Circular economy Sostenibilità

Edilizia circolare: indispensabile per la neutralità climatica dell’UE al 2050

Migliorare l’efficienza e il riutilizzo dei materiali per costruire case e altri edifici può aprire nuove significative opportunità per ridurre ulteriormente le emissioni di gas a effetto serra, secondo un briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA).

Nell’insieme, i Paesi europei hanno ridotto significativamente le loro emissioni di gas serra dal 1990. Tuttavia, il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 richiederà ulteriori e durature strategie di mitigazione del clima. 

Oltre alla gestione efficiente dei materiali che rappresentano fino a due terzi delle emissioni globali di gas a effetto serra, un’area promettente per ulteriori riduzioni è l’economia circolare nel settore dell’edilizia

Secondo il nuovo approccio metodologico utilizzato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) nel briefing Cutting greenhouse gas emissions through circular economy actions in the buildings sector“, pubblicato oggi (9 luglio 2020), azioni come la riduzione dell’uso di calcestruzzo, cemento e acciaio nel settore dell’edilizia possono ridurre le emissioni di gas a effetto serra legate ai materiali del 61% durante la vita di un edificio fino al 2050.  

Il briefing si basa sullo StudioThe Decarbonisation benefits of sectoral circular economy action”, commissionato dall’AEA ad un Consorzio di consulenza (Ramboll, Fraunhofer ISI e Ecologic Institute), che ha trovato come i due terzi delle emissioni globali di gas serra sono collegati ai flussi di materiali e al modo in cui li procuriamo, consumiamo e smaltiamo e che le azioni dell’economia circolare possono contribuire a ridurle in modo sostanziale.

Metodologia per valutare le potenzialità delle azioni di economia circolare per ridurre le emissioni in un determinato settore

Rendere gli edifici più circolari nel corso del loro ciclo di vita significa progettarli e utilizzarli in modo più efficiente, facendoli durare più a lungo, nonché riutilizzare e riciclare i materiali da costruzione anziché acquistarne di nuovi.

Lo studio ha scoperto che ciascuna delle fasi del ciclo di vita di un edificio – dalla progettazione, produzione e utilizzo alla demolizione e gestione dei rifiuti – offre notevoli opportunità per una maggiore circolarità e per la riduzione delle emissioni, facendoli durare più a lungo, nonché riutilizzando e riciclando i materiali da costruzione, anziché acquistarne di nuovi.

L’acciaio, il cemento e il calcestruzzo sono tra i materiali ad alta intensità di emissioni utilizzati nella costruzione di edifici. La riduzione della domanda di tali materiali, può aiutare l’UE a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica e di economia circolare nell’ambito del Green Deal europeo. Anche altre azioni che vanno dall’aumento del tasso di occupazione al miglioramento della manutenzione che prolunga la vita di un edificio, offrono un buon potenziale per ridurre le emissioni.

Panoramica delle principali azioni dell’economia circolare nel settore dell’edilizia e la riduzione delle emissioni

La maggior parte delle azioni selezionate per l’economia circolare sono promettenti percorsi per ridurre le emissioni nei prossimi 30 anni. Tuttavia, 3 azioni offrono le maggiori riduzioni:
– in fase di progettazione, si possono evitare del 12% le emissioni attraverso la riduzione della specificazione del calcestruzzo nei piani di costruzione;
– in fase di produzione, le emissioni possono essere ridotte del 16% attraverso l’utilizzo di cementi innovativi e alternativi;
– nella fase di demolizione e gestione dei rifiuti, con il riutilizzo dell’acciaio strutturale le emissioni si possono ridurre del riduzioni del 15%.

Altre azioni di economia circolare nel settore edilizio possono ridurre le emissioni in un arco di tempo più lungo. Seppure meno promettenti in questo studio, non sono meno importanti per raggiungere in futuro un’economia sostenibile a basse emissioni di carbonio. Ad esempio, i lavori di ristrutturazione che migliorano l’efficienza di uso degli edifici e ne prolungano la durata, riducendo la necessità di nuovi edifici e apportando tagli reali e duraturi delle emissioni.

Lo studio dimostra che l’aumento dell’occupazione media degli edifici durante la loro vita può offrire una riduzione delle emissioni dell’11%. 

Inoltre, supponendo una durata di 80 anni per gli edifici, l’investimento fatto oggi nella progettazione per il disassemblaggio e la demolizione degli edifici non si realizzerà dopo il 2050, e la disponibilità di elementi pronti per lo smontaggio è attualmente limitata. Sebbene l’effetto di queste azioni appaia piccolo, in un arco di tempo maggiore sarebbe più grande.

La metodologia mostra come le politiche dell’economia circolare e quelle di mitigazione dei cambiamenti climatici, possono lavorare insieme per creare molteplici vantaggi, riducendo contemporaneamente l’uso di materiali, i rifiuti e le emissioni di gas serra, come indicato nel Rapporto dell’AEA dello scorso gennaio “Rifiuti da costruzione e demolizione: sfide e opportunità in un’economia circolare“.

In una recente ricerca della Ellen MacArthur Foundation (EMF) e della Società di progettazione e ingegneria ARUP, ha trovato che se le società immobiliari adottassero modelli basati su principi di economia circolare, il settore potrebbe ottenere significativi rendimenti finanziari, contribuendo alla decarbonizzazione del settore.

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