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Ammoniaca: le emissioni dell’agricoltura continuano a crescere

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente le emissioni di ammoniaca, attribuibili soprattutto al settore agricolo, hanno proseguito la loro crescita per il 4° anno consecutivo, mentre tutti gli altri inquinanti previsti dalla Direttiva NEC hanno continuato a scendere, seppur di poco.

Secondo il briefing annuale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che riassume i progressi compiuti dall’UE e dai suoi Stati membri nel rispettare i limiti di emissione di alcuni inquinanti atmosferici molto nocivi per la salute umana e per l’ambiente, stabiliti dalla Direttiva NEC (National Emission Ceilings),  (NEC), le emissioni di ammoniaca (NH3) che erano diminuite del 24% tra il 1990 e il 2014, hanno continuato a crescere per il 4° anno consecutivo, con un aumento nel periodo 2014-2017 di circa il 2,5%, quando per tutti gli altri inquinanti si è registrata, comunque, una costante riduzione.

L’obiettivo strategico della Direttiva è il miglioramento della qualità dell’aria nell’UE attraverso l’indicazione di percentuali di riduzione delle emissioni nazionali applicabili dal 2010 in poi a ossidi di azoto (NOx); anidride solforosa (SO2); composti organici volatili non metanici (COVNM); ammoniaca (NH3), e dal 2020 anche per polveri sottili (PM2,5), conformemente agli impegni nazionali di riduzione delle emissioni che derivano dalla versione rivista del Protocollo di Göteborg nell’ambito della Convenzione sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP).

 

Gli aumenti di ammoniaca in questi ultimi anni sono attribuibili al settore agricolo, in particolare all’incremento delle emissioni in 6 Stati membri (Austria, Croazia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna), ma secondo l’AEA un numero crescente di Paesi non riuscirà a rimanere nei limiti prefissati per il 2020 nonché per quelli al 2030.

Le emissioni di ammoniaca possono determinare un aumento di deposizioni acidificanti e a livelli eccessivi di nutrienti nei suoli, fiumi o nei laghi, con conseguente impatto negativo sugli ecosistemi acquatici e causare danni alle foreste, alle colture e alla vegetazione in generale. L’eutrofizzazione, infatti, può comportare gravi riduzioni della qualità dell’acqua con relativi impatti, tra cui una diminuzione della biodiversità e effetti tossici.

Sulla base dei dati più recenti sull’inventario delle emissioni di inquinanti atmosferici, come riportato dagli Stati membri al febbraio 2019, per anidride solforosa e composti organici volatili non metanici non dovrebbero insorgere difficoltà a rimanere al di sotto dei limiti previsti per il 2020, mentre per ammoniaca e PM2,5 sono necessarie riduzioni rispettive del 2,3% e dell’1,3%, e ancora più forte è la riduzione necessaria per gli ossidi di azoto.

I progressi dell’UE nel raggiungerei suoi limiti di emissione e il confronto con i futuri impegni di riduzione delle emissioni (Fonte: AEA)

Sono 11 gli Stati membri che non sono sulla buona strada per rispettare gli impegni di riduzione al 2020 per uno o più inquinanti, e per rispettare gli impegni nazionali al 2030 sono necessarie riduzioni del 15% per NMVOC e NH3, oltre il 30% per PM2,5 e SO2 e quasi del 40% per i NOX.

Inoltre, altri 20 Stati membri con le politiche attualmente in atto non sono sulla giusta traiettoria per soddisfare uno o più impegni di riduzione delle emissioni di inquinanti al 2030.

Il briefing integra l’ultimo Rapporto sulla “Qualità dell’aria in Europa” che aveva indicato in circa 422.000, il numero di morti premature in Europa (si considerano tali quelle che si verificano prima che una persona raggiunga l’età prevista dall’aspettativa di vita standard per un Paese e per il sesso) imputabili all’inquinamento atmosferico, di cui circa 391.000 nell’UE-28, con la Germania a guidare la triste classifica (62.300), seguita a ruota dall’Italia (60.600 ).

 

In copertina: foto di Antonio Atanasio Rincón, Sustainably Yours / EEA

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