Cambiamenti climatici Clima

NDCs e LEDs: per la COP27 il clima si fa rovente

I due rapporti pubblicati dal Segretariato UNFCCC in vista della COP27 di Sharm el-Sheikh sui Piani nazionali di riduzione delle emissioni (NDCs) e sulle Strategie di decarbonizzazione a lungo termine (LEDs) rilevano che, nonostante i progressi rispetto alle sintesi presentate prima della COP26 di Glasgow, non siamo ancora sulla strada degli impegni necessari per conseguire l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, e le tensioni geopolitiche non faciliteranno il necessario clima collaborativo.

Sebbene i Piani presentati dalla maggior parte dei firmatari dell’Accordo di Parigi riducano le emissioni globali di gas serra, non sono ancora abbastanza ambiziosi da limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C entro la fine del secolo.

È quanto rileva il Rapporto di sintesi sui Contributi determinati a livello nazionale (NDC), ovvero sugli sforzi nazionali dei Paesi per affrontare le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici, pubblicato il 26 ottobre 2022 in vista della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP27) che si svolgerà in Egitto (Sharm el-Sheikh, 6-18 novembre 2022).

L’aggiornamento si riferisce ai 142 Piani nuovi o aggiornati depositati da 169 Parti presso la Segreteria dell’UNFCCC al 23 settembre 2022,  39 in più rispetto alla precedente sintesi pubblicata alla vigilia della COP26 di Glasgow, .coprendo il 94,9% del totale delle emissioni globali di  gas serra al 2019.

I Contributi determinati a livello nazionale costituiscono le informazioni di base affinché i Paesi raggiungano gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, contenendo informazioni su obiettivi, politiche e misure per la riduzione delle emissioni nazionali e per l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, nonché le informazioni su finanziamenti, tecnologie e sviluppo delle capacità per attuare tali azioni.

Il Rapporto indica che i Paesi stanno piegando al ribasso la curva delle emissioni globali di gas serra, ma sottolinea anche che questi sforzi rimangono insufficienti.

Secondo il rapporto, gli impegni combinati sul clima delle 193 Parti che hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi per limitare la temperatura globale alla fine del secolo ben al di sotto dei 2 °C e di fare ogni sforzo possibile per limitarlo a 1,5 °C, metterebbero viceversa sulla buona strada per un riscaldamento di circa 2,5 °C.  .

Inoltre, si evidenzia che con gli impegni attuali le emissioni entro il 2030 aumenteranno del 10,6%, rispetto ai livelli del 2010. Si tratta di un lieve miglioramento rispetto al 13,7% del reporting 20221 che, tra l’altro, mostrava che le emissioni previste continuerebbero ad aumentare oltre il 2030, mentre l’analisi di quest’anno rileva che, sebbene le emissioni non aumentino più dopo il 2030, non stanno ancora dimostrando la rapida tendenza al ribasso che la scienza ritiene necessaria in questo decennio.

Il Rapporto speciale (SR1.5) dell’IPCC aveva indicato che per essere nella traiettoria di 1,5 °C le emissioni al 2030 dovrebbero essere ridotte  del 43% rispetto ai livelli del 2010, ma gli attuali piani climatici mostrano invece un aumento del 10,6%.

La tendenza al ribasso delle emissioni prevista entro il 2030 mostra che le nazioni hanno compiuto alcuni progressi durante – ha affermato Simon Stiell, il nuovo Segretario esecutivo dell’UNFCCC, succeduto dall’agosto scorso a Patricia Espinosa Ma la scienza è chiara, così come i nostri obiettivi climatici nell’ambito dell’Accordo di Parigi . Non siamo ancora vicini alla portata e al ritmo delle riduzioni delle emissioni necessarie per metterci sulla buona strada verso un mondo di 1,5 °C”.

L’anno scorso, durante la COP26 di Glasgow, tutti i Paesi erano concordi nel rivedere e rafforzare i propri piani climatici, tuttavia che solo 24 nazioni su 193 abbiano presentato piani aggiornati all’ONU “…è deludente -ha aggiunto il Segretario UNFCCC – Le decisioni e le azioni del governo devono riflettere il livello di urgenza, la gravità delle minacce che stiamo affrontando e la brevità del tempo che ci resta per evitare le conseguenze devastanti del cambiamento climatico incontrollato”.

Secondo l’UNFCCC la buona notizia è che la maggior parte delle nazioni che hanno presentato un nuovo piano hanno rafforzato i propri impegni, dimostrando maggiore ambizione nell’affrontare i cambiamenti climatici, segnalando come il fatto costituisca un “barlume di speranza“. Contestualmente, infatti, il Segretariato UNFCCC ha pubblicato una sintesi delle Strategie di sviluppo a basse emissioni a lungo termini (Long-term Low Emissions and Development StrategiesLEDs), previste dall’Accordo di Parigi, messe in atto da 62 Paesi che rappresentano il 93% del PIL mondiale, il 47% della popolazione mondiale e circa il 69% del consumo totale di energia.

Secondo il Segretariato, è un segnale forte che il mondo sta iniziando a puntare a zero emissioni nette, ma la sintesi rileva che molti obiettivi net zero rimangono incerti e rinviano ad altro momento l’azione critica che deve aver luogo adesso.

Pertanto, Stiell ha invitato i governi a rivedere, in vista della prossima COP27, i piani climatici e a renderli più forti per colmare il divario tra dove si stanno dirigendo le emissioni e dove la scienza indica che dovrebbero essere alla fine di questo decennio.

La COP27 è il momento in cui i leader globali possono riprendere slancio sui cambiamenti climatici, fare da necessario perno dalla negoziazione all’attuazione, e andare avanti nella massiccia trasformazione che deve avvenire in tutti i settori della società per affrontare l’emergenza climatica”, ha aggiunto il Segretario esecutivo dell’UNFCCC che ha esortato i Governi a mostrare alla Conferenza di Sharm el-Sheikh come metteranno in pratica l’Accordo di Parigi attraverso la legislazione, le politiche e i programmi , nonché come coopereranno e forniranno supporto per l’attuazione.

Stiell ha anche sollecitato le nazioni a compiere progressi in 4 aree prioritarie: mitigazione, adattamento, perdite e danni e finanza, ma sugli ultimi due aspetti, le divisioni sono più forti di un anno fa e le tensioni geopolitiche in corso sono destinate a rendere il clima ancora più rovente.

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