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Pesticidi: riduzione quale condizione per i pagamenti della PAC

Secondo la Corte dei conti europea che ha verificato come la Commissione UE non abbia debitamente verificato la completezza del recepimento della Direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, né abbia la possibilità di monitorare i rischi dovuti all’uso dei pesticidi, la gestione integrata dei parassiti dovrebbe essere condizione per percepire i pagamenti della Politica Agricola Comune.

Secondo la relazione speciale Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: limitati progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi”, pubblicata il 5 febbraio 2020 dalla Corte dei conti europea (ECA), come ben chiarisce lo stesso titolo, l’implementazione delle azioni per individuare e ridurre i rischi derivanti dall’uso dei pesticidi nell’UE, secondo quanto previsto dalla Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi, è stata carente e gli agricoltori sono ancora poco incentivati ad adottare metodi alternativi. In aggiunta, la Commissione UE non ha la possibilità, secondo la Corte, di monitorare con precisione gli effetti o i rischi dovuti all’uso di pesticidi.

I prodotti fitosanitari (pesticidi, plant protection product – PPP) vengono utilizzati per proteggere le colture da organismi nocivi, parassiti e malattie. Comprendono insetticidi, fungicidi ed erbicidi, che possono esercitare pressioni sull’ambiente e comportare rischi per la salute umana.

La Corte ha verificato se l’azione dell’UE che dal 1991 dispone di norme comuni per l’autorizzazione e l’utilizzo di prodotti fitosanitari e, nel 2009, ha adottato la Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (128/CE), abbia avuto un esito positivo.

La Corte ha osservato come vari Stati membri dell’UE abbiano recepito in ritardo la Direttiva nel diritto nazionale, tant’è che nel 2012, sono state avviate procedure di infrazione nei confronti di due di essi. La Corte ha inoltre constatato che la Commissione UE non aveva debitamente verificato la completezza o l’esattezza del recepimento. Ad esempio, non tutti gli Stati membri avevano recepito nel diritto nazionale l’obbligo per gli agricoltori di applicare la difesa integrata.

La Corte riconosce, tuttavia, che, a partire dal 2016, la Commissione UE ha intensificato gli interventi per far rispettare l’attuazione della Direttiva 128/CE, tal che la difesa integrata è divenuta obbligatoria per gli agricoltori. Essa consiste nel ricorrere ai pesticidi solo se la prevenzione e altri metodi falliscono o non sono efficaci. Non sono però stabiliti criteri chiari o requisiti specifici che aiutino a rendere esecutivo questo obbligo e a verificarne il rispetto. Parallelamente, sostiene la Corte, è stata creata una categoria di “prodotti fitosanitari a basso rischio”, ma finora sono disponibili all’impiego solo 16 sostanze di questo tipo su 487 (3 %) e non sono sufficienti.

La Corte segnala inoltre che gli agricoltori sono poco incentivati a ridurre la propria dipendenza dai pesticidi, in particolare l’applicazione dei princìpi di difesa integrata non è prevista come condizione per percepire i pagamenti PAC.

La Commissione UE non è stata capace, finora, di ridurre in misura consistente e controllare i rischi associati all’impiego di pesticidi da parte degli agricoltori – ha dichiarato Samo Jereb, il Membro dell’ECA rte responsabile della relazione – C’era l’opportunità di risolvere adeguatamente questo problema grazie alla nuova politica agricola comune che entrerà in vigore nel 2021, ma purtroppo non è stata colta”.

Secondo un team di ricercatori europei, la PAC post-2020 , quale adottata il 1° giugno 2018 dalla Commissione UE, non migliorerà la protezione ambientale e la sostenibilità, nonostante l’UE abbia sottoscritto nuovi impegni internazionali, quali quelli relativi alla mitigazione dei cambiamenti climatici con l’Accordo di Parigi e al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030.

La Corte ha rilevato che le statistiche sulle sostanze attive e sul loro uso pubblicate dalla Commissione (Eurostat) non erano abbastanza dettagliate per essere utili. Né i dati forniti dagli Stati membri erano sufficientemente armonizzati o aggiornati.

Infine, gli indicatori nazionali per misurare i rischi e l’impatto che alcuni Stati membri hanno pur sviluppato non erano comparabili nell’intera UE. I tentativi iniziali della Commissione di sviluppare tali indicatori a livello UE non hanno avuto successo per la mancanza di dati pertinenti. I primi due indicatori di rischio a livello UE sono stati introdotti solo nel novembre 2019 (Direttiva 2019/782/UE), 10 anni dopo l’adozione della Direttiva, e nessuno dei due tiene conto del modo, del momento e del luogo in cui i pesticidi sono utilizzati.

Alla Commissione, pertanto, manca ancora una solida base di dati concreti per stabilire se la Direttiva abbia conseguito l’obiettivo dell’UE di rendere sostenibile l’uso dei pesticidi, conclude la Corte.

Poiché la Commissione europea sta attualmente valutando la legislazione in questo settore d’intervento a fronte della crescente preoccupazione manifestata dai cittadini e nelle aule parlamentari, la Corte raccomanda di:
verificare la difesa integrata a livello di azienda agricola;
consentire il collegamento della difesa integrata ai pagamenti a titolo della nuova PAC;
migliorare le statistiche sui prodotti fitosanitari;
sviluppare migliori indicatori di rischio.

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