Un articolo di commento sulla rivista specializzata Frontiers of Environmental Science & Engineering suggerisce come prevenire che la produzione e la scorretta gestione di 3 milioni di mascherine utilizzate ogni minuto nel mondo per proteggersi da Covid-19, determinino una pandemia ambientale con ripercussioni gravi sugli ecosistemi, ma, potenzialmente, anche sulla salute umana.
Un recente Studio internazionale, coordinato dal Centro per gli Studi Marini e Ambientali (CESAM) del Portogallo, ha stimato che per effetto della pandemia ogni mese siano utilizzate 129 miliardi di mascherine facciali.
L’enorme produzione di mascherine usa e getta è simile a quella delle bottiglie di plastica, stimata in 43 miliardi al mese, ma a differenza delle bottiglie di plastica, di cui il 25% viene riciclato, non esistono Linee guida sul riciclo delle mascherine, rendendo più probabile che vengano smaltite come rifiuto solido.
Se non vengono smaltite per il riciclaggio, come altri rifiuti di plastica, le mascherine usa e getta possono finire nell’ambiente, nei sistemi di acqua dolce e negli oceani, dove gli agenti atmosferici possono generare un gran numero di microplastiche e nanoplastiche, costituendo una potenziale minaccia, resa ancora più seria dai comportamenti sbagliati e sconsiderati di molte persone.
Peraltro, anche i rischi per la salute umana da eventuali effetti tossicologici di microplastiche e nanoplastiche sono ancora da accertare, vista l’attuale carenza di conoscenza scientifica sull’argomento.
A tutto ciò, si aggiunge che un gran numero dei dispositivi più moderni sono composti da fibre microscopiche. Tali fibre fanno disperdere le particelle plastiche nell’ambiente più velocemente rispetto ad altri prodotti in plastica.
“Una preoccupazione più recente e più grande è che le mascherine sono realizzate direttamente con fibre di plastica che possono essere rilasciate più facilmente e più velocemente delle plastiche sfuse come i sacchetti di plastica“, come sottolineano gli autori del commento “Preventing masks from becoming the next plastic problem”, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers of Environmental Science & Engineering.
I due ricercatori, il Professore di tossicologia ambientale del Dipartimento di Biologia dell’Università della Danimarca meridionale Elvis Genbo Xu, e il Professore di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Princeton Zhiyong Jason Ren, sottolineano che attualmente non è dato sapere come le mascherine contribuiscano al rilascio di particelle di plastica rilevate nell’ambiente, dal momento che non ci sono dati sul loro degrado in natura.
“Ma sappiamo che, come altri detriti di plastica, anche le mascherine usa e getta possono accumulare e rilasciare sostanze chimiche e biologiche nocive, come bisfenolo A, metalli pesanti e microrganismi patogeni – Genbo Xu, principale autore dell’articolo – Questi possono comportare impatti negativi indiretti su piante e animali.e gli esseri umani“.

Per affrontare il problema, i due scienziati suggeriscono di:
– predisporre contenitori di rifiuti solo per la raccolta e lo smaltimento di mascherine;
– prendere in considerazione la standardizzazione di linee guida per la gestione di tali rifiuti;
– sostituire le mascherine usa e getta quelle riutilizzabili come mascherine di cotone;
– prendere in considerazione la progettazione di mascherine biodegradabili.