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Emissions Gap Report 2022: a fine secolo 2,4-2,6 °C in più

“Emissions Gap Report 2022”, il Rapporto dell’UNEP sul divario delle emissioni diffuse in atmosfera rispetto a quelle che sarebbero necessarie per mantenere il riscaldamento globale entro i limiti previsti dall’Accordo di Parigi, rileva che anche con i nuovi e aggiornati impegni (NDCs) il mondo si sta avviando verso un aumento della temperatura globale tra 2,4-2,6 °C in questo secolo, ben superiore agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

– Gli impegni sul clima assunti finora dai governi lascerebbero il mondo   sul percorso di un aumento della temperatura di 2,4-2,6 °C entro la fine di questo secolo.

– Gli impegni aggiornati dalla COP26 di Glasgow riducono di meno dell’1% le emissioni di gas serra previste per il 2030; mentre sarebbe necessario un taglio al 2030 del 45%.

– Il mondo potrebbe rimettersi sul percorso necessario solo con una profonda trasformazione dei settori dell’approvvigionamento elettrico, dell’industria, dell’edilizia, nonché dei sistemi alimentari e finanziari.

Sono gli aspetti principali che emergono dall’Emissions Gap Report 2022 ,l’annuale rapporto del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), presentato il 27 ottobre 2022 nel corso di una Conferenza stampa online, che monitora, come richiesto dalle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), gli impegni politici assunti dai Paesi, analizzando come questi si tradurranno in termini di riduzione delle emissioni al 2030, per essere in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale alla fine del secolo al di sotto dei 2 °C e di fare ogni sforzo possibile per mantenerlo a 1,5 °C.

Questo rapporto ci dice in freddi termini scientifici ciò che la natura ci ha già detto nel corso dell’anno tramite inondazioni mortali, tempeste e incendi violenti: dobbiamo smettere di riempire la nostra atmosfera di gas serra e smettere di farlo velocemente – ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP – Abbiamo avuto la nostra possibilità di apportare modifiche incrementali, ma quel tempo è finito. Solo una trasformazione radicale delle nostre economie e società può salvarci dall’accelerazione del disastro climatico“.

L’Emissions Gap Report 2022, dal titolo emblematico “La finestra che si sta chiudendo”, rileva che, nonostante la decisione di tutti i Paesi al vertice sul clima del 2021 a Glasgow (COP26) di rafforzare i contributi determinati a livello nazionale (NDCs) e alcuni aggiornamenti delle nazioni, i progressi sono stati tristemente inadeguati. Come evidenziato dal Rapporto di sintesi del Segretariato UNFCCC i Piani presentati assorbono solo 0,5 GTon di CO2 equivalente, meno dell’1% rispetto alle riduzioni delle emissioni necessarie al 2030.

Questa mancanza di progressi fa precipitare il mondo verso un aumento della temperatura ben al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Si stima che gli NDC incondizionati diano una probabilità del 66% di limitare il riscaldamento globale a circa 2,6 °C nel corso del secolo. Secondo gli NDC condizionali, quelli che dipendono dal supporto esterno, questa cifra si ridurrebbe a 2,4 °C. Le politiche attuali da sole porterebbero a un aumento di 2,8 °C, evidenziando le implicazioni sulla temperatura del divario tra promesse e azione.

Nel migliore dei casi, la piena attuazione di NDC incondizionati e ulteriori impegni a zero emissioni nette farebbero salire la temperatura solo di 1,8 °C, offrendo speranza di poter evitare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Tuttavia, questo scenario non è attualmente credibile in base alla discrepanza tra le emissioni attuali, gli obiettivi NDC a breve termine e gli obiettivi zero-netti a lungo termine. 

Per raggiungere l’obiettivo, il mondo deve ridurre i gas serra a livelli senza precedenti nei prossimi otto anni.
Si stima che gli NDC incondizionati e condizionali riducano le emissioni globali nel 2030 rispettivamente del 5 e del 10%, rispetto alle emissioni basate sulle politiche attualmente in vigore. Per ottenere un percorso meno costoso per mantenere il riscaldamento globale a 1,5 °C, le emissioni devono diminuire del 45% rispetto a quelle previste dalle attuali politiche entro il 2030. Per l’obiettivo di 2 °C è necessario un taglio del 30%.

Emissioni globali di gas a effetto serra in diversi scenari e gap di emissioni al 2030 (stima mediana e intervallo dal decimo al novantesimo percentile) Fonte: UNEP 2022

Tagli così massicci significano che abbiamo bisogno di una trasformazione su larga scala, rapida e sistemica. Il rapporto esplora come realizzare parte di questa trasformazione in settori e sistemi chiave.

È un obiettivo elevato, e alcuni direbbero impossibile, riformare l’economia globale e dimezzare quasi le emissioni di gas serra entro il 2030, ma dobbiamo provarci – ha aggiunto Andersen – Ogni frazione di grado conta: per le comunità vulnerabili, per le specie e gli ecosistemi e per ognuno di noi. Anche se non raggiungiamo i nostri obiettivi per il 2030, dobbiamo sforzarci di avvicinarci il più possibile a 1,5 °C. Ciò significa gettare le basi di un futuro a zero emissioni: un futuro che ci consentirà di ridurre gli sbalzi di temperatura e offrire molti altri vantaggi sociali e ambientali, come aria pulita, posti di lavoro ecologici e accesso universale all’energia“.

Elettricità, industria, trasporti ed edifici
Il rapporto rileva che la trasformazione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra nella fornitura di elettricità, nell’industria, nei trasporti e negli edifici è in corso, ma deve procedere molto più velocemente.

La fornitura di elettricità è più avanti, poiché i costi dell’elettricità rinnovabile si sono ridotti drasticamente. Tuttavia, il ritmo del cambiamento deve aumentare insieme alle misure per garantire una transizione giusta e un accesso universale all’energia.
Per gli edifici è necessario applicare rapidamente le migliori tecnologie disponibili.
Per l’industria e i trasporti, la tecnologia a emissioni zero deve essere ulteriormente sviluppata e utilizzata. 

Per far avanzare la trasformazione, tutti i settori devono evitare la costruzione di nuove infrastrutture ad alta intensità di combustibili fossili, far avanzare la tecnologia a zero emissioni di carbonio e applicarla, e perseguire cambiamenti comportamentali.

I sistemi alimentari possono riformarsi per ottenere tagli rapidi e duraturi
Le aree di interesse per i sistemi alimentari, che rappresentano circa un terzo delle emissioni di gas serra, includono la protezione degli ecosistemi naturali, i cambiamenti nella dieta dal lato della domanda, il miglioramento della produzione alimentare a livello di azienda agricola e la decarbonizzazione delle filiere alimentari
L’azione in queste 4 aree può ridurre le emissioni del sistema alimentare al 2050 a circa un terzo dei livelli attuali, al contrario di emissioni raddoppierebbero se venissero mantenute le attuali le pratiche.

I governi possono facilitare la trasformazione riformando i sussidi e i regimi fiscali. Il settore privato può ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, utilizzare energie rinnovabili e sviluppare nuovi alimenti che riducano le emissioni di carbonio. 
I singoli cittadini possono cambiare il loro stile di vita, consumando cibo ambientalmente sostenibile per ridurre le emissioni di carbonio, che apporterà anche molti benefici per la salute.

Il sistema finanziario deve consentire la trasformazione
Si prevede che una trasformazione globale verso un’economia a basse emissioni richiederà investimenti di almeno 4-6 trilioni di dollari l’anno. Si tratta di una quota relativamente piccola (1,5-2%) del totale delle attività finanziarie gestite, ma significativa (20-28 % in termini di risorse annue aggiuntive da allocare.

La maggior parte degli attori finanziari, nonostante le intenzioni dichiarate, ha mostrato un’azione limitata sulla mitigazione del clima a causa di interessi a breve termine, finalità contrastanti, non riconoscendo adeguatamente i rischi climatici.

Governi e principali attori finanziari dovranno orientarsi in modo credibile in una direzione: una trasformazione del sistema finanziario e delle sue strutture e processi, coinvolgendo governi, banche centrali, banche commerciali, investitori istituzionali e altri attori finanziari.

Il Rapporto raccomanda 6 approcci per la riforma del settore finanziario, che devono essere attuati simultaneamente:
rendere i mercati finanziari più efficienti, anche attraverso tassonomie e trasparenza;
introdurre il prezzo del carbonio, come tasse o sistemi cap-and-trade;
– sospingere il comportamento finanziario, attraverso interventi di politica pubblica, tasse, spesa e regolamenti;
creare mercati per le tecnologie a basse emissioni di carbonio, spostando i flussi finanziari, stimolando l’innovazione e contribuendo a stabilire standard;
mobilitare le banche centrali che sono sempre più interessate ad affrontare la crisi climatica, ma è necessaria un’azione più concreta sulle normative;
istituire “club” climatici di Paesi cooperanti, iniziative finanziarie transfrontaliere e partenariati per una trasformazione equa in grado di modificare le normative e cambiare il corso della finanza attraverso dispositivi di impegno finanziario credibili, come le garanzie sovrane.

Come chiarisce il rapporto di oggi, ci stiamo dirigendo verso livelli di riscaldamento globale che distruggono l’economia – ha affermato nel suo messaggio per il lancio del Rapporto, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres Il nostro mondo non può permettersi più il greenwashing, i falsi trascinatori o i ritardatari. Alla COP27, non vedo l’ora di ricevere le raccomandazioni del mio gruppo di esperti sugli impegni netti zero di imprese, investitori, città e regioni. Come chiarisce il rapporto di oggi, ci stiamo dirigendo verso livelli di riscaldamento globale che distruggono l’economia. Abbiamo bisogno di un’azione per il clima su tutti i fronti, e ne abbiamo bisogno ora. Dobbiamo colmare il divario di emissioni prima che la catastrofe climatica si avvicini a tutti noi”.

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