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Impollinatori selvatici: l’UE non riesce a garantirne la protezione

La relazione speciale della Corte dei Conti europea boccia le misure adottate finora dall’UE per la protezione degli impollinatori selvatici, avanzando delle raccomandazioni alla Commissione UE affinché nelle azioni di controllo previste dalla nuova Strategia sulla Biodiversità già dal 2021 siano inserite azioni specifiche.

Le misure adottate dall’UE non hanno garantito la protezione degli impollinatori selvatici. La strategia sulla biodiversità fino al 2020 si è dimostrata ampiamente inefficace nel prevenirne il declino. Le principali politiche dell’UE, tra cui la politica agricola comune (PAC), no n contemplano criteri specifici per la protezione degli impollinatori selvatici. La normativa UE in materia di pesticidi rappresenta una delle principali cause della perdita di tali specie animali.

È quanto emerge dalla Relazione speciale della Corte dei conti europea (ECA) dal titolo “La protezione degli impollinatori selvatici nell’UE: le iniziative della Commissione non hanno dato i frutti sperati”, pubblicata il 9 luglio 2020.

Gli impollinatori, come api, vespe, sirfidi, farfalle, falene e coleotteri contribuiscono in maniera significativa all’aumento della quantità e della qualità degli alimenti a noi disponibili. Negli ultimi decenni, tuttavia, la quantità e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi.

La Commissione UE ha predisposto un quadro di misure per affrontare il problema, basato in gran parte sulla Strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 e sull’Iniziativa impollinatori del 2018, e ha inoltre introdotto nelle politiche e nella normativa UE esistenti, misure potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici.

Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità – ha dichiarato Samo Jereb, il Membro dell’ECA responsabile della relazione – Le iniziative finora intraprese dall’UE per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati”.

La Corte ha rilevato che il quadro ad hoc predisposto dall’UE in materia non contribuisce realmente a proteggere gli impollinatori selvatici. Sebbene la Strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 non prevedesse alcuna singola azione specificamente destinata ad invertire il declino degli impollinatori selvatici, 4 obiettivi da essa stabiliti potrebbero indirettamente favorire tali specie animali. Tuttavia, dalla revisione intermedia della Strategia realizzata dalla Commissione, è emerso che per 3 di tali obiettivi i progressi erano stati insufficienti (Arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie e gli habitat e Preservare e valorizzare gli ecosistemi e i relativi servizi mediante l’infrastruttura verde) o nulli (Incrementare il contributo dell’agricoltura e della silvicoltura al mantenimento e al rafforzamento della biodiversità), individuando proprio nell’impollinazione uno degli elementi più degradati negli ecosistemi dell’UE.

La Corte ha inoltre constatato che l’Iniziativa impollinatori non ha condotto a modifiche significative delle principali politiche dell’UE che promuovono la biodiversità, non contemplando requisiti specifici per la protezione degli impollinatori selvatici.

Da osservare che nell’ambito dell’Iniziativa impollinatori, di recente la Direzione generale Ambiente (DG-ENV) della Commissione UE ha pubblicato un Future Brief (previsioni di esperti sulle politiche e sui problemi emergenti su tematiche ambientali), che riassume l’importanza e il ruolo degli impollinatori per la produzione alimentare e la natura, sia per le colture agricole che per le piante selvatiche, indagando, inoltre, sui principali driver del declino degli impollinatori

Le cause sono complesse e interagiscono tra di loro con molte incertezze intrinseche – vi si legge – Tuttavia, il cambiamento nell’uso del suolo, la pratica dell’agricoltura intensiva e l’uso dei pesticidi, l’inquinamento ambientale, le specie esotiche invasive, gli agenti patogeni e i cambiamenti climatici sono identificati come i principali driver di declino, la cui ampiezza indica come tutti i settori della società, compresi Governi, i gestori del territorio, il settore privato e in generale il pubblico, hanno un ruolo da svolgere nel garantire la sopravvivenza degli impollinatori”.

Secondo la Corte, la Commissione non si è avvalsa delle opzioni disponibili in termini di misure di conservazione della biodiversità previste da altri programmi, quali la Direttiva Habitat, la Rete Natura 2000 e il Programma LIFE. Quanto alla PAC, la Corte ritiene che sia parte del problema, non parte della soluzione. In una relazione dello scorso mese di giugno, la Corte era giunta alla conclusione che gli obblighi di inverdimento e lo strumento di condizionalità previsti nel quadro della PAC non sono stati efficaci nell’arrestare il declino della biodiversità nei terreni agricoli.

Infine, la Corte sottolinea che l’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici, prevedendo misure di protezione per le api mellifere, ma le valutazioni dei rischi si basano ancora su orientamenti obsoleti e poco in linea con i requisiti normativi e le più recenti conoscenze scientifiche.

A tale riguardo, la Corte sottolinea che il quadro dell’UE in materia ha consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere. A titolo di esempio, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018. In un’altra relazione pubblicata quest’anno, la Corte ha constatato che le pratiche di difesa integrata potrebbero contribuire a ridurre il ricorso ai neonicotinoidi, ma l’UE ha compiuto scarsi progressi nell’assicurarne il rispetto

Poiché il Green Deal europeo costituirà la priorità dell’Agenda politica dell’UE nei decenni a venire, la Corte raccomanda alla Commissione UE di:
valutare la necessità di predisporre misure specifiche per gli impollinatori selvatici nelle azioni e nelle misure di follow-up previste per il 2021 relative alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030;
integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’UE relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura;
migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi.

Ricordiamo che lo scorso maggio la Commissione UE ha adottato la nuova Strategia sulla biodiversità , come previsto dal Green Deal europeo, da titolo “Riportare la natura nella nostra vita”. Tra  obiettivi del Piano di ripristino degli ecosistemi, al 2° posto c’è “Invertire la tendenza alla diminuzione degli impollinatori” e che per sostenere tale obiettivo entro la fine del 2020 l’Iniziativa impollinatori verrà riesaminata ed eventualmente completata con proposte di misure supplementari se necessario.

E. B.

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