Diritto e normativa Salute Società

Iniziativa dei cittadini europei: la Commissione UE ne registra 4

Tra le altre, Iniziativa dei cittadini europei “Nutriscore”, per imporre l’obbligo di un’etichettatura semplificata sui prodotti alimentari al fine di tutelare la salute dei consumatori e di garantire che vengano loro fornite informazioni nutrizionali di qualità, è destinata, almeno in Italia, a suscitare dibattiti e polemiche.

La Commissione UE ha deciso il 30 aprile 2019 di registrare 4 nuove iniziative dei cittadini europei:
– “Una soluzione rapida, equa ed efficace ai cambiamenti climatici“;
– “Abolizione dell’esenzione dall’imposta sul carburante per trasporti aerei in Europa“;
– “Politica di coesione per l’uguaglianza delle regioni e la preservazione delle culture regionali“;
– “PRO-NUTRISCORE“.

Al contempo, la Commissione ha deciso di non poter registrare l’iniziativa dei cittadini europei “Porre fine agli scambi commerciali con gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati” in quanto giuridicamente inammissibile, perché esula manifestamente dalla competenza della Commissione ad agire in conformità dei trattati dell’UE.

Prevista dal Trattato di Lisbona come strumento per consentire ai cittadini di influire sul programma di lavoro della Commissione, l’Iniziativa dei cittadini europei è stata istituita nell’aprile del 2012 con l’entrata in vigore del regolamento che attua le disposizioni del trattato.

Nel 2017, per semplificarne l’uso, la Commissione ha presentato delle proposte di riforma dell’istituto su cui nel dicembre 2018 Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo sulle nuove norme che entreranno in vigore a partire dal 1º gennaio 2020.

Nel frattempo, il processo è stato semplificato e si è costituita una piattaforma collaborativa per offrire sostegno agli organizzatori. Tant’è che in questo mandato la Commissione ha registrato 33 iniziative, rispetto alle 29 che erano state registrate dalla precedente Commissione, e si è ridotto dell’80 % il numero di rifiuti (solo 4 iniziative dei cittadini non sono state registrate, rispetto alle 20 della precedente Commissione).

Una volta registrata ufficialmente, un’iniziativa dei cittadini europei consente a un milione di cittadini provenienti da almeno un quarto degli Stati membri dell’UE di invitare la Commissione europea a proporre atti giuridici nei settori di sua competenza.

In merito alle iniziative registrate si soffermiamo in particolare sulle due che, presumibilmente, avranno maggiore impatto mediatico.

Una soluzione rapida, equa ed efficace ai cambiamenti climatici
L’obiettivo di questa iniziativa dei cittadini europei è introdurre un prezzo sempre maggiore dei combustibili fossili, che ridurrebbe l’inquinamento e i cui proventi potrebbero essere distribuiti equamente ogni mese tra i cittadini. Secondo gli organizzatori, scienziati ed economisti concordano: imporre prezzi sempre più elevati sull’inquinamento e distribuire i proventi ottenuti alle famiglie è una soluzione che funziona.

A norma dei trattati UE, la Commissione europea può intraprendere sia azioni legali finalizzate alla salvaguardia, alla tutela e al miglioramento della qualità dell’ambiente, sia azioni nel settore dell’armonizzazione delle imposte indirette e della politica commerciale.

La Commissione ritiene pertanto giuridicamente ammissibile l’iniziativa e ha deciso la sua registrazione che avrà luogo il 6 maggio 2019, data dalla quale decorrerà il periodo di un anno per la raccolta delle firme a sostegno dell’iniziativa da parte degli organizzatori e in cui sarà disponibile il testo integrale.

L’altra iniziativa dei cittadini europei che è destinata a suscitare dibattiti e polemiche, almeno in Italia, è “NUTRISCORE”. Con tale iniziativa si chiede alla Commissione UE di imporre l’obbligo di un’etichettatura semplificata ‘NUTRISCORE’ sui prodotti alimentari al fine di tutelare la salute dei consumatori e di garantire che vengano loro fornite informazioni nutrizionali di qualità. Gli obiettivi dell’iniziativa sono: rendere l’etichettatura nutrizionale più facile da leggere e da capire […]; intervenire su questioni di sanità pubblica incoraggiando i professionisti a migliorare la composizione dei loro prodotti; armonizzare le informazioni nutrizionali a livello europeo imponendo un unico sistema ufficiale di etichettatura […].

La Commissione ritiene pertanto giuridicamente ammissibile l’iniziativa e ha deciso la sua registrazione che avrà l’8 maggio 2019, data dalla quale decorrerà il periodo di un anno per la raccolta delle firme a sostegno dell’iniziativa da parte degli organizzatori e in cui sarà disponibile il testo integrale.

Tale etichetta a colori o a semaforo è già stata introdotta con Decreto dal 1° aprile 2019 in Belgio, mentre in Gran Bretagna, Francia e Spagna sono adottate su base volontaria con campagne o raccomandazioni alle imprese nazionali. L’Italia ha sempre manifestato la sua contrarietà a tale introduzione, ritenendola troppo semplicistica e fuorviante.

Inaugurando “Cibus Connect” (Parma, 10-11 aprile 2019), Manifestazione fieristica che si alterna annualmente a Cibus, dedicata a professionisti ed operatori del settore agroalimentare che offre i prodotti food and beverage made in Italy per il loro business, il Presidente di Federalimentare Ivano Vacondio ha affermato che “la vera minaccia al Made in Italy, è l’etichettatura fronte pacco: una battaglia che il settore alimentare italiano nel suo complesso è pronta a combattere. Tale sistema di etichettatura, senza fondamenta scientifiche e basato solo su una politica di marketing, rischia di far passare il concetto che esistono cibi buoni e cibi cattivi e che sia sufficiente un bollino per definirli. Ma questa è una divisione che non sta in piedi: esistono solo diete equilibrate e non equilibrate, in cui nessun alimento dev’essere demonizzato”.

Secondo Coldiretti che ne ha fatto una crociata, l’etichetta a semaforo, come introdotta in Gran Bretagna, boccerebbe l’85% dei prodotti made in Italy. Non c’è dubbio, tuttavia, che bisognerà trovare una soluzione di etichettatura comune e non discriminatoria che tenga conto anche delle caratteristiche di certi prodotti. Da questo punto di vista, il modello francese Nutri-Score potrebbe costituire una base di discussione all’interno dell’UE: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione; il verde un cibo sano; il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare.

L’OMS che ha più volte sottolineato la necessità che il consumatore venga adeguatamente informato circa i rischi sulla salute che derivano da una dieta non equilibrata, si è favorevolmente espressa per il modello francese. Assieme alla FAO, l’OMS sta lavorando attraverso il Codex Alimentarius Commission, l’organismo creato per la definizione degli standard relativi alla salubrità del cibo, per fissare standard di etichettatura alimentare, specialmente quando i prodotti sono venduti nel mercato globale.

Intervenendo ai lavori dell’International Forum on Food Safety and Trade (Ginevra 23-24 aprile 2019) il Direttore generale della FAO, José Graziano da Silva invitando i Paesi a rafforzare il Codex Alimentarius, ha sottolineato che “La comunità internazionale deve promuovere l’istituzione di regole e regolamenti che favoriscano in modo appropriato il consumo di alimenti nutrienti e salutari. Se ogni Governo applicasse standard alimentari diversi, commercio sarebbe più costoso e molto più difficile garantire che il cibo commercializzato sia sicuro, nutriente e che soddisfi le aspettative dei consumatori”.

Con la globalizzazione, è sempre più difficile sapere chi produce il nostro cibo e da dove esso provenga. Le etichettature affidabili ci aiutano a colmare queste lacune.

Ricordiamo al riguardo che è tuttora in corso la raccolta di firme (scadenza 2 ottobre 2019) a sostegno dell’Iniziativa dei cittadini europei, promossa da Coldiretti, “Eat ORIGINal! Smaschera il tuo cibo” che ha tra gli obiettivi principali:
rendere obbligatoria l’indicazione del paese d’origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati che circolano nell’UE, senza alcuna deroga per i marchi commerciali registrati e le indicazioni geografiche;
-per quanto riguarda gli alimenti trasformati, l’etichettatura dell’origine è resa obbligatoria per gli ingredienti principali se diversa dall’origine del prodotto finale;
– migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni armonizzate sui metodi di produzione e di trasformazione al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare.

C’è anche un’altra Iniziativa sostenuta da organizzazioni italiane della quale è in corso la raccolta di firme (scadenza 11 settembre 2019 ) “End of Cage” per porre fine agli allevamenti in gabbia e della quale abbiamo ampiamente informato.

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