Gli elementi di grande innovazione, introdotti dalla Direttiva 2020/2184/UE sulle acque potabili, non solo per quanto attiene gli aspetti tecnologici connessi ai nuovi parametri da monitorare ed alle caratteristiche dei materiali a contatto con l’acqua, ma più in generale per l’introduzione di un approccio basato sul rischio e per l’attenzione posta ai grandi temi quali l’accesso all’acqua e alle informazioni ambientali, sono stati affrontati nel corso di un webinar da Utilitalia.
Recepimento della nuova Direttiva (2020/2184/Ue) sulle acque potabili e Transizione ecologica e Recovery, sono stati i due principali temi affrontati dal webinar “Nuova Direttiva acque potabili: cosa cambierà per il mondo dell’acqua”, organizzato il 17 marzo 2021 da Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, e al quale hanno partecipato: Pasqualino Rossi, Direttore dell’Ufficio Prevenzione del rischio chimico, fisico e biologico e promozione della salute ambientale, tutela salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del Ministero della Salute; Luca Lucentini, Direttore del Reparto di qualità dell’Acqua e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità; Andrea Guerrini, Componente Collegio dell’ARERA; Stefano Cetti, Coordinatore Commissione Acque potabili di Utilitalia e Tania Tellini, Coordinatrice del settore Acqua di Utilitalia.
Le aziende che si occupano del Servizio idrico integrato si trovano di fronte a sfide e obiettivi sempre più complessi:
– mitigare i cambiamenti climatici e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile; in particolare dell’Obiettivo 6 che prevede di garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
In quest’ottica, “i fondi del Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – come è stato sottolineato – sono un’occasione assolutamente da non perdere se il nostro Paese vuole realizzare quel salto necessario alla transizione ecologica del Servizio idrico integrato al quale spetta un ruolo chiave nella gestione”.
Secondo Utilitalia è necessario “preservare o meglio incrementare i fondi per gli investimenti sull’idrico che erano previsti nella bozza di Pnrr di gennaio 2021 con un fabbisogno stimato di investimenti pre-Covid di 30 miliardi, e progettualità delle associate già rispondenti ai requisiti per la finanziabilità attraverso 14 miliardi. L’orizzonte della Commissione UE investe temi di più ampio respiro, dalla sostenibilità ambientale declinata in vario modo all’efficienza espressa dal gestore del servizio idrico, dalla comunicazione e trasparenza nei confronti dei cittadini alla stessa solidarietà sociale”.
Obiettivo della nuova Direttiva è la tutela della salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano. Un concetto – è stato spiegato – che viene rafforzato non solo rivedendo i parametri esistenti ed i loro valori, ma anche attraverso l’armonizzazione degli standard relativi ai materiali a contatto con l’acqua potabile, nonché l’introduzione di un approccio basato sul rischio.
Un’attenzione particolare è stata, poi, dedicata alle misure necessarie per migliorare o mantenere l’accesso di tutti alle acque destinate al consumo umano e per garantire la disponibilità di informazioni adeguate e aggiornate al pubblico.
Concetto insito nella Direttiva è anche quello di aumentare e migliorare la fiducia dei cittadini nell’acqua di rubinetto diminuendo la produzione di rifiuti derivanti dal consumo di acqua confezionata. Inoltre affronta anche il tema delle perdite idriche, promuovendo un percorso di conoscenza e miglioramento dell’efficienza del sistema di distribuzione.
La Direttiva Introduce una serie di modifiche tra cui l’aggiornamento degli standard qualitativi dell’acqua, ponendo dei limiti più severi per i contaminanti, così da rendere l’acqua potabile ancora più sicura, tenendo conto delle nuove sostanze inquinanti. I cinque assi portanti della Direttiva europea – su cui gli Stati membri sono tenuti a dare il proprio contributo nella fase di recepimento – sono: maggiore sicurezza dell’acqua (concentrandosi anche per esempio su microplastiche e interferenti endocrini); certificazione dei materiali a contatto con l’acqua; tutela della risorsa basata sull’approccio preventivo; accesso all’acqua destinata al consumo umano e promozione del consumo dell’acqua di rubinetto; accesso alle informazioni ambientali.