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AEA: l’agricoltura europea potrebbe dimezzarsi per effetto dei cambiamenti climatici

Cambiamenti climatici e Agricoltura UE

Un nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) mette in guardia dall’impatto distruttivo dei cambiamenti climatici sull’agricoltura nell’UE, sottolineando al contempo l’importanza di azioni di adattamento a livello di azienda agricola.

Secondo il Rapporto “Climate Change adaptation in the agriculture sector in Europe”, pubblicato il 4 settembre 2019 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), gli impatti negativi dei cambiamenti climatici si stanno già avvertendo in tutta Europa, per effetto di condizioni meteorologiche estreme, comprese le recenti ondate di calore che stanno già causando perdite economiche per gli agricoltori e per l’intero comparto agricolo dell’UE. 

Il Rapporto esamina i principali problemi che l’agricoltura dell’UE dovrà affrontare per effetto dei cambiamenti climatici e gli scenari che si prospettano, fornendo una panoramica di come le politiche e i programmi di adattamento dell’UE e includendo esempi di azioni di adattamento fattibili e di successo.

L’Agenzia sottolinea che la valutazione effettuata è coerente con i messaggi chiave della recente Rapporto speciale (SRCCL) ”Cambiamenti Climatici e Territorio” dell’IPCC gruppo intergovernativo, e quantunque i futuri cambiamenti climatici potrebbero anche avere alcuni effetti positivi a causa di stagioni di crescita più lunghe e condizioni colturali migliori, questi effetti saranno compensati dall’aumento di eventi estremi che incidono negativamente sul settore.

Per effetto dei cambiamenti climatici sono stati stabiliti nuovi record in tutto il mondo e gli effetti negativi di questo cambiamento stanno già influenzando la produzione agricola in Europa, in particolare nel Sud – ha affermato il Direttore esecutivo dell’AEA, Hans Bruyninckx – Nonostante alcuni progressi, è necessario che il settore faccia molto di più per adattarsi, in particolare a livello di azienda agricola, e le future politiche dell’UE devono essere progettate in modo da facilitare e accelerare la transizione in questo settore“.

Gli impatti climatici hanno comportato raccolti più poveri e costi di produzione più elevati, incidendo sul prezzo, sulla quantità e sulla qualità dei prodotti agricoli in alcune parti d’Europa. Mentre si prevede che i cambiamenti climatici miglioreranno le condizioni per la coltivazione delle colture in alcune parti del nord Europa, è vero il contrario per la produttività delle colture nell’Europa meridionale. 

Peraltro, uno Studio pubblicato lo scorso agosto e condotto da un team internazionale di ricercatori, coordinato dall’Università di Cambridge, dove si sostiene che tutti i Paesi, caldi o freddi, ricchi o poveri, avranno al 2100 una riduzione del PIL (globalmente sarà del 7%) se non saranno raggiunti gli obiettivi climatici stabiliti nell’Accordo di Parigi, ha di fatto confutato che ci possano essere Paesi che trarranno vantaggi dal global warming.

Secondo le proiezioni che utilizzano uno scenario di emissioni di fascia alta, sottolinea l’AEA, si prevede che le rese di colture non irrigue come grano, mais e barbabietola da zucchero diminuiranno nell’Europa meridionale fino al 50% entro il 2050, con conseguente calo del reddito agricolo entro il 2050, con grandi variazioni regionali.

In uno scenario simile, si prevede che i valori dei terreni agricoli in alcune aree dell’Europa meridionale diminuiranno di oltre l’80% entro il 2100, determinando la possibilità che la terra sia abbandonata.Anche i modelli commerciali ne saranno influenzati, incidendo negativamente sul reddito agricolo. 

Quantunque la sicurezza alimentare non è minacciata nell’UE, afferma l’AEA, l’aumento della domanda alimentare in tutto il mondo potrebbe esercitare pressioni sui prezzi degli alimenti nei prossimi decenni.

La maggior parte dei Paesi membri dell’Agenzia ha adottato strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici che includono tra i settori primari l’agricoltura, ma solo un numero limitato di Paesi ha previsto incluso misure di adattamento specifiche per il settore agricolo.

La Strategia di adattamento dell’UE, adottata nel 2013, comprende 8 azioni intese a conseguire 3 obiettivi specifici:
1. rendere più resilienti i Paesi, le regioni e le città dell’UE;
2. migliorare la conoscenza per permettere decisioni più consapevoli in materia di adattamento;
3. aumentare la resilienza di settori fondamentali vulnerabili e politiche dell’UE.
Una delle azioni previste è di “favorire una politica agricola comune (PAC) a prova di clima”.

Tuttavia, l’adattamento a livello di azienda agricola spesso non avviene a causa della mancanza di finanziamenti, sostegno politico all’adattamento, capacità istituzionale e accesso al know-how dell’adattamento

Nel Rapporto si sottolinea che sono necessarie maggiori conoscenze, innovazione e sensibilizzazione per migliorare l’uso efficace delle misure di adattamento già disponibili, come l’introduzione di colture adatte, le migliorate tecniche di irrigazione, i bordi dei campi, i progetti agroforestali, la diversificazione delle colture, l’agricoltura di precisione.

Misure a livello di impresa (Fonte EEA)

Queste pratiche dovrebbero anche comportare minori emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici, una migliore gestione del suolo e delle risorse idriche del suolo, contribuendo in tal modo a preservare gli ecosistemi locali e la biodiversità. 

Inoltre, il Rapporto suggerisce che gli Stati membri dell’UE dovrebbero stabilire meglio le priorità dell’adattamento nel settore agricolo, ad esempio aumentando il finanziamento delle misure di adattamento attraverso l’attuazione della PAC.

Secondo le previsioni, la PAC dovrebbe stanziare il 40 % del suo bilancio bilancio all’azione per il clima e, inoltre, nei piani strategici della PAC gli Stati membri dovrebbero mettere a punto una strategia di intervento basata su una valutazione delle esigenze che consideri politiche e attività di pianificazione rilevanti in materia di cambiamenti climatici.

Sulla PAC post-2020, così come è stata proposta dalla Commissione UE nel 2018, si sono state tuttavia sollevate critiche di ricercatori, secondo cui non sarebbe in grado di migliorare la protezione dell’ambiente e la sostenibilità, secondo gli impegni internazionali assunti dall’UE in termini di adattamento e mitigazione del clima (Accordo di Parigi) e di conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda ONU al 2030).

L’Agenzia sottolinea giustamente che il settore agricolo ha un ruolo cruciale da svolgere nella riduzione delle emissioni di gas serra, rappresentando circa il 10% di tutti i gas a effetto serra nell’UE. Le emissioni di metano (CH4) della fermentazione enterica del bestiame rappresentano la quota maggiore, ma sta crescendo la produzione di ammoniaca (NH3) come ha rilevato la stessa AEA nel Rapporto sulla Direttiva NEC pubblicato in estate.

Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici, l’Europa deve rimodellare il suo sistema alimentare, conclude l’Agenzia, e ridurre le emissioni agricole da fertilizzanti, stoccaggio del letame e bestiame. Ciò può essere ottenuto attraverso miglioramenti nell’uso dei fertilizzanti, nell’efficienza di gestione del letame e nella produttività degli animali di allevamento. Anche il consumatore dovrà contribuire al cambiamento attraverso diete alimentari meno ricche di carni e la riduzione degli sprechi alimentari.

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