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Italy for Climate: 10 tendenze denunciano scarsi miglioramenti nel 2019

I dati in anteprima del Dossier di Italy for Climate evidenziano che il calo delle emissioni che si registrerà quest’anno,  come effetto del blocco delle attività legate all’epidemia da Covid-19, potrebbe essere un fatto contingente, non essendo il risultato di un processo di decarbonizzazione, come denunciano peraltro gli scarsi miglioramenti climatici del nostro Paese nel 2019.

L’attuale emergenza sanitaria sta avendo impatti rilevanti sui trasporti, sui consumi e sulle attività produttive di tutti i Paesi colpiti, Italia inclusa, producendo una riduzione di gas serra, in particolare di anidride carbonica (CO2), come ha evidenziato il video realizzato dalla missione Copernicus Sentinel-5P dell’ESA (European Space Agency).

Tuttavia il fenomeno potrebbe essere di breve durata perché i dati in anteprima del 2019 mostrano pochissimi miglioramenti negli ultimi anni, segno dell’assenza di un processo di decarbonizzazione strutturale in corso, senza il quale le emissioni, in corrispondenza della auspicata ripresa economica, torneranno a crescere.

È quanto emerge dal Documento 10 key  trend sul clima. I dati in anteprima per l’Italia”, rilasciato il 24 marzo 2020 da Italy for Climate l’iniziativa sul clima lanciata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) con la collaborazione di imprese sensibili ai temi dei cambiamenti climatici e dell’economia circolare (CONOU, ERG, ING, e2i, Illy, Davines e EPR Comunicazione quale media partner), che fotografa la performance dell’Italia sul clima nell’anno appena trascorso, presentando dati, spesso frutto di elaborazioni inedite, su alcuni trend chiave sul clima per il nostro Paese.

Il Dossier costituisce uno degli appuntamenti annuali con i quali Italy for Climate intende contribuire a migliorare la qualità del dibattito pubblico sui temi del clima nel Paese, attraverso la divulgazione di informazioni e dati attendibili, accessibili a tutti e il più possibile aggiornati per rispondere alle esigenze di attualità di un dibattito che appare oggi, anche in Italia, sempre più attento e sensibile a questi temi.

Stiamo affrontando in queste settimane una grave crisi sociale ed economica dovuta alla pandemia globale di estrema gravità – ha affermato su Huffington Post Blog Edo Ronchi, Presidente della FoSS – che ha messo in evidenza anche la fragilità dei nostri sistemi economici, globalizzati e interconnessi, molto vulnerabili di fronte a crisi che si annunciano come potenzialmente globali anche quando incidono in modo differenziato e più rilevante in alcuni Paesi. Questo fa riflettere anche su altre possibili crisi potenzialmente globali come quella derivante dal riscaldamento climatico. In assenza di un processo strutturale di riduzione delle emissioni e di interventi tempestivi per indirizzare la ripresa, dopo la crisi economica grave e un calo significativo delle emissioni connesse all’attuale pandemia, le emissioni potrebbero tornare a crescere come e forse anche più di prima”.

Cosa mostra dunque la fotografia scattata da Italy for Climate per il 2019?

Purtroppo il contrasto ai cambiamenti climatici nel nostro Paese presenta ancora più ombre che luci: le emissioni di gas serra si sono ridotte di meno dell’1% rispetto all’anno precedente (troppo poco rispetto all’inversione di rotta che la crisi climatica ci richiede), gli eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici sono stati oltre 1.600 (erano meno di 150 poco più di 10 anni fa), il Paese ha perso la storica leadership in Europa sulle fonti rinnovabili per la generazione elettrica e si conferma in Italia un aumento delle temperature più alto rispetto al resto del mondo.

Nell’anno in cui l’Italia ospiterà gli eventi preparatori della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sul Clima (UNFCCC-COP26) di Glasgow (9-20 novembre), tra cui la Conferenza dei giovani impegnati nell’ambiente e il vertice Pre-COP (Milano, 28 settembre al 2 ottobre),le performance climatiche del nostro Paese non sono positive, anche se persistono alcuni segnali incoraggianti, in particolare dalla riduzione dei costi delle rinnovabili elettriche e dalla produzione di energia elettrica da carbone, scesa dai 49 miliardi di kWh del 2012 a circa 20 stimati nel 2019, che sta contribuendo all’importante riduzione delle emissioni specifiche connesse alla generazione elettrica, dimezzatesi rispetto a trent’anni fa.

Qualche giorno fa, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), con un intervento del suo Direttore ha messo in guardia circa l’eventualità che la pandemia da Covid-19 possa distogliere i Governi dagli investimenti per fonti energetiche rinnovabili, con il rischio di perdere di vista la sfida climatica per elaborare pacchetti di stimolo per contrastare i danni economici causati dal pandemia.

I Cambiamenti climatici , se non direttamente responsabili del’attuale pandemia, di certo concorrono al manifestarsi di nuove malattie virali e batteriche, come aveva ammonito qualche mese fa il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Con i cambiamenti climatici di origine antropica che hanno preso piede negli ultimi quattro decenni,  sono emerse dozzine di nuove malattie infettive o hanno iniziato a minacciare nuove regioni, tra cui Zika e Ebola – ha scritto Tedros Adhanom GhebreyesusInoltre, si prevede che peste bubbonica, diffusa da ratti e pulci,  aumenterà con primavere più calde ed estati più umide. L’antrace, le cui spore vengono rilasciate dallo scongelamento del permafrost, potrebbe diffondersi ulteriormente a causa della maggiore intensità dei venti”.

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