L’annuale Rapporto di Copernicus (C3S) e del Centro per le previsioni meteorologiche (ECMWF) conferma che l’Europa è passata da temperature insolitamente fredde in primavera all’estate più calda mai registrata lo scorso anno, battendo i record di temperatura e pioggia giornaliera, mentre gli incendi hanno bruciato vaste aree boschive nelle regione mediterranea.
Nel 2021 l’Europa ha vissuto l’estate più calda mai registrata, con alluvioni intense in Europa occidentale e condizioni di siccità nel Mediterraneo.
È quanto emerge dall’annuale Rapporto “European State of the Climate” (ESOTC 2021) del Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) per conto della Commissione Europea, che viene pubblicato come ormai da consuetudine nel mese di aprile.
Il rapporto ESOTC 2021, rivolto a un pubblico non specializzato interessato agli eventi climatici dell’ultimo anno e ai cambiamenti climatici a lungo termine, include una breve panoramica del contesto globale durante l’anno, una panoramica più completa delle condizioni in Europa e un focus sull’Artico, fornendo inoltre un’analisi dettagliata, con descrizioni delle condizioni climatiche e degli eventi, ed esplorando le variazioni associate nelle variabili climatiche chiave da tutte le parti del sistema Terra.
Il report conferma che a livello globale gli ultimi sette anni sono stati di gran lunga i più caldi mai registrati, anche se di questi il 2021 è classificato tra il quinto e il settimo anno più caldo, in base ai differenti set di dati utilizzati. La temperatura globale media annuale nel 2021 è stata di 0,3°C superiore a quella del periodo di riferimento 1991-2020 e di circa 1,1 °C superiore a quello del periodo di riferimento 1850-1900, spesso considerato rappresentativo del livello preindustriale.
I primi cinque mesi del 2021 hanno avuto temperature relativamente basse rispetto a quelle degli ultimi anni. Da giugno a ottobre, tuttavia, le temperature mensili sono state costantemente almeno la quarta più alta mai registrata. Rispetto all’ultimo periodo di riferimento di 30 anni (1991-2020), le regioni con temperature più al di sopra della media dell’anno comprendono una fascia che si estende dalla costa occidentale degli Stati Uniti e del Canada al Canada nord-orientale e alla Groenlandia, dove le temperature erano più di 2 °C sopra la media, così come gran parte dell’Africa centrale e settentrionale e del Medio Oriente. Le temperature erano per lo più al di sotto della media sulla Siberia orientale e Alaska, sul Pacifico centrale e orientale (per effetto de La Niña a “doppio calo”) e sulla maggior parte dell’Australia e parti dell’Antartide.
La Niña a inizio e fine anno ha determinato temperature superficiali marine inferiori a livello globale, se paragonate a quelle degli ultimi anni e ciò ha avuto un impatto anche sulle temperature superficiali dell’aria su terraferma e oceano. Globalmente, il livello del mare ha continuato a crescere durante il 2021 con un aumento totale di circa 9 cm dal 1993. Gli ultimi dati confermati risalenti alla fine del 2020, evidenziano che le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno continuato a subire una perdita di massa.
La temperatura superficiale marina media a livello globale per il 2021 è stata la sesta o settima più elevata dal 1850. Tuttavia, si osserva un evidente aumento delle temperature dell’aria superficiale globale, pari a 1.1 e 1.2°C rispetto ai livelli preindustriali, sia sulla terraferma che sulla superficie del mare. Nel 2021, gli episodi di La Niña a inizio e fine anno hanno determinato temperature superficiali marine inferiori a livello globale, se paragonate a quelle degli ultimi anni e ciò ha avuto un impatto anche sulle temperature superficiali dell’aria su terraferma e oceano. Globalmente, il livello del mare ha continuato a crescere durante il 2021 con un aumento totale di circa 9 cm dal 1993. Gli ultimi dati confermati risalenti alla fine del 2020, evidenziano che le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno continuato a subire una perdita di massa.
Per l’Artico, si registra la quarta più elevata quantità di emissioni di carbonio provocata da incendi dal 2003, provenienti per lo più dalla Siberia orientale, seppur nettamente inferiore ai livelli da record registrati nel 2020.
“Il 2021 è stato un anno di estremi, tra cui l’estate più calda d’Europa, le ondate di calore nel Mediterraneo, le alluvioni e l’assenza di venti in Europa occidentale – ha osservato il Direttore di C3S, Carlo Buontempo – Ciò dimostra che la comprensione di episodi meteorologici e climatici estremi assume un’importanza sempre maggiore per i settori chiave della società. Informazioni accurate rispetto alla situazione climatica sono più che mai fondamentali per supportarci nel prendere decisioni informate”.
Gli aspetti principali del rapporto
L’Europa ha registrato un anno di contrasti. Sebbene nel 2021 le temperature superficiali annuali dell’aria siano state solo di circa 0.2 °C superiori alla media 1991-2020, non rientrando quindi nei 10 anni più caldi mai registrati, le temperature superficiali marine annuali in alcune aree del Baltico e del Mediterraneo, sono state le più alte almeno sin dal 1993. La primavera europea è stata più fresca della media, con alcune zone dell’Europa che hanno registrato un inizio anticipato seguito da un successivo episodio di gelo, con conseguenze per l’agricoltura. Diversamente, il periodo estivo ha registrato temperature da record (l’Europa ha registrato l’estate più calda di sempre, con una temperatura di 1.0 °C superiore alla media 1991-2020), nonché ondate di calore intense e durature e un episodio alluvionale di portata eccezionale. A giugno e luglio, anche le temperature superficiali marine sono state particolarmente elevate, con zone del Baltico che hanno registrato un aumento di più di 5 °C rispetto alla media.
Le velocità del vento nell’Europa occidentale e centrale sono state tra le più basse almeno dal 1979. I dati di ri-analisi sono utili per valutare l’impatto potenziale delle basse velocità del vento sulla produzione di energia rinnovabile. Velocità del vento inferiori alla media in alcune zone dell’Europa occidentale e centrale hanno determinato una riduzione del potenziale stimato per la produzione di energia eolica. I paesi che hanno registrato velocità del vento inferiori alla media sono l’Irlanda, il Regno Unito, la Repubblica Ceca, la Danimarca e la Germania. Alcune aree hanno registrato le velocità del vento annuali più basse o le seconde più basse almeno sin dal 1979. Contrariamente, alcune zone dell’Europa sud-orientale hanno registrato velocità del vento annuali molto più elevate della media.
Un’estate di forte stress termico e di devastanti incendi, La regione mediterranea è stata colpita da un’estate di estremi tra cui ondate di calore, siccità, temperature nazionali da record, stress termico estremo e attività di incendi. Durante l’ondata di caldo estivo, sono stati superati molti record di temperatura, compreso il record nazionale preliminare della Spagna pari a 47.0°C e il record europeo preliminare di 48.8°C in Italia. In alcune zone dell’Italia, della Grecia e della Turchia, l’ondata di calore è durata da due a tre settimane. Inoltre, le diffuse condizioni di siccità hanno provocato numerosi e devastanti incendi, soprattutto in Italia, Grecia e Turchia. Nella regione mediterranea, l’area totale interessata dagli incendi durante i mesi di luglio e agosto, ha superato gli 800.000 ettari.
Alluvioni. Intense alluvioni nel mese di luglio hanno causato devastazione in alcune zone dell’Europa tra cui Belgio, Germania e alcuni paesi limitrofi. Un sistema di bassa pressione in lento movimento ha attraversato l’Europa, portando aria umida proveniente dal Mar Baltico – insolitamente caldo. Il 14 luglio 2021, sono state registrate precipitazioni da record nella regione interessata e il conseguente scarico dei fiumi in alcune zone dei bacini dei fiumi Mosa e Reno, è stato stimato come il più elevato mai registrato dal 1991. La saturazione dei suoli e le precipitazioni da record antecedenti all’episodio, sono fattori che hanno contribuito alla natura eccezionale dell’evento.
Artico. Dal 2003, la quarta più elevata quantità di emissioni di carbonio provocata da incendi provenienti per lo più dalla Siberia orientale, seppur nettamente inferiore ai livelli da record registrati nel 2020. Rispetto al 2020, le temperature artiche sono state meno estreme, con una Siberia più fredda della media, specialmente nella prima parte dell’anno. Intensi incendi nella Siberia subartica hanno provocato una dispersione di fumo in tutta la regione artica. L’estensione del ghiaccio marino artico è rimasta inferiore alla media per tutta la durata dell’anno. Nel periodo estivo e autunnale, il ghiaccio marino è rimasto inferiore alla media, ma nettamente superiore rispetto ai valori minimi registrati negli anni precedenti.
Le concentrazioni di gas serra continuano ad aumentare. Nel 2021, le concentrazioni globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) hanno continuato ad aumentare. È stato registrato un aumento particolarmente significativo della concentrazione di metano nell’atmosfera. Le stime provenienti dai dati satellitari evidenziano che le concentrazioni di CO2 sono aumentate di circa 2.3 ppm e il CH4 di circa 16.5 ppb.
“Questi dati climatici, completi e disponibili gratuitamente, sono essenziali per raggiungere le ambizioni climatiche europee del Green Deal e Net Zero – ha avvertito Mauro Facchini, Head of Earth Observation presso il Direzione Generale for Difesa, l’Industria e lo Spazio della Commissione UE – Esperti scientifici come quelli dell’IPCC hanno allertato rispetto alla mancanza di tempo necessaria per contenere il riscaldamento globale a 1.5°C. Questo report sottolinea l’urgente necessità di agire poiché eventi estremi legati al clima si stanno già verificando in Europa”.