Energia Fonti fossili

Gas naturale: incluso da Commissione REGI nel Just Transition Fund

Nonostante la lettera di 62 Ong europee rivolta ai membri della Commissione per lo Sviluppo Regionale (REGI) del Parlamento UE per esortarli a non includere il gas naturale tra i progetti finanziabili con il Fondo per la giusta transizione, in coerenza con la opinione espressa dal Parlamento e dal Consiglio di escludere i combustibili fossili, i deputati della Commissione hanno proposto una deroga per gli investimenti in attività relative al gas naturale, se si qualificano come “sostenibili dal punto di vista ambientale“.

La Commissione per lo Sviluppo Regionale (REGI) del Parlamento europeo ha approvato il 6 luglio 2020 con 27 voti a favore, 7 contrari e 8 astensioni l’istituzione del Just Transition Fund (JTF), adottato in gennaio 2020 dalla Commissione UE, secondo la tabella di marcia del Green Deal europeo.

Il meccanismo per una transizione giusta è uno strumento chiave per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno. Fermo restando che il piano di investimenti del Green Deal europeo si prefigge di soddisfare le esigenze di finanziamento di tutte le regioni, al meccanismo fornirà un sostegno mirato a quelle più colpite per attenuare l’impatto socio-economico della transizione, contribuendo a generare gli investimenti di cui necessitano i lavoratori e le comunità che dipendono dalla catena del valore dei combustibili fossili.

Articolato su 3 fonti di finanziamento, la Commissione UE ha proposto lo scorso giugno di implementare quella relativa al Fondo, inizialmente prevista di 7,5 miliardi di euro, con un finanziamento aggiuntivo considerevole, del valore di 2,5 miliardi di euro nel quadro del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027) e di 30 miliardi di euro a carico del Next Generation EU ovvero del Piano per la ripresa economica dell’UE dopo la pandemia, elevando a 40 miliardi di euro le risorse complessive del Fondo per una transizione giusta.

I deputati del REGI, hanno chiesto un ulteriore aumento significativo del bilancio assegnato al JTF dal quadro finanziario 2021-2027 (da 11 miliardi a 25 miliardi di euro) e la creazione di un “meccanismo di ricompensa verde”, che consente di assegnare il 18% delle risorse complessive della JTF in base alla velocità con cui gli Stati membri riducono le proprie emissioni di gas a effetto serra, diviso per il loro reddito nazionale (RNL) più recente. Inoltre, l’1% degli importi totali sarebbe assegnato in modo specifico per le isole e l’1% per le regioni ultraperiferiche.

Il testo concordato sottolinea che l’istituzione del JTF non deve comportare tagli o trasferimenti obbligatori dagli altri fondi di coesione, e che le risorse del JTF possono essere integrate da risorse trasferite su base volontaria dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo sociale europeo (FSE +), pur mantenendo i loro obiettivi originali.

I deputati chiedono inoltre di ampliare il campo di applicazione del JTF includendo anche microimprese, turismo sostenibile, infrastrutture sociali, università e istituti di ricerca pubblici, tecnologie di accumulo dell’energia, teleriscaldamento a basse emissioni, mobilità intelligente e sostenibile, innovazione digitale, compresa l’agricoltura digitale e di precisione, progetti di lotta alla povertà energetica, cultura, istruzione e costruzione di comunità.

Per le regioni che dipendono fortemente dall’estrazione e dalla combustione di carbone, lignite, scisti bituminosi o torba, i deputati propongono una deroga per gli investimenti in attività relative al gas naturale. In questo senso, la Commissione può approvare piani di transizione territoriale giusta che includono tali attività, se si qualificano come “sostenibili dal punto di vista ambientale” conformemente al recente Regolamento sugli investimenti sostenibili.

Quest’ultimo aspetto è quello destinato ad aprire un dibattito in seno al Parlamento europeo, quando in settembre dovrà decidere in Assemblea il testo definitivo, dal momento che nel marzo 2019 aveva votato che i combustibili fossili fossero esclusi dai fondi regionali dell’UE e il Consiglio UE informale di fine giugno si era espresso contro l’inclusione di ogni sostegno del Fondo ai combustibili fossili.

Al riguardo, in vista della decisione della Commissione REGI, un Gruppo di 62 Ong europee aveva inviato ai membri della Commissione un lettera aperta, per esortarli a non includere il gas nel JTF.

Il gas fossile, non avrebbe alcun ruolo come combustibile di transizione, accelerando i cambiamenti climatici, anche attraverso le fuoriuscite di metano che si verificherebbero durante le fasi di estrazione, trasporto, liquefazione e rigassificazione.

Inoltre, ogni milione di dollari investito nelle energie rinnovabili creerebbe il triplo dei posti di lavoro rispetto a quelli dei combustibili fossili, come ha evidenziato l’ultimo Rapporto sulle rinnovabili di IRENA.

Vedremo come si evolverà il dibattito, ma ci sembra che le preoccupazioni di un “assalto alla diligenzache custodisce i soldi del JTF, che avevano espresso lo scorso dicembre, si stiano concretizzando.

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