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Covid-19: la trasmissione aerea è stata sottovalutata?

È stato pubblicato l’articolo, le cui conclusioni sono state sottoscritte da oltre 240 scienziati, che chiede all’OMS di rivedere le linee guida sul distanziamento di 2m per evitare il contagio di Covid-19, tenendo conto della possibile diffusione del nuovo coronavirus attraverso l’aerosol di piccolissime particelle sospese nell’aria, specialmente nei luoghi affollati e con scarso ricambio d’aria.

Era stata ripresa dai media di tutto il mondo la notizia diffusa il 4 luglio 2020 dal New York Times, secondo cui un gruppo di 239 scienziati di 32 Paesi avrebbe scritto una lettera aperta all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per invitarla a rivedere le Linee guida sulle misure consigliate ai Governi del mondo per il contenimento del nuovo coronavirus che provoca il Covid-19.

La “lettera aperta” in realtà sarebbe il contenuto dell’articoloIt is Time to Address Airborne Transmission of COVID-19” (È tempo di affrontare la trasmissione aerea di Covid-19), pubblicato il 6 luglio 2020 (manoscritto accettato) su Clinical Infectious Diseases  la Rivista dell’ISDA (Infectious Diseases Society of America) a firma di Lidia Morawska (International Laboratory for Air Quality and Heath, WHO Collaborating Centre, Queensland University of Technology) e Donald K. Milton (Institute for Applied Environmental Health, University of Maryland School of Public Health), le cui conclusioni sono supportate da altri 239 Accademici e Scienziati, tra cui 4 italiani, di 32 Paesi.

Al centro della questione c’è la trasmissione del virus attraverso le goccioline (droplets) di dimensioni diverse. Se le particelle di goccioline hanno un diametro maggiore di 5 micro, vengono chiamate goccioline respiratorie e vengono emesse attraverso la tosse, lo starnuto o il semplice parlare; se hanno un diametro inferiore a 5 micron, vengono definiti nuclei di goccioline e possono rimanere sospesi nell’aria per un periodo più lungo.

Secondo le prove attuali il virus del Covid-19 viene principalmente trasmesso tra le persone attraverso goccioline respiratorie e vie di contatto” – aveva dichiarato in marzo l’OMS  e ribadito nella guida intermedia del 29 giugno, per cui la distanza interpersonale di 1,5-2 metri sarebbe sicura per evitare il contagio.

Fonte: Lidia Morawska

Facciamo appello alla comunità medica e agli organi nazionali e internazionali competenti per riconoscere il potenziale di diffusione nell’aria di COVID-19 – si legge nel Commentary – Esiste un potenziale significativo di esposizione per inalazione ai virus nelle microscopiche goccioline respiratorie (microdroplet) a brevi e medie distanze (fino a diversi metri o scala ambiente) e stiamo sostenendo l’uso di misure preventive per mitigare questa via di trasmissione aerea. Studi condotti dai firmatari e da altri scienziati hanno dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che i virus vengono rilasciati durante l’espirazione, il parlare e la tosse nei microdroplet abbastanza piccoli da rimanere in aria in aria e presentare un rischio di esposizione a distanze superiori a 1 o 2 m da un individuo infetto”.

Il lavaggio delle mani e l’allontanamento sociale sono appropriati, ma a nostro avviso insufficienti per fornire protezione dai microdroplets respiratori portatori di virus rilasciati nell’aria da persone infette – prosegue il commentary – Questo problema è particolarmente acuto in ambienti chiusi o chiusi, in particolare quelli che sono affollati e hanno una ventilazione inadeguata rispetto al numero di occupanti e ai periodi di esposizione prolungati”.

L’intenzione non è certo quella di provocare ingiustificati allarmi, bensì di sottolineare che il solo distanziamento sociale e l’uso delle mascherine potrebbe non essere sufficiente per ridurre il rischio e che c’è la necessità di una revisione dei sistemi di ventilazione che hanno un ruolo fondamentale per il ricircolo dell’aria.

Uno Studio osservazionale condotto presso un ospedale di Wuhan e pubblicato sul numero di Luglio 2020 di Emerging Infectious Diseases del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha scoperto non solo che la Sars-CoV-2 contaminava molte superfici nelle aree di cura dei pazienti, specialmente in terapia intensiva, ma che il virus è stato rilevato nell’aria fino a 4m di distanza dal paziente

Le misure da adottare, proposte dagli autori e sottoscrittori della “lettera”, per mitigare il rischio di trasmissione aerea comprendono:
– una ventilazione sufficiente ed efficace (fornire aria esterna pulita, ridurre al minimo l’aria di ricircolo) in particolare negli edifici pubblici, negli ambienti di lavoro, nelle scuole, negli ospedali e nelle case di cura per anziani;
-l’integrazione della ventilazione generale con i controlli delle infezioni aerodisperse, la filtrazione dell’aria ad alta efficienza e luci ultraviolette germicide;
evitare il sovraffollamento, in particolare nei trasporti pubblici e negli edifici pubblici.

Tali misure sono pratiche e spesso possono essere facilmente implementate; molte non sono costosi – affermano gli autori – Ad esempio, semplici mosse come l’apertura di porte e finestre possono aumentare notevolmente i flussi d’aria in molti edifici”.

La risposta dell’OMS non si è fatta attendere, spiegando, nel corso della virtual press Conference del 7 luglio 2020, che l’Organizzazione prende in seria considerazione gli studi che si susseguono e fa di tutto per valutare quanto più rapidamente possibile le prove sull’argomento, annunciando che pubblicherà un briefing tra qualche giorno.

 

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