Secondo uno studio del think tank Institute of Economics and Peace (IEP), almeno 1,2 miliardi di persone vivranno in aree a rischio di insicurezza alimentare, penuria idrica, disastri naturali e conflitti, con impatti enormi anche nei Paesi sviluppati su cui si riverserà il flusso maggiore di sfollati.
Oltre un miliardo di persone rischiano lo sfollamento al 2050 a causa di cambiamenti ambientali, conflitti e disordini civili.
È quanto emerge dallo Studio “Ecological Threat Register”(ETR), lanciato questa settimana dall’Istituto per l’economia e la pace (IEP), think tank internazionale con quartiere generale a Sidney e uffici sparsi nei vari continenti, che ha per mission di indirizzare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla pace quale misura positiva,
Il Rapporto si basa su dati messi a disposizione dalle Organizzazioni Nazioni Unite (FAO, UNPD, UNDESA) e da altri Istituti di ricerca indipendenti (World Resources International) relativamente a crescita della popolazione, stress idrici, insicurezza alimentare, siccità, inondazioni, cicloni e aumento della temperaturae del livello del mare, oltre che di quelli già a disposizione dell’Istituto che ogni anno redige il Global Peace Index, una classifica di Stati e regioni in base a fattori che ne determinino lo stato di pacificità, o meglio la loro attitudine ad essere considerati pacifici, nonché il Global Terrorism Index, l’indice che fornisce un riepilogo completo delle tendenze e dei modelli globali chiave del terrorismo dal 2000.
IEP delinea le “minacce ecologiche” che
i
157 Paesi monitorati (tra cui anche l’Italia) devono affrontare e il loro grado
di resilienza per far fronte ad eventi ambientali estremi in corso e futuri.
“Le minacce ecologiche e i
cambiamenti climatici pongono serie sfide alla pace globale – ha affermato Steve Killelea, Fondatore e Presidente
esecutivo di IEP – Nei prossimi 30 anni
la mancanza di accesso a cibo e acqua aumenterà in assenza di un’urgente cooperazione
globale. Senza adeguate azioni, disordini civili, rivolte e conflitti molto
probabilmente aumenteranno, mentre la pandemia di Covid-19 sta già evidenziando
lacune nella catena alimentare globale“.
Il Gruppo di scienziati dell’IPCC, prevede che lo sfollamento forzato sarà uno degli effetti più diffusi e dannosi per le popolazioni più vulnerabili del mondo se non si riuscirà a mantenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 °C. Alcuni studi indicano che se la temperatura aumentasse di 3 °C, gli sfollati sarebbero 4 volte di più di quelli che si verificheranno con una temperatura che rimane entro +1,5 °C. E tra i gruppi più vulnerabili degli impatti dei cambiamenti climatici ci sono soprattutto le donne, come ha recentemente rilevato un Rapporto dell’organizzazione umanitaria internazionale CARE
Risultati chiave
– Nel corso dei prossimi 30 anni, IEP rileva che 141 Paesi saranno esposti ad almeno una minaccia ecologica.
– I 19 Paesi con il maggior numero di minacce hanno una popolazione complessiva di 2,1 miliardi di persone, pari a circa il 25% della popolazione mondiale, e sono inclusi tra i 40 Paesi meno pacifici del mondo, tra cui Afghanistan, Siria, Iraq, Ciad, India e Pakistan.
– Più di un miliardo di persone vive in 31 Paesi in cui è improbabile che la loro capacità di resilienza permetta di affrontare l’impatto degli eventi ecologici entro il 2050, contribuendo allo sfollamento di massa della popolazione.
– Africa subsahariana, Asia meridionale, Medio Oriente e Nord Africa sono le regioni che si trovano ad affrontare il maggior numero di minacce ecologiche.
– Entro il 2040, un totale di 5,4 miliardi di persone – più della metà della popolazione mondiale prevista -vivrà nei 59 Paesi che soffrono di stress idrico elevato o estremo, tra cui India e Cina.
– 3,5 miliardi di persone potrebbero soffrire di insicurezza alimentare entro il 2050; 1,5 miliardi di persone in più rispetto ad oggi.
– La mancanza di resilienza nei Paesi coperti dall’ETR determinerà una riduzione nella produzione di cibo, la concorrenza per l’utilizzo delle risorse, la crescita dei disordini civili e degli sfollamenti di massa, esponendo i Paesi sviluppati a un maggiore afflusso di rifugiati.
IEP segnala, inoltre, che il Paese con il maggior numero di persone a rischio di sfollamenti di massa è il Pakistan, seguito da Etiopia e Iran. Nell’ America centrale è Haiti che deve affrontare il livello più alto di minacce. In questi Paesi, anche piccole minacce ecologiche e disastri naturali potrebbero provocare sfollamenti di massa della popolazione, con ripercussioni sulla sicurezza regionale e globale.
Le regioni che sono in grado di opporre un’elevata resilienza, come l’Europa e il Nord America, non saranno immuni dall’impatto delle minacce ecologiche, come l’aumento significativo del numero di rifugiati.un numero significativo di rifugiati. Sulla scia delle guerre in Siria e Iraq nel 2015, due milioni di persone sono fuggite in Europa, mettendo in evidenza il legame tra i rapidi spostamenti della popolazione e le turbolenze politiche e disordini sociali.
Tuttavia, Europa, Stati Uniti e altri Paesi sviluppati stanno affrontando meno minacce ecologiche e hanno anche livelli più elevati di resilienza per affrontare questi rischi. I Paesi europei che non dovranno affrontare minacce, assieme ad altri 12 Paesi di tutto il mondo, sono Svezia, Norvegia, Irlanda e Islanda. L’Italia , secondo l’ETR, è il Paese dell’UE, insieme a Spagna, maggiormente esposto a tali rischi.
Si prevede, inoltre, che molti dei Paesi più a rischio di minacce ecologiche saranno anche quelle destinatia vedere un aumento significativo della popolazione, come Nigeria, Angola, Burkina Faso e Uganda, Paesi che già lottano per affrontare le questioni ecologiche, soffrendo già di scarsità di risorse, bassi livelli di pace e alti tassi di povertà.
“Gli impatti sociali e politici, non solo nel mondo in via di sviluppo, ma anche nei Paesi sviluppati sarà enorme, poiché lo sfollamento di massa porterà a flussi notevoli di rifugiati verso i Paesi più sviluppati – ha sottolineato Lillelea – I cambiamenti ambientali costituiranno la prossima grande minaccia globale per il nostro Pianeta e la vita delle persone e dobbiamo sbloccare la capacità delle imprese e dei Governi per implementare le azioni di resilienza per i luoghi più a rischio“.
Secondo lo IEP, gli aiuti allo sviluppo potrebbero essere utilizzati come meccanismo per rafforzare la resilienza a shock ecologici come siccità, stress idrico e insicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo. Gli aiuti correlati all’azione climatica sono aumentati da un miliardo di dollari USA nel 2000 a 34 miliardi di dollari nel 2018 e vengono spesi principalmente nell’Africa subsahariana, nell’Asia meridionale e nell’Asia-Pacifico. L’India ha ricevuto la maggior quantità di aiuti legati al clima nel 2018, pari a 6,5 miliardi di dollari. Sebbene siano stati degli aumenti sostanziali, sono ben al di sotto di quanto sarebbe necessario per affrontare questi problemi in futuro.