Il nuovo Rapporto della IUNC che ha valutato 271 siti naturali e misti inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO evidenzia che la percentuale di siti con prospettive di conservazione positive è scesa al 57% nel 2025, rispetto al 62% del 2020, minacciati sempre più da cambiamenti climatici, specie aliene invasive, malattie di fauna selvatica e piante e turismo non sostenibile.
Il cambiamento climatico minaccia ormai il 43% dei siti naturali del Patrimonio Mondiale, superando tutte le altre minacce. Le specie aliene invasive (IAS) rimangono la seconda minaccia attuale più diffusa, colpendo il 30% di tutti i siti. È in forte aumento il rischio di malattie della fauna selvatica e delle piante. Nel 9% dei siti si registra una minaccia elevata o molto elevata da parte di agenti patogeni, in aumento rispetto al solo 2% del 2020.
È il risultato del 4° Rapporto sulle Prospettive del Patrimonio Mondiale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUNC), pubblicato durante il Congresso mondiale sulla conservazione della natura (Abu Dhabi, 9-15 ottobre 2025) che ha definito la visione per la conservazione della natura per i prossimi 20 anni
Il nuovo rapporto ha valutato 271 siti naturali e misti del Patrimonio Mondiale, ad integrazione dei processi di monitoraggio ufficiali previsti dalla Convenzione dell’UNESCO, offrendo le analisi più approfondite sulle minacce che gravano sul Patrimonio Mondiale naturale in tutto il mondo e sul suo stato di protezione e gestione, ma anche alcune tendenze a lungo termine basate sui 4 set di dati ora disponibili.
Ne emerge che nell’ultimo decennio, la percentuale di siti con prospettive di conservazione positive è scesa al 57% nel 2025, rispetto al 62% del 2020. I siti riconosciuti per il loro valore in termini di biodiversità sono colpiti in modo sproporzionato.

“Proteggere il Patrimonio Mondiale non significa solo salvaguardare luoghi iconici, ma anche proteggere le fondamenta stesse della vita, della cultura e dell’identità delle persone in tutto il mondo – ha affermato la Grethel Aguilar, Direttore Generale della IUCN – Questi sono alcuni dei siti più straordinari al mondo e ospitano una biodiversità e una geodiversità straordinarie. Sostengono le comunità, ispirano generazioni e ci collegano alla nostra storia comune. Il nuovo World Heritage Outlook dell’IUCN mostra che le minacce sono in aumento e che sono necessari sforzi maggiori. Dobbiamo unire le forze con un’azione più impegnata sul campo e maggiori investimenti per garantire che questi tesori insostituibili durino nel tempo: per la natura, per le persone e per le generazioni a venire”.
Minacce interconnesse, intensificate dal cambiamento climatico
Il cambiamento climatico rappresenta la più grande minaccia attuale per il patrimonio naturale mondiale a livello globale per il 43% dei siti (117 su 271), rispetto al 33% del 2020.
Le specie aliene invasive (IAS) rimangono la seconda minaccia più diffusa al momento, mentre un aumento delle malattie della fauna selvatica e delle piante sta ora colpendo il 9% dei siti (23 su 271 siti valutati), rispetto al 2% (5 su 252 siti valutati) del 2020. Malattie come il virus Ebola nei primati (Parco nazionale Virunga, RDC), la sindrome del naso bianco nei pipistrelli (Mammoth Cave, USA), la chitridiomicosi negli anfibi (Tasmanian Wilderness, Australia), l’influenza aviaria (Península Valdés, Argentina) e la malattia del top-dying nelle mangrovie di Sundarbans (Bangladesh), stanno avendo un impatto sugli ecosistemi e minacciando specie chiave. Le minacce derivanti da specie invasive e malattie sono spesso interconnesse e intensificate dai cambiamenti climatici. Le variazioni di temperatura e precipitazioni possono consentire alle specie invasive di diffondersi più rapidamente e in modo più esteso, alterando le condizioni per la proliferazione dei patogeni. Anche il turismo non sostenibile, la terza minaccia attuale più diffusa, può favorirne la diffusione. Prevedere e prevenire questi impatti a cascata è fondamentale, non solo per gli ecosistemi, ma anche per la salute umana.
Segnali di resilienza, dove la gestione è efficace
Una gestione efficace è essenziale per affrontare le crescenti minacce ai siti naturali del Patrimonio Mondiale. Tuttavia, il rapporto rileva che solo la metà (50%) di tutti i siti valutati gode di una protezione e una gestione efficaci. I risultati rivelano, inoltre, un sito su sette (15%) è altamente a rischio a causa della mancanza di finanziamenti sostenibili, compromettendo la resilienza e le prospettive dei luoghi più iconici del mondo. Il rapporto esorta governi, donatori e partner internazionali a intensificare la collaborazione e i finanziamenti.
In contrasto con queste tendenze, 13 siti hanno migliorato le loro prospettive di conservazione tra il 2020 e il 2025, a dimostrazione dell’efficacia degli investimenti mirati e del coinvolgimento locale. Quattro siti nell’Africa occidentale e centrale (Riserva Faunistica di Dja – Camerun), Parchi Nazionali di Salonga e Garamba – RDC e Parco Nazionale di Niokolo-Koba – Senegal), sono passati da critici a significativi problemi grazie al rafforzamento degli sforzi anti-bracconaggio, alle partnership locali e alla stabilizzazione delle popolazioni animali chiave.
Per quasi due terzi (63%) dei siti naturali del Patrimonio Mondiale in Europa (totale di 60 siti), risultati dell’IUCN World Heritage Outlook 4 mostrano che le prospettive di conservazione sono “buone” (31%) o “buone con qualche preoccupazione” (42%), tra cui quelli del Carsismo e grotte evaporitiche dell’Appennino settentrionale (Emilia-Romagna), delle Isole Eolie (Messina) e delle Dolomiti (Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine). Per il 24%, le prospettive di conservazione sono valutate come “significativamente preoccupanti” e ci sono due siti (3%) per i quali le prospettive di conservazione sono valutate come “critiche”. L’1% è “carente di dati” a causa dell’insufficiente disponibilità di informazioni per valutare le prospettive di conservazione del Parco Naturale dei Pilastri della Lena (Federazione Russa). Dal 2020 si è registrato un calo della percentuale di siti valutati come “buoni” o “buoni con qualche preoccupazione” e un aumento della percentuale valutata come “significativamente preoccupanti”. Inoltre, la Foresta di Białowieża (Bielorussia, Polonia) e il Patrimonio Naturale e Culturale della regione di Ohrid (Albania, Macedonia del Nord) sono ora valutati come “critici“.

“L’IUCN World Heritage Outlook 4 mostra sia la portata delle sfide che la potenza di una gestione efficace. Garantire la resilienza del Patrimonio Mondiale naturale richiede un impegno a lungo termine a tutti i livelli, dalle comunità locali ai partner internazionali, supportato da finanziamenti adeguati – ha osservato Tim Badman, Direttore IUCN per il Patrimonio Mondiale – Il quadro che vediamo dopo un decennio mostra la necessità di un nuovo approccio per invertire la rotta del Patrimonio Mondiale ed estendere i pochi successi al gran numero di siti che ne hanno bisogno”.
Il rapporto IUCN World Heritage Outlook 4 chiede un maggiore riconoscimento della leadership e delle conoscenze tradizionali dei popoli indigeni, sottolineando che la tutela indigena, dai gruppi di ranger del Parco Nazionale Uluṟu-Kata Tjuṯa in Australia alla protezione marina guidata dalle comunità nel Pacifico, ha migliorato la resilienza del sito e i risultati in termini di biodiversità. L’IUCN sta collaborando con le reti dei popoli indigeni per garantire che le loro conoscenze e i loro diritti plasmino le future strategie di conservazione.
La Strategia per il patrimonio mondiale dell’IUCN e la bozza del programma 2026-2029 delineano percorsi per colmare le attuali lacune nei finanziamenti, rafforzare le azioni di gestione e sostenere partnership innovative per la conservazione nell’ambito della Convenzione sul patrimonio mondiale.
