Energia Fonti fossili

“Transizione o solo conversazione?”: PNEC che non rinunciano al carbone

Secondo un Rapporto congiunto CAN Europe e EMBER, i Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) dei Paesi UE ancora dipendenti dal carbone non contengono le misure che possano giustificare l’accesso al Fondo per la transizione giusta proposta dalla Commissione UE per aiutare le regioni più vulnerabili ad affrontare l’impatto socio-economico della transizione ad un’economia decarbonizzata. 

Per rispettare gli impegni dell’UE, comunicati al Segretariato dell’UNFCCC come previsto nell’Accordo di Parigi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C entro la fine del secolo, tutti i Paesi membri dovrebbero eliminare gradualmente il carbone entro il 2030 e passare direttamente all’elettricità pulita senza aumentare l’uso di altri combustibili fossili.

Al fine di sostenere le regioni dell’UE più colpite dalla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, la Commissione UE, nell’ambito del Green Deal europeo, ha proposto un Fondo per una transizione giusta, le cui risorse, inizialmente previste per 7,5 miliardi di euro, erano state portate a 40 miliardi di euro, a carico di Next Generation EU ovvero del Piano per la ripresa economica dell’UE. Tuttavia, a seguito del Consiglio europeo di luglio che ha approvato il nuovo Piano per la ripresa, l’entità del Fondo subirebbe un drastico taglio.

Secondo il Rapporto 2020 Just Transition or Just Talk?”, di CAN Europe,la principale coalizione di ONG europee che promuove politiche sostenibili in materia di clima, energia e sviluppo in tutta Europa, e di EMBER (già Sandbag), think tank indipendente sul clima che incentra i suoi studi sull’accelerazione della transizione elettrica, che ha presa in esame i Piani nazionali finali per l’energia e il clima (PNEC), presentati alla Commissione UE, di 18 Stati membri che utilizzano ancora il carbone per la generazione di elettricità:
7 Paesi intendono mantenere il carbone oltre il 2030, e sono quelli a cui presumibilmente andrà la maggior parte del Fondo per una transizione giusta;
– 4 Paesi prevedono di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030, ma lo sostituiranno con il gas fossile;
7 Paesi sono sulla buona strada per un’eliminazione graduale del carbone nel 2030, senza aumentare significativamente l’uso di gas fossile.

Essendo uno dei primi atti legislativi del Green Deal europeo, il Fondo per una transizione giusta deve essere all’altezza del suo nome, sostenendo una transizione reale, non a parole – ha affermato Elif Gündüzyeli, Coordinatrice senior delle politiche del carbone di CAN Europe – Se l’UE vuole dimostrare il suo impegno per l’Accordo di Parigi, nessuna centrale elettrica a carbone dovrebbe essere operativa oltre il 2030. Transizione significa passare all’energia pulita e rinnovabile, non al gas fossile. Le regioni del carbone hanno bisogno di investimenti a prova di futuro nella nuova economia, non di un ulteriore radicamento nella dipendenza dai combustibili fossili“.  

L’analisi condotta dimostrerebbe che senza riforme, il Fondo per una transizione giusta rischia di ricompensare i ritardatari dell’azione climatica a scapito dei Paesi con Piani ambiziosi e compatibili con l’Accordo di Parigi per le loro regioni carbonifere

Secondo l’attuale metodologia di ripartizione del Fondo:
quasi i due terzi delle risorse andrebbero ai 7 Paesi che non prevedono di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030 e a lungo termine, 2 di questi (Bulgaria e Polonia) starebbero anche pianificando una significativa espansione dell’uso di gas fossili;
più del 10% di disponibilità del Fondo andrebbe ai 4 Paesi che prevedono di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030,  ma con un aumento significativo dell’uso di gas fossile.

La maggior parte dei Paesi carbonieri dell’UE non è pronta per una transizione giusta – ha osservato Charles Moore, Responsabile del programma europeo di EMBER – Molti Paesi non hanno intenzione di rinunciare al carbone entro il 2030 o prevedono di cambiarlo con il gas fossile, un altro vicolo cieco se l’UE vuole rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi. Ora è il momento di sostenere le regioni carbonifere nei Paesi che stanno realmente sostenendo una rapida transizione energetica. Ma il Fondo per una transizione giusta sembra destinato a premiare l’inazione piuttosto che la reale ambizione climatica“.

C’è da osservare al riguardo che anche la Corte dei conti europea (ECA) in un recente parere espresso su richieste separate di Parlamento europeo e Consiglio europeo, intravede il rischio significativo che il Fondo non contribuisca a porre fine alla forte dipendenza di alcune regioni dalle attività ad alta intensità di carbonio.

Il Rapporto è uscito alla vigilia della Sessione plenaria del Parlamento europeo (14-17 settembre 2020) che ha all’OdG la votazione sul Regolamento del Fondo. Il tema si annuncia “caldo”, dal momento che la Commissione per lo Sviluppo Regionale (REGI) ha approvato il 6 luglio 2020 un testo che prevede deroghe per gli investimenti in attività relative al gas naturale, se si qualificano come “sostenibili dal punto di vista ambientale”, mentre l’Assemblea aveva votato l’anno prima che i combustibili fossili fossero esclusi dai Fondi regionali dell’UE e il Consiglio europeo informale di giugno 2019 si era espresso contro l’inclusione di ogni sostegno del Fondo ai combustibili fossili.

Cosi, tra le Raccomandazioni politiche del Rapporto di Can Europe e EMBER, si chiede che “Parlamento europeo, Consiglio e Commissione devono garantire che il carbone e tutti gli altri combustibili fossili, in particolare il gas, siano completamente esclusi dal campo di applicazione del Fondo per una transizione giusta e che nessun progetto sui combustibili fossili possa essere incluso nei Piani territoriali per una transizione giusta. Tutti i prestiti e le sovvenzioni da mobilitare attraverso tutti e 3 i pilastri del meccanismo per una transizione giusta dovrebbero essere conformi alle norme e ai principi della tassonomia dell’UE. Le regioni del carbone economia: il gas fossile è un altro vicolo cieco”.

Sarà dura!

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