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Ripresa verde: l’OCSE sollecita i Paesi membri a “ricostruire meglio”

Un policy brief, diffuso in occasione della Tavola Rotonda del Consiglio dei Ministri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, indica che la ripresa verde, con misure adeguatamente progettate e attuate, è in grado di generare redditi, creare posti di lavoro, migliorare il benessere di tutti e costruire resilienza.

La terza e ultima Tavola rotonda di alto livello prima del Consiglio di ottobre dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che raggruppa 37 Paesi sviluppati, che ha avuto per tema “Economic Recovery: Strong, Resilient, Green and Inclusive” (Parigi, 14 settembre 2020) ha affrontato il tema della ripresa verde ovvero come intraprendere una ristrutturazione fondamentale dei settori chiave per sostenere la transizione verso economie a basse emissioni di carbonio, che la pandemia di Covid-19 ha mostrato essere urgente e indifferibile.

Per l’occasione è stato presentato il policy brief Making the Green Recovery Work for Jobs, Incomes and Growth” (Far funzionare la ripresa verde per l’occupazione, il reddito e la crescita) che indica come la ripresa verde, con misure adeguatamente progettate e attuate, sia in grado di generare redditi, creare posti di lavoro, migliorare il benessere di tutti e costruire resilienza.

La crisi indotta dalla pandemia di Covid-19 si è rivelata la più profonda crisi globale nella storia moderna con un calo senza precedenti del PIL e un massiccio aumento della disoccupazione. Tuttavia, i lavoratori e le società stavano già lottando prima che il nuovo coronavirus li colpisse. Salari stagnanti, una classe media sotto pressione e giovani lavoratori frustrati perché non vedono percorsi per una vita stabile. Contrariamente ai loro obiettivi dichiarati, le riforme strutturali nel mercato del lavoro e l’indebolimento delle istituzioni del mercato del lavoro negli ultimi decenni, in particolare dopo la crisi finanziaria del 2008, hanno depresso la crescita economica, aumentato il reddito e la disuguaglianza di ricchezza e hanno spinto più lavoratori in una trappola della precarietà da cui cercano disperatamente di uscire.

I Governi membri dell’OCSE e delle altre principali economie hanno impegnato finora 312 miliardi di dollari di risorse pubbliche per il Green Recovery, tra cui misure volte a sostenere la transizione economica per la decarbonizzazione sotto forma di sovvenzioni, prestiti e sgravi fiscali per trasporti e mobilità sostenibili, per l’economia circolare e la ricerca sull’energia pulita, di sostegno finanziario alle famiglie per una migliore efficienza energetica e per l’installazione di impianti di energia rinnovabile, nonché misure per promuovere il ripristino degli ecosistemi.

È incoraggiante vedere molti Governi cogliere questa opportunità irripetibile per garantire una ripresa veramente sostenibile, ma i Paesi dovrebbero andare molto oltre nel rendere verdi i loro pacchetti di sostegno – ha affermato il Segretario generale dell’OCSE, Angel Gurría – I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono le prossime crisi dietro l’angolo e tempo a disposizione per affrontarle sta per scadere. Le misure di recupero verde sono un’opzione vantaggiosa per tutti in quanto possono migliorare i risultati ambientali stimolando le attività economiche e migliorando il benessere per tutti“. 

Alcuni Paesi, tuttavia, stanno implementando anche misure che rischiano di avere un impatto ambientale negativo e di bloccare una crescita sostenibile. Alcune di queste sono temporanee e fanno parte di piani emergenziali di salvataggio economico; altre rischiano di avere implicazioni a lungo termine, come la sospensione dell’entrata in vigore di normative ambientali, le riduzioni o esenzioni da tasse o di altri oneri correlati all’ambiente, i salvataggi incondizionati di industrie o società ad alta intensità di emissioni e i maggiori sussidi per gli investimenti nelle infrastrutture dei combustibili fossili.

L’OCSE rileva che un periodo di bassi prezzi del petrolio offre l’opportunità di incrementare l’introduzione di un prezzo sul carbonio e di eliminare gradualmente il supporto ai combustibili fossili. Tassare il consumo e la produzione dannosa per l’ambiente può mitigare i danni ambientali migliorando l’efficienza economica. È fondamentale, comunque, che le riforme di una tassazione energetica non aumentino la quota dei “poveri di energia”, poiché un buon accesso ai servizi energetici è essenziale per un buon tenore di vita. 

Secondo l’OCSE, dovrebbero essere affrontate anche le implicazioni distributive di altri strumenti di fissazione dei prezzi, come tasse e oneri sul consumo di veicoli e carburante. Allo stesso modo, la riforma delle sovvenzioni ai combustibili fossili, che ammontavano a 582 miliardi di dollari nel 2019, secondo i dati dell’OCSE e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), dovrebbe essere accompagnata da un sostegno alla transizione per industrie, comunità, regioni e consumatori vulnerabili.

Al riguardo segnaliamo che la Commissione UE nell’ambito del Green Deal europeo ha previsto il Fondo per la transizione giusta, strumento chiave per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno, in particolare i lavoratori e le comunità che dipendono dalla catena del valore dei combustibili fossili. Tuttavia,  il rischio che i finanziamenti possano essere utilizzati per operazioni contrarie alle finalità sono concrete, come ha evidenziato il recente parere espresso dalla Corte dei conti europea (ECA)

L’OCSE, infine, sottolinea la necessità di monitorare e valutare l’impatto delle misure di recupero sui risultati ambientali, analisi che è mancata dopo la crisi finanziaria del 2008. Per misurare l’impatto delle misure di stimolo, vengono proposti 13 indicatori, tra cui: intensità di carbonio; sostegno ai combustibili fossili; esposizione all’inquinamento atmosferico; stress idrico; entrate fiscali correlate all’ambiente.

Gli indicatori ambientali per una ripresa verde (Fonte: OCSE)

Affrontare questioni globali come i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, il degrado degli oceani e l’uso inefficiente delle risorse è più importante che mai mentre cerchiamo di ricostruire le nostre economie e migliorare la resilienza contro gli shock futuri – ha dichiarato il vice Presidente di Governo e Ministro della Transizione ecologica e della Sfida demografica di Spagna, Teresa Ribera che ha presieduto la Tavola Rotonda – Pacchetti di stimolo ben progettati e attuati possono guidare una ripresa sia verde che inclusiva, generando reddito, prosperità e occupazione, nonché accelerando l’azione sugli obiettivi ambientali nazionali e globali“.

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