Dal Rapporto sulla qualità delle acque di balneazione nel 2016 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente si evidenzia che anche i siti dell’Italia registrano il miglioramento con un’incidenza del 90,8%, anche se il nostro Paese continua ad avere il più alto numero di siti con qualità “scarsa” (100 siti, pari all’1,8%) a causa della mancanza persistente di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane in 758 agglomerati urbani (secondo la Commissione UE) con più di 2.000 abitanti.
Il Rapporto “European Bathing Water Quality in 2016” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) conferma che da quarant’anni le spiagge e i siti di balneazione in tutta Europa seguono una tendenza positiva con acque sempre più pulite, dopo una valutazione che ha riunito campioni di acqua raccolti in oltre 21.000 siti costieri e interni.
Di certo non mancano in Italia spiagge al mare e laghi dove, oltre la qualità delle acque di balneazione, èottima, c’è l”offerta di servizi e di sicurezza, come dimostra il numero di Bandiere Blu assegnate quest’anno al nostro Paese dalla Foundation for Environmental Education (FEE). Tuttavia chi avesse intenzione e opportunità di recarsi in Paesi europei per trascorrere questa estate le vacanze al mare o ai laghi, il Rapporto fornisce una buona indicazione dei siti in cui è possibile trovare la migliore qualità delle acque.
“Fa piacere vedere che sempre più siti di balneazione in tutta Europa soddisfano i requisiti di qualità più rigorosi – ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’Agenzia, Hans Bruyninckx – Questo permette ai cittadini europei di scegliere consapevolmente i siti di che intendono visitare quest’estate e dimostra anche l’efficacia delle nostre politiche ambientali, nonché i vantaggi pratici della protezione della salute umana e della vita quotidiana quando si effettuano eccellenti raccolte e analisi di dati“.
La contaminazione fecale dell’acqua continua a presentare un rischio per la salute umana, in particolare nei siti di balneazione. Nuotare in spiagge o laghi balneabili contaminati può essere causa di malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari. Negli ultimi anni, comunque, la grande maggioranza delle zone di balneazione in Europa può vantarsi di avere acque di buona qualità. Nel 2016 il 96,3% dei siti soddisfaceva il requisito di qualità minimo (“sufficiente“) stabilito dalla direttiva dell’UE sulle acque di balneazione, con un lieve aumento rispetto al 96,1% registrato nel 2015. L’85,5% dei siti di balneazione soddisfaceva nel 2016 i requisiti più rigorosi della menzione “eccellente” della qualità dell’acqua, dall’84,4% registrato nel 2015.
La relazione che ha riguardato i siti di balneazione in tutta l’UE, in Albania e in Svizzera, conferma che le acque sono molto più pulite rispetto a 40 anni fa, quando ingenti quantitativi di rifiuti urbani e industriali non trattati o parzialmente trattati venivano scaricati in acqua.
“L’eccellente qualità delle acque di balneazione europee non è casuale: è il risultato di un duro lavoro di professionisti competenti e impegnati, che mostra l’importanza di promuovere le politiche dell’UE che creano un’occupazione verde – ha sottolineato il Commissario UE all’Ambiente, agli Affari marittimi e alla Pesca, Karmenu Vella – Quest’anno la Settimana verde europea sarà dedicata a questo investimento. Tecnici dell’acqua, addetti alla protezione contro le inondazioni, chimici dell’ambiente, gestori delle acque reflue: tutti svolgono un ruolo essenziale nel mantenere alta la qualità delle acque di balneazione“.
Contestualmente l’AEA ha pubblicato anche una mappa interattiva, con le valutazioni di tutti i siti di balneazione. Sui siti web dell’AEA e della Commissione europea dedicati alle acque di balneazione sono disponibili, inoltre le relazioni per Paese aggiornate, tra cui ovviamente anche quella dedicata all’Italia, da cui si evidenzia che il nostro Paese con 5.518 siti (4.864 sulle coste e 654 nelle acque interne) rappresenta il 25,5% di tutti quelli monitorati, dove la qualità delle acque è risultata “eccellente” per il 90,8%, ma continuiamo anche a rimanere quello con il numero più elevato di siti di balneazione con una qualità delle acque “scarsa” (100 siti, pari all’1,8%), conFrancia (82, pari al 2,4%) e Spagna (39, pari all’1,8%). Conosciamo pure il motivo di questo risultato, visto che la Commissione UE ce lo rammenta continuamente, inserendolo in più occasioni nei pacchetti mensili di infrazioni adottati, vuoi per deferimenti alla Corte europea di Giustizia, che per “pareri motivati“. Come pure per “lettere di messa in mora“: il nostro Paese da oltre 10 anni non garantisce che tutti gli agglomerati con più di 2.000 abitanti dispongano di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, con rischi significativi per la salute umana e l’ambiente, violando persistentemente la Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, come si può rilevare anche dall’ultimo pacchetto di infrazioni di maggio 2017.
Tra gli altri risultati del Rapporto si segnalano:
– tutti i siti di balneazione analizzati in Austria, Croazia, Cipro, Estonia, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Romania, e Slovenia hanno conseguito almeno la menzione di qualità “sufficiente“;
– in 5 Paesi, il 95% o più dei siti di balneazione sono stati valutati di qualità “eccellente“: Lussemburgo (tutti gli 11 siti di balneazione), Cipro (99% di tutti i siti), Malta (99% di tutti i siti), Grecia (97% di tutti i siti) e Austria (95% di tutti i siti);
– l’1,5% (1,4% per i Paesi dell’UE) dei siti di balneazione è stato valutato di qualità “scarsa“. Fra le stagioni balneari 2015 e 2016
– il numero assoluto dei siti valutati negativamente è sceso da 383 a 318 (da 349 a 302 per i Paesi dell’UE).