Il Rapporto UNEP e GRID-Arendal che fa il punto sulla portata e l’entità della crisi globale degli incendi, commissionato a sostegno del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, che prevede un intensificarsi degli eventi in correlazione ai cambiamenti climatici e al cambio di uso dei suoli, chiede che i Governi spostino risorse dalla risposta all’emergenza alla prevenzione e preparazione dei fenomeni.
I cambiamenti climatici e il cambiamento dell’uso del suolo renderanno gli incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale degli incendi estremi fino al 14% entro il 2030, 30% entro la fine del 2050 e 50% entro la fine del secolo.
È quanto prevede il Rapporto “Spreading like Wildfire: The Rising Threat of Extraordinary Landscape Fires”, commissionato dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) a Grid-Arendal, una Ong con sede in Norvegia che utilizza dati ambientali per fornire servizi di informazione basati sulla scienza e di rafforzamento delle capacità per una migliore governance ambientale, e presentato il 23 febbraio 2022 in vista dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA-5.2) della prossima settimana.
Nel Documento, si chiede ai Governi un cambiamento radicale nella spesa pubblica per gli incendi, spostando gli investimenti dalla reazione e risposta alla prevenzione e preparazione agli eventi.
“Le attuali risposte de governo agli incendi spesso mettono i soldi nel posto sbagliato – ha dichiarato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Gli operatori dei servizi di emergenza e i vigili del fuoco in prima linea che stanno rischiando la vita per combattere gli incendi boschivi devono essere supportati. Dobbiamo ridurre al minimo il rischio di incendi estremi essendo più preparati: investire di più nella riduzione del rischio di incendi, lavorare con le comunità locali e rafforzare l’impegno globale per combattere il cambiamento climatico“.
Mentre attualmente le risposte dirette agli incendi in genere ricevono più della metà delle relative spese, e la pianificazione riceve meno dell’1%, il Rapporto invita ad adottare una nuova “formula antincendio“, con due terzi della spesa destinati alla pianificazione, prevenzione, preparazione e ripresa e solo un terzo per la risposta agli incendi.
Per prevenire gli incendi, gli autori chiedono una combinazione di dati e sistemi di monitoraggio basati sulla scienza e le conoscenze delle comunità locali e una più forte cooperazione regionale e internazionale.
Gli incendi colpiscono in modo sproporzionato i paesi più poveri del mondo, con impatti che si prolungano per giorni, settimane e persino anni dopo che le fiamme si sono placate, impedendo i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e approfondendo le disuguaglianze sociali.
Gli aspetti principali evidenziati nel Rapporto.
– La salute delle persone è direttamente influenzata dall’inalazione del fumo degli incendi, causando impatti respiratori e cardiovascolari e un aumento degli effetti sulla salute per i più vulnerabili.
– I costi economici della ricostruzione dopo che le aree sono state colpite da incendi possono superare le capacità dei paesi a basso reddito.
– I bacini idrografici sono degradati dagli inquinanti degli incendi, e l’erosione dei suoli causano ulteriori problemi ai corsi d’acqua.
– I rifiuti provocati sono spesso altamente contaminati e richiedono uno smaltimento appropriato.
Gli incendi e i cambiamenti climatici si stanno esacerbando a vicenda: gli incendi sono aggravati dai cambiamenti climatici a causa dell’aumento della siccità, delle alte temperature dell’aria, della bassa umidità relativa, dei fulmini e dei forti venti con conseguenti stagioni degli incendi più calde, più secche e più lunghe; al contempo, i cambiamenti climatici sono aggravati dagli incendi che, devastando ecosistemi sensibili e ricchi di carbonio come le torbiere e le foreste pluviali, trasforma i paesaggi in “polveriere” che rendono più difficile arrestare l’aumento delle temperature.
Anche la fauna selvatica e gli habitat naturali sono raramente risparmiati dagli incendi, avvicinando sempre all’estinzione alcune specie animali e vegetali. Un esempio recente sono gli incendi boschivi australiani del 2020, che si stima abbiano spazzato via miliardi di animali domestici e selvatici.
C’è la necessità impellente di comprendere meglio l’origine e le cause degli incendi per intraprendere una gestione adattiva del territorio che richiede una combinazione di politiche, un quadro giuridico e incentivi che ne incoraggino un uso appropriato.
Il ripristino degli ecosistemi è una strada importante per mitigare il rischio di incendi prima che si verifichino e per ricostruire meglio in seguito. Il ripristino delle zone umide, la reintroduzione di alcune specie, come i castori, il ripristino delle torbiere, la costruzione a distanza dalla vegetazione e la conservazione di zone tampone negli spazi aperti sono alcuni esempi degli investimenti essenziali in prevenzione, preparazione e recupero.
Il Rapporto si conclude con una richiesta di standard internazionali più rigorosi per la sicurezza e la salute dei vigili del fuoco e per ridurre al minimo i rischi che devono affrontare prima, durante e dopo le operazioni. Ciò include aumentare la consapevolezza dei rischi dell’inalazione di fumo, ridurre al minimo il potenziale di intrappolamenti pericolosi per la vita e fornire ai vigili del fuoco l’accesso a un’adeguata idratazione, nutrizione, riposo e recupero tra i turni.
Nell’ultimo “Frontiers 2022” dell’UNEP, gli incendi insieme a inquinamento acustico urbano e cambiamenti fenologici, sono stati indicati come questioni emergenti che, se non affrontate per tempo possono trasformarsi in gravi questioni di interesse globale che mettono in pericolo la sicurezza umana e quella ambientale.