Cambiamenti climatici Clima Scelti per voi Sostenibilità

Rapporto SRCCL dell’IPCC su territorio e cambiamenti climatici

Oltre al Rapporto è stato approvato anche il Sommario per decisori politici che riassume le principali conclusioni sugli impatti che i cambiamenti climatici hanno sul territorio e come la insostenibile gestione di questo aumenti il riscaldamento globale.

Come anticipato, l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il Gruppo esperti dell’ONU che ha per mission lo studio del riscaldamento globale, ha presentato l’8 agosto 2019 a Ginevra dove ha avuto luogo (2-6 agosto 2019) la 50ma Sessione dei 3 Gruppi di Lavoro per la revisione finale, il Rapporto speciale Climate Change and Land (SRCCL).

Il Rapporto che valuta il contributo ai cambiamenti climatici determinato dai modi con cui utilizziamo il territorio e come i cambiamenti climatici a loro volta influiscano sul pianeta che abitiamo, ha richiesto per la sua stesura oltre due anni di lavoro, durante i quali 107 scienziati di 52 Paesi hanno analizzato oltre 7.000 studi peer reviewed di letteratura scientifica e rapporti delle maggiori istituzioni mondiali, e hanno valutato 28.275 osservazioni e commenti formulati sulle bozze predisposte (25.232 di esperti e 3.043 da parte dei Governi).

Stante l’ampiezza dei temi affrontati che di fatto includono gli aspetti affrontati dalle 3 Convenzioni ONU (UNFCCC sui Cambiamenti climatici; CBD sulla Biodiversità; UNCCD contro la Desertificazione), il Rapporto si articola in 7 Capitoli:
– 1.Quadro e contesto;
– 2. Correlazioni tra territorio e clima;
– 3. Desertificazione;
– 4. Degrado del territorio;
– 5. Sicurezza alimentare e Materiale supplementare;
– 6. Interconnessioni tra desertificazione, degrado del suolo, sicurezza alimentare e rilascio di gas a effetto serra: sinergie, compromessi e opzioni di risposta integrate;
– 7. Gestione del rischio e processo decisionale in relazione allo sviluppo sostenibile e Materiale supplementare.

Inoltre è stato approvato e rilasciato il Sommario per i Decisori politici, con le principali conclusioni del Rapporto.

L’IPCC sottolinea che il Rapporto sarà un contributo scientifico chiave ai prossimi negoziati sul clima e sull’ambiente, come la Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (CBP-COP14) in India (Nuova Delhi, 2-13 settembre 2019) e la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP25) in Cile (Santiago, 2-13 dicembre).

Ma sarà inevitabilmente, aggiungiamo noi, oggetto di dibattito durante il Vertice sul Clima (New York, 23 settembre 2019), indetto dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che ha ammonito leader di governo, imprese e società civile che per poter partecipare “Il biglietto di ingresso è un’azione coraggiosa ed ambiziosa”.

Il Rapporto mostra infatti che una migliore gestione del territorio può contribuire ad affrontare i cambiamenti climatici, anche se non è l’unica soluzione, perché c’è bisogno che tutti i settori facciano la propria parte per ridurre le emissioni di gas a effetto serra se si vuole raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei +2 ° C, e di fare tutto il possibile per arrivare solo a +1,5 °C, rispetto ai livelli preindustriali; come si è convenuto con l’Accordo di Parigi del 2015.

Di fronte all’aumento della popolazione mondiale e agli impatti negativi il territorio deve rimanere produttivo per mantenere la sicurezza alimentare all’aumentare della popolazione e all’impatto negativo dei cambiamenti climatici sulla vegetazione. Ciò significa che ci sono limiti alle possibilità di adattamento della terra per affrontare i cambiamenti climatici, come per esempio quello che riguarda le colture energetiche destinate alla produzione di energia e per quanto concerne l’imboschimento, così come occorre tempo ad alberi e suoli per immagazzinare carbonio in modo efficace.

Le bioenergie devono essere gestite con attenzione per evitare rischi per la sicurezza alimentare, la biodiversità e il degrado del territorio. Risultati auspicabili dipenderanno da politiche e sistemi adeguati di governance a livello locale.

Il territorio è una risorsa fondamentale
Il Rapporto indica che il mondo è nella posizione migliore per affrontare i cambiamenti climatici quando concentra l’attenzione sulla sostenibilità.

Il territorio svolge un ruolo importante nel sistema climatico – ha affermato Jim Skea, co-Presidente del III Gruppo di lavoro dell’IPCC III (mitigazione dei cambiamenti climatici) – L’agricoltura, la silvicoltura e gli altri tipi di utilizzo del territorio rappresentano il 23% delle emissioni antropiche di gas serra. Allo stesso tempo, i processi naturali del territorio assorbono una quantità di anidride carbonica equivalente a quasi un terzo delle emissioni di anidride carbonica prodotte dai combustibili fossili e dall’industria”.

Desertificazione e degrado del territorio
Quando il territorio è degradato, diventa meno produttivo, limita la crescita delle colture e riduce la capacità del suolo di assorbire carbonio, esacerbando i cambiamenti climatici che, a loro volta, aggravano il degrado del territori in molti modi.

Le scelte che facciamo in merito alla gestione sostenibile del territorio possono contribuire a ridurre e in alcuni casi a invertire questi impatti negativi – ha spiegato Kiyoto Tanabe, co-Presidente della Task Force sugli inventari nazionali dei gas a effetto serra – In un futuro con piogge più intense aumenterà il rischio di erosione del suolo nei campi coltivati ​​e la gestione sostenibile del territorio è un modo per proteggere le comunità dagli impatti dannosi di questo dissesto idrogeologico. Tuttavia, ci sono limiti a ciò che può essere fatto, per cui in alcuni casi il degrado potrebbe essere irreversibile”.

Circa 500 milioni di persone vivono in aree colpite dalla desertificazione. Terre e aree aride sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi tra cui siccità, ondate di calore e tempeste di sabbia, mentre una popolazione globale in costante aumento determina ulteriore pressione su tali aree.

Il Rapporto SRCCL indica opzioni per affrontare il degrado del territori e prevenire o adattarsi a ulteriori futuri cambiamenti climatici, esaminando, inoltre, i potenziali impatti dei diversi livelli di riscaldamento globale.

“Le nuove conoscenze mostrano un aumento dei rischi derivanti dalla scarsità di acqua nelle zone aride [cfr: articoloScarsità d’acqua...], dai danni degli incendi, dal degrado del permafrost e dall’instabilità del sistema alimentare. Anche mantenendo il riscaldamento globale attorno a +1,5 ° C – ha affermato Valérie Masson-Delmotte, co-Presidente del Gruppo di lavoro I (Basi scientifiche dei cambiamenti climatici) –Rischi molto elevati vengono individuati in relazione al deterioramento del permafrost e  una instabilità del sistema alimentare, con + 2 °C di riscaldamento globale“.

Sicurezza alimentare
Un’azione coordinata per affrontare i cambiamenti climatici può migliorare simultaneamente il territorio, il cibo e la sicurezza alimentare, contribuendo a porre fine alla fame. Il Rapporto sottolinea che i cambiamenti climatici stanno influenzando tutti e quattro i pilastri della sicurezza alimentare: disponibilità (resa e produzione); accesso (prezzi e capacità di ottenere cibo); utilizzo (nutrizione e cottura); stabilità (interruzioni della disponibilità).

“La sicurezza alimentare sarà sempre più influenzata dai futuri cambiamenti climatici a causa del calo dei rendimenti, soprattutto ai tropici, dell’aumento dei prezzi, della riduzione della qualità dei nutrienti [cfr articoloNutrienti vitali…“] da interruzioni della catena di approvvigionamento – ha evidenziato Priyadarshi Shukla, co-Presidente del Gruppo di lavoro III – Avremo effetti diversi a seconda dei Paesi, ma gli effetti più severi si riverseranno sui Paesi a basso reddito di Africa, Asia, America Latina e dei Caraibi“.

Il Rapporto evidenzia che circa un terzo del cibo prodotto viene perso o sprecato. Le cause di tale fenomeno differiscono sostanzialmente tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, nonché tra le varie regioni. Ridurre questa perdita e spreco ridurrebbe le emissioni di gas serra e migliorerebbe la sicurezza alimentare.

Alcune scelte dietetiche richiedono più suolo e acqua e causano più emissioni di gas ad effetto serra rispetto ad altre – ha sottolineato Debra Roberts, co-Presidente del Gruppo di lavoro II (Impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani, opzioni di adattamento e loro vulnerabilità) – Le diete bilanciate con alimenti a base vegetale, come cereali integrali, legumi, frutta e verdura, e alimenti di origine animale prodotti in modo sostenibile con sistemi a basse emissioni di gas a effetto serra, presentano importanti probabilità di limitare i cambiamenti climatici e sviluppare un percorso di adattamento“.

Secondo il Rapporto, esistono modi per gestire i rischi e ridurre le vulnerabilità del territorio e del sistema alimentare. La gestione del rischio può migliorare la resilienza delle comunità agli eventi estremi che hanno un impatto sui sistemi alimentari, cambiando le abitudini alimentari o garantendo una varietà di colture per prevenire un ulteriore degrado del territorio e aumentare la resilienza a condizioni meteorologiche estreme o variabili.

Ridurre le disuguaglianze, migliorare i redditi e garantire un accesso equo al cibo in modo che alcune regioni (dove il territorio può fornire cibo adeguato) non siano svantaggiate, sono altri modi per adattarsi agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Esistono anche metodi per gestire e condividere i rischi, alcuni dei quali sono già disponibili, come i sistemi di allerta rapida.

Un’attenzione generale alla sostenibilità, unita ad una azione tempestiva, offre le migliori opportunità per affrontare i cambiamenti climatici. Ciò include una bassa crescita della popolazione, una riduzione delle disuguaglianze, una migliore alimentazione e una riduzione degli sprechi alimentari.

Queste azioni potrebbero consentire un sistema alimentare più resiliente e avere più terra disponibile per le bioenergie, proteggendo al contempo le foreste e gli ecosistemi naturali. Tuttavia, senza un’azione immediata saranno necessari ulteriori terreni per le bioenergie, determinando l’assunzione di decisioni difficili sul futuro dell’uso dei suoi e sulla sicurezza alimentare.

Le politiche che supportano la gestione sostenibile del territorio sono importanti, assicurano l’approvvigionamento di cibo per le popolazioni vulnerabili e mantengono il carbonio nel suolo – ha affermato Eduardo Calvo, co-Presidente della Task Force sugli inventari nazionali dei gas a effetto serra – riducendo notevolmente le emissioni di gas serra”.

Il territorio e le risposte ai cambiamenti climatici
Anche le politiche che si collocano fuori dei settori territorio ed energia, come ad esempio trasporti e ambiente, possono fare una differenza fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. Agire in anticipo è più conveniente, permettendo di evitare le perdite economiche.

Ci sono cose che stiamo già facendo con l’utilizzo di tecnologie e l’adozione di buone pratiche che, però, devono essere implementate e utilizzate in luoghi idonei dove attualmente non vengono usate – ha dichiarato Panmao Zhai, co-Presidente del Gruppo di lavoro I – In questo ambito esiste un vero potenziale attraverso un uso più sostenibile del territorio, riducendo il consumo eccessivo e gli sprechi di cibo, eliminando il disboscamento e gli incendi delle foreste, impedendo l’eccessiva raccolta di legna da ardere e riducendo le emissioni di gas serra, così da contribuire  affrontare i cambiamenti climatici correlati al territorio“.

Questo è stato il secondo Rapporto speciale dell’IPCC, dopo la pubblicazione ad ottobre 2018 del Rapporto speciale sul Riscaldamento globale a +1,5 °C (SR15) ed in attesa del Rapporto speciale sull’Oceano e la Criosfera in un Clima che cambia (SROCC), previsto per la fine di settembre, dopo la 51ma Sessione dell’IPCC (Principato di Monaco, 20- 28 settembre 2019), e del Rapporto di Valutazione (AR6) sullo stato dell’arte a livello scientifico, tecnico e socioeconomico delle conoscenze globali sul clima, sulle sue cause, sui suoi potenziali impatti e sulle possibili strategie di risposta in ambito di adattamento o mitigazione, previsto per giugno 2022.

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