Il nuovo database EDGAR-FOOD, messo a punto da ricercatori del Centro Comune di Ricerca di Ispra (JRC) e della FAO, ha permesso di avere una panoramica dell’evoluzione negli ultimi 25 anni dei sistemi alimentari globali, rilevando un aumento della produzione del 40% e delle emissioni di gas serra, passate da 16 miliardi a 18 miliardi di tonnellate di CO2.
Secondo il nuovo Studio pionieristico “Food systems are responsible for a third of global anthropogenic GHG emissions”, pubblicato l’8 marzo 2021 su Nature Food e condotto da un gruppo di ricercatori del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), oltre un terzo delle emissioni globali di gas serra di origine antropica, come chiarisce inequivocabilmente il titolo, è attribuibile ai sistemi alimentari globali.
Spaziando dal cambiamento dell’uso del suolo e dalla produzione agricola agli imballaggi e alla gestione dei rifiuti, le emissioni del sistema alimentare sono state stimate a 18 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente nel 2015, pari al 34% del totale, ma era del 44% nel 1990, anche se le emissioni dei sistemi alimentari continuavano ad aumentare in quantità assolute.
Lo Studio, presenta il nuovo inventario EDGAR-FOOD che si basa sul database delle emissioni del JRC (EDGAR), integrato con il database delle emissioni di uso del suolo e di cambiamento di uso del suolo della FAO (FAOSTAT) che fornisce un’immagine senza precedenti di come il sistema alimentare abbia risposto all’evoluzione della popolazione mondiale negli ultimi 25 anni, guidata tra l’altro dai cambiamenti nel benessere, nelle abitudini alimentari e nella tecnologia alimentare.
Questi dati, abbracciando più settori, si dimostreranno essenziali nella progettazione di azioni di mitigazione efficaci e percorsi di trasformazione verso sistemi alimentari sostenibili , in vista del Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari e la salute del Pianeta (13 settembre 2021 data provvisoria), convocato dal Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Il Rapporto speciale Climate Change and Land (SRCCL) del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) attribuito ai sistemi alimentari tra gli 11 ei 19 miliardi di tonnellate di emissioni all’anno, una forbice troppo ampia che sottolinea la necessità di ridurre le nostre lacune di conoscenza.

I principali risultati
– Circa due terzi delle emissioni riconducibili ai sistemi alimentari globali provengono dal settore delle attività di uso del suolo, che comprendono l’agricoltura, lo sfruttamento del suolo e le modifiche della destinazione dei terreni. La cifra è più alta per i Paesi in via di sviluppo, ma si rileva al tempo stesso una significativa flessione che va di pari passo con il calo della deforestazione e con l’aumento delle attività a valle come la lavorazione e la refrigerazione degli alimenti.
– In termini di contributo alle emissioni totali di gas a effetto serra di origine antropica, i sistemi alimentari dei Paesi industrializzati sono genericamente stabili al 24% circa, mentre nei Paesi in via di sviluppo la percentuale è precipitata dal 68% del 1990 al 39% del 2015, in parte a fronte di un marcato aumento delle emissioni non correlate al settore alimentare.
– Le fasi della produzione che accompagnano i prodotti alimentari dal campo fino ai cancelli dell’azienda agricola, compreso in questo processo l’uso di mezzi quali i fertilizzanti, sono quelle che attualmente più di tutte concorrono alle emissioni complessive dei sistemi alimentari (39% del totale). L’utilizzo del suolo e i fattori ad esso correlati contribuiscono per il 38%, mentre la distribuzione è responsabile del 29% delle emissioni, un dato che sta crescendo e che è destinato a crescere ulteriormente in futuro.
– Circa la metà delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) è di CO2, principalmente correlate al cambiamento di uso del suolo e all’energia; il 35% è costituito da metano (CH4) derivante da allevamenti di bestiame e coltivazione di riso, ma anche dalla gestione dei rifiuti; la maggior parte del resto viene emesso come N2O dai fertilizzanti azotati. I gas fluorurati svolgono ancora un ruolo minore ma sono in aumento.
– Le emissioni del settore della vendita al dettaglio sono aumentate rapidamente (emissioni fino a 3 volte superiori rispetto al 1990) a livello globale, a causa della refrigerazione per ridurre il deterioramento degli alimenti. La refrigerazione industriale e domestica attualmente rappresenta il 5% delle emissioni globali dei sistemi alimentari di GHG, ma a causa della bassa capacità di refrigerazione pro capite nei Paesi in via di sviluppo è probabile che la loro importanza aumenti.
– Gli imballaggi contribuiscono per il 5,4% alle emissioni globali generate dai sistemi alimentari, più di qualsiasi altro fattore della filiera alimentare, compreso il trasporto. L’intensità delle emissioni, tuttavia, varia notevolmente da prodotto a prodotto, con il vino e la birra che risultano responsabili di una porzione significativa dell’impatto prodotto dagli imballaggi, mentre banane e zucchero di barbabietola fanno registrare emissioni più alte nella fase del trasporto.
– In media, le emissioni annue pro capite correlate ai sistemi alimentari in tutto il mondo sono diminuite di circa un terzo. Questo dato non è da intendersi come un sinonimo di “impronta dei consumatori”, poiché quest’ultima informazione dipende dalle specifiche abitudini alimentari dei singoli cittadini; tuttavia, può essere utilizzato come valore di riferimento rispetto al quale misurare le azioni di mitigazione condotte a livello nazionale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra generate dal sistema alimentare nel suo complesso.
– I principali emettitori sono, nell’ordine: Cina (13,5%), Indonesia (8,8%), Stati Uniti (8,2%), Brasile (7,4%), Unione europea (6,7%) e India (6,3%).
Il database EDGARD-FOOD che sarà utilizzato dal Working Group III dell’IPCC, che studia le opzioni di limitazione e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici per la redazione del Rapporto di valutazione (AR6) previsto per il prossimo anno, costituirà anche un punto di riferimento importante per l’implementazione della Strategia UE “Farm to Fork” per un sistema alimentare sano, equo e rispettoso dell’ambiente.