed attese ai controlli. Il ferro rappresenta un’opportunità da cogliere anche perché può traportare una quantità di merce maggiore rispetto ai Tir e rappresentare il giusto raccordo per far ripartire il traffico nazionale ed internazionale. A titolo di esempio, le aziende, secondo le analisi di SRM, per raggiungere il porto e viceversa, utilizzano ancora marginalmente i collegamenti intermodali (certo anche per mancanza di infrastrutture). Per l’83% delle imprese la principale modalità di collegamento è “la strada”; il restante 17% utilizza la combinazione strada/ferrovia.

Far decollare le opere immediatamente cantierabili nei porti. Prevedere un intervento sblocca-porti che agisca su un panel di infrastrutture portuali “ad alto impatto economico”
SRM ha stimato, analizzando un panel di programmi operativi portuali (POT) oltre 4 miliardi di opere portuali in vari stati di avanzamento e di varia dimensione. Sarebbe ipotizzabile riproporre l’analisi per individuare e censire quindi quali sono le opere ad alto impatto economico ed a quale stato della progettazione esse si trovino per impostare su di esse una ripartenza senza vincoli burocratici.

Impostare la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 prevedendo un grande rilancio dei porti del Mezzogiorno
Il nuovo coronavirus ha messo in evidenza come due punti strategici siano, in primo luogo, quello di avviare processi di digitalizzazione delle procedure portuali e quindi di evitare quanto più possibile contatti umani (fermo restando quelli ineliminabili) e, in secondo luogo, come illustra il Rapporto, puntare su integrazione infrastrutturale e quindi favorire lo sviluppo della ferrovia e dell’intermodalità; questo però richiede l’impiego di grandi risorse che potrebbero essere attinte dai Fondi UE per o strategie mirate verso i porti del Sud per renderli più competitivi. Gli scali meridionali movimentano merci per oltre il 42% del totale nazionale e hanno l’esperienza di un territorio che utilizza il mare per il 62% del suo import-export. Puntare sulla portualità meridionale e sul sistema logistico del Sud potrebbe essere una soluzione per rendere più competitivi i nostri porti e, allo stesso tempo impostare una virus exit strategy.

Rilancio immediato delle Zone Economiche Speciali e delle Zone Logistiche Semplificate per dare impulso ulteriore agli investimenti imprenditoriali
Al momento questi strumenti, pur decollati in punto procedurale, sembrano anch’essi in una fase di “stallo tecnico” per la mancanza di decreti di attuazione che rendano operativi alcuni provvedimenti sulla semplificazione amministrativa. Lo strumento ha come obiettivo l’attrazione di investimenti industriali in un territorio rivolti a portare traffico portuale ed import ed export marittimo, il cui impatto economico non sembra esser stato pienamente recepito.

Rilancio immediato delle Zone Franche per stimolare l’import ed export
Le ZES non sono strumenti che producono effetti nell’immediato, ma servono per aumentare la credibilità di un sistema portuale e logistico e, se ben integrati con Zone Franche portuali possono avere effetti importanti per un territorio attraverso l’esenzione di IVA e dazi per le merci extra UE, dando la possibilità di stoccare merci in magazzino in attesa della ripresa del mercato, uno stimolo notevole al commercio internazionale.

Incentivare l’outsourcing e l’uso di clausole contrattuali che favoriscano le nostre imprese logistiche
Stime effettuate da SRM-Contship su un panel di 400 imprese manifatturiere evidenziano come la maggior parte delle aziende esternalizzi la logistica; nel caso dell’export l’69% delle imprese, per l’import il 49%. Questo dato mostra la chiara opportunità che il nostro sistema industriale offre a chi è specializzato nel settore e come si debba insistere in tale direzione. Il dato precedente e le opportunità offerte vengono mitigate dall’analisi delle clausole contrattuali utilizzate dalle aziende stesse: prevale la resa Ex-works (cosiddetta franco fabbrica e cioè costi e rischi del trasporto a carico del compratore) che viene applicata nel 67% dei casi. Questa tendenza indica l’intenzione sempre più marcata dell’impresa a non occuparsi di ciò che accade al di fuori del proprio perimetro ma a cedere quindi al cliente (estero nel caso dell’export) tutti gli aspetti della filiera logistica e questo potrebbe rappresentare un rischio proprio per le nostre aziende portuali-logistiche.

Questo è un anno particolarmente difficile per la nostra economia e quindi per tutto il nostro sistema industriale e infrastrutturale – ha dichiarato il Presidente SRM, Paolo Scudieri SRM ha analizzato gli scenari futuri e quali possono essere le strade da intraprendere per una ripartenza più rapida e per costruire un futuro più resiliente agli shock economici ed in questo la logistica e la portualità possono dare una forte mano affinché eventi come questo non ci colgano più impreparati”.

Resta comunque il fatto che, pur rappresentando solo il 3% delle emissioni globali, il settore dei trasporti marittimi era stato fino allo scorso il settore dove le emissioni erano erano cresciute di più per effetto dell’aumento significativo negli ultimi 20 del commercio marittimo. Inoltre, il settore dei trasporti marittimi è stato anche l’ultimo ad impegnarsi per una riduzione delle emissioni inquinanti, con l’obiettivo di un loro dimezzamento al 2050 che è ben al di sotto di quel che sarebbe necessario per essere in traiettoria con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.

Tant’è che il Parlamento europeo ha adottato lo scorso settembre la sua posizione sulla proposta della Commissione UE per riformare il sistema di monitoraggio, comunicazione e verifica delle emissioni di CO2 generate dai trasporti marittimi (Regolamento MRV), chiedendo di inserire il settore nel sistema EU-ETS, per rendere le navi più efficienti dal punto di vista energetico e per sostenere gli investimenti in tecnologie innovative.

Seppure i trasporti marittimi siano considerati tra i settori più difficili da decarbonizzare, le soluzioni praticabili sia a livello di carburanti che di tecnologie sono ora disponibili e in grado di avviare anche i trasporti marittimi verso un percorso di emissioni zero al 2050, come hanno indicato i recenti rapporti di Energy Transitions Commission (ETC) dell’Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili (IRENA).

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