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FMI: le prospettive economiche sono cupe e più incerte

L’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che nel 2022 la crescita globale diminuirà al 3,2% e ulteriormente al 2,9% nel 2023, in diminuzione rispetto alla precedente analisi, per il concretizzarsi di rischi quali il perdurare dell’inflazione, la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, la crescita dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, l’inasprimento di politiche monetarie, il perdurare di restrizioni legate alle varianti di Covid-19 e l’acuirsi della frammentazione geopolitica.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel corso di una Conferenza stampa online trasmessa il 26 luglio 2022 ha presentato l’ultimo aggiornamento sulle prospettive dell’economia globale (WEO) che rivede al ribasso la crescita del 2022: dal 6,1% del 2021 al 3,2 di quest’anno, lo 0,4% in meno rispetto all’ultimo aggiornamento di aprile.

A frenare l’economia, secondo FMI, concorrono la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, l’inasprimento delle politiche monetarie per contenere l’inflazione in aumento a causa del rialzo dei prezzi di cibo ed energia, la diffusione delle varianti Omicron del Covid-19 che ha imposto nuove restrizioni negli spostamenti, l’acuirsi della frammentazione geopolitica.

In precedenza, anche l’Economic Outolook di giugno dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) aveva ridotto drasticamente le previsioni di crescita del PIL globale per il 2022, dal 4,5% previsto a dicembre a solo il 3%, quale conseguenza degli impatti della guerra in Ucraina.  

Il FMI segnala che la guerra in Ucraina potrebbe portare ad un arresto improvviso delle importazioni di gas dalla Russia, l’inflazione potrebbe risultare più difficile del previsto da ridurre, le condizioni finanziarie globali più restrittive potrebbero innescare una crisi del debito nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, le tensioni geopolitiche potrebbe ostacolare il commercio e la cooperazione globali. Qualora questi rischi dovessero materializzarsi la crescita si arresterebbe al 2,6% nel 2022 e al 2,0% nel 2023.

Le prospettive da aprile si sono notevolmente oscurate – ha affermato Pierre-Olivier Gourinchas, Consigliere economico del FMI, che ha diretto l’analisi – Il mondo potrebbe presto essere sull’orlo di una recessione globale, solo due anni dopo l’ultima”.

IL WEO di luglio mette in evidenza le conseguenze significative dello stallo nelle 3 principali potenze economiche mondiali: Stati Uniti, Cina e UE.

Negli Stati Uniti il ridotto potere d’acquisto delle famiglie e l’inasprimento della politica monetaria, secondo le previsioni del WEO, faranno scendere la crescita al 2,3% quest’anno e all’1% l’anno prossimo. Inoltre le misure del Build Back Better Framework per la decarbonizzazione dell’economia statunitense, annunciate da Presidente Biden durante la durante la campagna elettorale, si sono bloccate al Congresso. Spiegando la fine dello stimolo e la perdurante carenza di offerta.

Al riguardo, si segnala che secondo i media statunitensi l’opposizione del Senatore democratico del West Virginia Joe Manchin, il cui voto è decisivo al Senato per l’approvazione del pacchetto legislativo e che aveva a lungo annunciato di non votare disposizioni legislative che introducessero nuove tasse e misure per superare la crisi climatica, si sarebbe allentata, dando il via libera al disegno di legge per la riduzione delle emissioni di carbonio degli Stati Uniti del 40% entro il 2030. Per la transizione energetica del Paese prefigurata da Biden, rimane comunque l’ostacolo della Sentenza della Corte Suprema, la stessa che aveva abolito in giugno la precedente Sentenza del 1973 che aveva legalizzato l’aborto negli USA. che ha escluso la capacita dell’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) di regolare l’inquinamento delle centrali elettriche a carbone e gas, secondo il Clean Air Act, la legge federale del 1970 sulle emissioni, senza un preciso mandato del Congresso.

In Cina, il continuo ridimensionamento del settore immobiliare, la ripresa dei consumi privati ​​più lenta del previsto e le interruzioni indotte dalla pandemia legate alla politica di tolleranza zero per il Covid-19 e le sue varianti, il proseguimento degli effetti negativi dell’invasione russa dell’Ucraina, hanno indotto l’IMF ad un declassamento di 0,8 punti percentuali, rispetto al precedente WEO, portando le previsioni di crescita per quest’anno del 3,3 %, la più bassa degli ultimi 4 decenni, escluso quella dell’anno della pandemia.

Nell’Eurozona, la crescita è stata rivista al 2,6% quest’anno e all’1,2% nel 2023, riflettendo le ricadute della guerra in Ucraina, e una politica monetaria più restrittiva, con la Banca Centrale Europea (BCE) che ha concluso gli acquisti netti di attività e alzato i tassi di interesse. In molti Paesi europei sono di Fondi del NextGenerationEU a sostenere l’economia.

Di conseguenza, la produzione globale si è contratta nel secondo trimestre di quest’anno – ha osservato Gourinchas – In uno scenario alternativo plausibile in cui alcuni di questi rischi si concretizzano… l’inflazione aumenterà e la crescita globale decelererà ulteriormente a circa il 2,6% quest’anno e il 2% l’anno prossimo, un ritmo che la crescita è scesa al di sotto di appena cinque volte dal 1970“.

Nonostante il rallentamento globale, l’inflazione è stata rivista al rialzo, in parte a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, con una previsione del 6,6% nelle economie avanzate e del 9,5% nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, rappresentando revisioni al rialzo rispettivamente di 0,9 e 0,8 punti percentuali, e una tendenza di rimanere elevata per lungo tempo.

In questo contesto, il FMI sostiene che rafforzare la cooperazione rimane il modo migliore per migliorare le prospettive economiche e mitigare il rischio d frammentazione geopolitica.

Le politiche interne per affrontare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia e dei generi alimentari dovrebbero concentrarsi sulle persone più colpite senza distorcere i prezzi – ha consigliato il funzionario del FMI – I governi dovrebbero astenersi dall’accaparrarsi cibo ed energia e cercare invece di rimuovere le barriere al commercio, come i divieti all’esportazione di cibo, che fanno aumentare i prezzi mondiali. Mentre la pandemia continua, i governi devono intensificare le campagne di vaccinazione, risolvere i colli di bottiglia nella distribuzione dei vaccini e garantire un accesso equo alle cure”.

Nel frattempo, la mitigazione dei cambiamenti climatici continua a richiedere un’azione multilaterale tempestiva per limitare le emissioni e aumentare gli investimenti per accelerare una “transizione verde”. I responsabili politici sono invitati a garantire che le misure siano temporanee e coprano solo le carenze energetiche e le politiche climatiche.

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